martedì, maggio 09, 2023

antonio d'orrico

 


Il problema dei fascisti vestiti di comunismo è sostanzialmente lo stesso di qualsiasi stendardo fine a se stesso: il fatto che il loro pensiero è nel giusto a prescindere!
Non interessa il pensiero altrui, il loro è giusto.

Perché qualsiasi -ismo ha la stessa radice:
Il ragionamento di pancia senza conoscenza e al massimo la conoscenza e' solo quella all’ombra dello stendardo.

Ricordiamo inoltre cosa sia la cultura prendendo a prestito delle parole (io sono logorroico, lo sapete?):
La cultura, è quell'insieme complesso che include le conoscenze, le credenze, l'arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall'uomo anche in quanto membro della società”
Io sostituirei a seconda dei casi l'ultima parte anche con "un gruppo".
Il bisogno di appartenenza e' forte nella ns specie.

in sostanza e' cultura sia il "credere" (nella destra/sinistra, nel marchio di telefoni o nella religione) sia la malata "morale" da ladri italica e paradossalmente e' cultura il tamarro che va in giro con le ciabatte da piscina in centro storico: per la sua cricca, la parte che lui frequenta della societa' (il sottogruppo), e' perfettamente OK.

Giusto per capire cosa sia la cultura, gli animali hanno "linguaggi" che possono variare a seconda della provenienza. Di fatto gli animali, volatili e canidi compresi, dimostrano di avere una cultura localizzata (alla faccia di chi li tiene isolati in appartamento). 

Conseguenza grezza di questo ragionamento è che quando un terzomondista dice
"tutte le culture sono uguali"
intendendo con la stessa importanza e rispetto, mi dispiace, sei un cretino.
La cultura di chi piscia per strada o sputa fra i banchi del mercato alimentare (almeno dal COVID e' scomparsa o non mi e' piu' capitato di vederne in Lombardia) ha una cultura di serie B che e' solo pericolosa in una societa' con la ns densità.

La cultura non e' tutta uguale, poi disquisiamo se un abitante del Gobi possa sapere o conoscere qualcosa di bello, ma sui due piedi la cultura di un capraro che mai ha visto un libro non e' quella di Harvard.
Questo non inficia che qualcosa del capraro analfabeta possa essere interessante o possa insegnarci delle cose, anche se e' certamente poca roba rispetto al contrario.
Una cultura forte e viva assorbe il buono da tutti, una pessima si rifiuta assorbendo poi cose pessime.

Quindi si, anche se alcuni urlano che non esistono culture di serie B, vedremo che sono i primi a mettere in serie B tutto cio' che non e' la propria cultura.

Se non vi sembra il discorso della cucina italiana non vi sbagliate, anche la cucina è la cultura:
"le conoscenze... il costume ... abitudine .... in quanto membro di un gruppo"
ricordate?

"Io sono io e faccio parte della cricca X, mangiare pesce crudo che schifo! W la carbonara!"
Salvo 10 anni dopo essere il paese europeo che si pappa piu' sushi secondo i dati 2022.

Mi e' capitato un imbecille, che è un pezzo grosso in Italia come critico,  addirittura ha scritto libri!



Che gia' uno che non ha venduto almeno un 10 milioni di copie con un libro con un titolo del genere sa di quelli che ti vendono i numeri del lotto.

Voglio parlare di lui, che scrive e ha scritto su maggiori giornali italiani dirigendo intere sezioni per decenni (certificando che sono fogna),  perché ha fatto una recensione su demon slayer.

Faccio una premessa:
il fumetto di demon slayer, tranne qualche tavola, non l'ho letto, ho visto solo l'anime che mi e' piaciuto, non da strapparmi i capelli, ma piacevole. Carino, niente di folgorante 7+.
Ha una sua coerenza e una sua logica.

Diciamo che e' la solita cosa degli anime che per la maggior parte e' un romanzo di crescita e formazione, con il personaggio che evolve e l'evoluzione viene rappresentata come capacita' varie (magia, skill vari, combattimento, salcaxxo, fino alla metamorfosi) e deve superare prove, fare errori, viaggiare, spesso per trovare maestri o spade e fare esperienze soprattutto con i compagni di viaggio che saranno una metafora dell'amicizia o della famiglia.

Non che libri e film non siano ripieni da questa manfrina, ma negli anime spesso rappresenta un must con una schematizzazioni quasi meccanica, alle volte esplicita, urlata (non e' considerata vergogna),  non che sia una brutta cosa, anzi, ma la crescita del personaggio e dell'opera è, spesso in chiave MOLTO originale, quasi una certezza granitica.
Se teniamo conto dello svicolare dalla serialita' negativa di Topolino ed esempi "non so dove voglio andare a parare quindi spariamo due yabba dabba e/o un viaggio nel tempo" tipica di certa narrativa occidentale di alcuni telefilm sul grande schermo della pessima marvel/DC, l'anime, a parer mio,  e' rassicurante e onesto.

Leggo questa recensione di medda


Partiamo dal titolo:

"Demon Slayer Manga bestseller Però Manara..."

Come dire: non ho capito un caxxo e adesso vado ad esplicitare quanto sono ignorante.
Se devo citare Manara consiglierei dei manga dove fanno fan service  (o quelli disegnati accuratamente), nei manga si arriva a situazioni tanto paradossali che alcuni anime sono, di fatto, prese in giro di fan service con TUTTE le scene in cui esiste almeno una mutandina a vista e, nonostante ciò, sono meno paradossali del fan service di Game Of Throne.

"ragazzo buono e gentile, orfano di padre, vende carbone per sostenere la famiglia, ma i Demoni (una specie di vampiri)"

Qui vediamo gia' un piccolo lost in translation che avrà conseguenze non fa capire la sostanza.
Quando diciamo "demoni" negli manga NON sono "demoni" intesi come in italiano, potremmo dire "spiriti" o "anime".
Per esempio "lo spirito del lago" o "le anime dei morti".

Per un giapponese non solo i morti non crepano, continuano a vivere (solo diversamente), del resto gli si da da mangiare ai morti, ma anche le cose naturali ed artificiali possono avere un anima.

Da qui tutta una pletora di anime, spiriti e spiritelli che traduciamo con "demoni", ma sono una serie infinita di  Kitsune, Oni, Tengu, Yōkai e una fila pressoché interminabile di altre menate del genere.
Negli anime, per fare un esempio,  spesso vi sono volpi o personaggi volpiformi, beh sono kitsune, o ispirati dai, e quasi sempre hanno "poteri speciali".  

Photo credits: woff woff

Questa pedanteria non sarebbe necessaria da parte mia, salvo per far capire che se stai ammazzando un'opera, paragonandola a salciccia da mutanda canina, potrebbe tornare utile il background CULTURALE di provenienza per capire che non puoi sommare ciliege con baobab.

"sterminano i suoi cari eccetto una sorellina.  Tanjiro si arruola nella Squadra Ammazza Demoni (Demon Slayer) per salvarla (è diventata un'indemoniata)."

non e' proprio proprio così, magari l'anime e' leggermente diverso o lo ricordo diversamente.

"Seguono scene su scene di combattimenti furiosi all'arma bianca (in pratica non succede altro). "

 del resto e' un racconto di un ragazzo che vuol diventare forte e vuole combattere...
quindi... combatte.
E si noti non e' la noia estrema di un One Piece dove, almeno nell'anime, dopo la 5ta puntata non passano 10 secondi fra un combattimento e l'altro (bella l'idea e il design, ma noioso: voto 5). Ma forse one piece e' per i bambini delle elementari e non sono io il loro target.

"Esempio: «Come hai osato farci questo?! Non ti perdonerò mai» dice uno dei buoni, indomito com-
battente in pelliccia di cinghiale, a uno dei cattivi, tagliatore di gambe e di braccia. «Restituiscile! Le gambe, le braccia... Qui attorno sono sparsi i cadaveri dei compagni con cui abbiamo mangiato assieme. Restituisci tutto! Se non ci riuscirai (Grr grr)... la pagherai morendo un milione di volte»"

 Anche qua stiamo vedendo uno scollamento dato dalla posizione sulla cucina italia is better (sto perculando la legge sulla santità e purezza linguistica).
I nostri eroi, soprattutto quando discendevano dal fascismo, poi a mano a mano stemperato (fino ai primi 80 tutti), parlavano stentorei con linguaggio aulico.


"scopri il volto tu che aggredisci a tradimento", woah, come e' aulico,  potente e immaginifico.
Immagini subito una posa plastica megapower.
Quando la sinistra prese le vestigia di cultura e latinorum del fascismo, subentrando al fascismo di fatto,  si mise in tasca anche queste, ridicole, perle.
E' quello che vediamo sui vari Tex e Diabolik, che quando li leggi non puoi che metterti a ridere, almeno i primi 10 minuti, dopo diventa noioso con le loro pose altere e inarrivabili da uomo che non deve chiedere mai la patata... anche se donna.
Ancora oggi abbiamo tracce di quell'impostazione eroica da poveracci nei nostri prodotti.

il linguaggio di Demon Slayer invece e' quello di un teen che cerca di intimorire un avversario piu' grosso di lui ovvio che non dica
"fellone di un demone, abbi paura, che lo destino tuo verrà compiuto e io ti pugnerò" ma qualcosa di disperato, di abbozzato.

"La saga Demon Slayer della quasi trentaquattrenne Kovoharu Gotouge, nono manga più venduto di ogni tempo (150 milioni di copie)"

ODDIOIOioioioi ha solo 33 anni!!!
Vediamo di capire.
In Italia se non sei vecchio e hai fatto una gavetta infinita non sei un ciuffolo di nessuno solo a 50 puoi sperare un un posto al sole.
Nel resto del mondo a 33 anni sei vecchio, ovvero: o hai sfondato o non sei nessuno.
Il successo a meno di 30 anni non e' concepibile dal nostro matusa, evidentemente.


"malgrado una certa povertà grafica poi migliorata negli anni, e giunta al volume finale (23°) balzando in vetta alle classifiche già il giorno d'uscita."

Anche qui abbiamo un lost in translation.
I manga giapponesi solitamente vengono prodotti dall'artista che pone in essere l'idea.
Generalmente e' un mangaka, anche giovanissimo, che si alza la mattina fa un volumetto e poi lo auto-produce in un girone infernale fatto da centinaia, migliaia, di contender.
Questo vuol dire che generalmente ha risorse limitatissime, deve essere originale, accattivante e spesso deve economizzare carta e costi ed e' per questo che le pagine interne sono regolarmente in bianco e nero e molto semplificate, che poi, la semplificazione di tratto, e' tipica della cultura giapponese per innumerevoli ragioni, cosi' queste cose vanno a braccetto.

Solo dopo il successo l'artista ha a disposizione team che lo aiutano con le chine&c, ma ovviamente poi non si puo' cambiare lo stile che si e' scelto inizialmente.

Da questo appare normale che le prime puntate siano disegnate con pochi mezzi e, con il successo, molto meglio.
Diverso e' la costruzione industriale di una multinazionale che mette in cantiere una puntata dell'uomo ragno con dispendio di danari enorme, magri in perdita perché poi il sugo arrivera' dai bambolotti, dai cuscini e dalle tazze.

"Non chiedetemi perché tanto entusiasmo, c'e' gente che ci si scervella sopra dal 2016, quando Tanjiro esordi (e nessuno avrebbe scommesso uno yen su di lui). "

Ogni anno vengono pubblicati in jap migliaia di manga. Molti sono buoni.
Ovvio che non si scommette alla leggera.
Ma non direi che non si capisce il successo, a me pare un prodotto bilanciato, e' carino.
Ci sono opere migliori?
Probabilmente, ma il successo e' un mix infinito di ingredienti e il bilanciamento, o una specifica cosa molto interessante per il pubblico,  spesso e' uno di questi.

 "I1 format è da videogioco, il gusto giappone-sissimo. Magari qualche ministro italiano griderà alla sostituzione estetica (dell'Oriente all'Occidente) e non solo nei fumetti"

Forse l'unico che ha paura, non avendo una gran cultura, e' proprio il recensore che non capendo nulla si renderà conto di essere manchevole di mezzi di comprensione.
Non solo i videogiochi sono derivati dai manga in molte maniere, ma i videogiochi sono culturalmente fondanti nella societa' giapponese e probabilmente per chi oggi e' alle elementari saranno come la TV e' stata per me.
Inoltre molti format nascono per essere multimediali, lo stesso Demon Slayer nasce manga, ma ha una transazione in una serie anime, un film (oltretutto campione assoluto d'incassi sul pianeta) e ben due videogiochi, di cui uno Sega.
Pensando di fare un'offesa il nostro ignorante
che non sa nulla di fumetti e cartoni,
non conosce i videogiochi,
evidentemente amicone del Franceschini,
cerca di fare il gigione e fa un figura marrone.

Inoltre non capisco il fatto di essere negativo il fatto di essere con gusto jap: sarebbe come dire che un prodotto italiano, come il panettone, non sia di gusto italiano. Inutile sperare di irretire sovranisti di serie B.

"(mentre il premier giapponese sia preoccupato delle paghe da fame ai lavoratori della serie)."

Anche qui abbiamo una manchevolezza in lost transalte.
Questa discussione non e' solo, come accade da noi, portata da santi personaggi istituzionali come governo o governo ombra (sindacati) come vorrebbe certa sinistra, ma è una larga discussione che pervade l'intero settore dei manga/anime, che, ricordiamo, un disegnatore e' l'operaio nostrano.

Nomi importanti, di fatto datori di lavoro ne parlano liberamente persino su Twitter:
“per i nuovi mangaka i ricavi dalle tavole sono rimasti pressoché invariati da quelli che io ricevevo trent’anni fa, anche se ovviamente tutto dipende dalla rivista per cui si lavora.
In alcuni casi, come per le riviste online, i pagamenti sono anche minori.
Immagino ci siano diverse motivazioni dietro…
Ho come la sensazione che per i giovani autori sia difficile emergere in questo tipo di mercato…
È veramente questa la giusta direzione per il mondo manga?”

Jun Watanabe.

non e' un segreto e sono anni che se ne parla, persino all'interno degli anime stessi.
nota che il compenso basso sono circa 80-100E a tavola, in Italia sarebbe una cifra alta se leggiamo i resoconti dei vari fumettari italiani che non riescono neppure a comprarsi i rapidi quando riescono per sbaglio a raccattare il lavoro. Non a caso fanno parte dei cervelli in fuga.

"Per sfortuna della riservata autrice, e per mia fortuna, l'arrivo in Italia dell'ultima puntata dei Demon Slaver ha coinciso con l'uscita del Nome della rosa di Umberto Eco disegnato felicissirnamente da Milo Manara (OblomovEdizioni, prima puntata)."

Anche qui si intravede il vecchio stile del fascio-comunista di provincia.
Innanzi tutto il cretino immagina che un appassionato di manga fermi i suoi acquisti e, perdindirindina, va a comprarsi il Manara.
Quello che non e' chiaro è che sono 2 mercati diversi.
Certo sono entrambi libercoli, entrambi contengono disegni, entrambi hanno un ISBN... ma la cosa si ferma li.
Un gelato e un pollo fritto sono entrambi cibi, ma non direi che il mottarello sia un serio contender del mercato nazionale del pollame.
Cavolo e' uscito il nuovo mottarello per la sfortuna degli allevatori avicoli!

Demon Slayer si rivolge ad un pubblico giovane, multimediale e fresco.
Lo stile e' leggero e pesante allo stesso tempo, con una crescita del personaggio e un ambientazione sostanzialmente fantasy.

Il nome della rosa e' un libro molto venduto e poco letto*, che avvicinera' solo qualche babbione che non e' riuscito a bersi l'opera.
Sicuramente sara' disegnato meglio, nessuno mette in dubbio il disegno del Manara e il suo team, ma e' certamente un semplice turnista di lusso nella produzione di un tale, assurdo, prodotto.
Manara infatti, salvo eccedere stoltamente con la cuoca, non dovrebbe mostrar tette e culi, perdendo cosi' il grosso del pubblico.
Inoltre sarà durissima mettere un librone enorme in due leggeri volumetti senza uccidere il libro.
Il nome della rosa, nella finzione, e' uno scritto di un povero d'intelletto, Adso, che non riesce a capire un piffero di quello che gli accade intorno e tanto meno capisce gli insegnamenti del suo maestro descrivendo, raccontandoci, solo in tarda eta' fatti da lui non compresi.
Evidentemente d'orrico e' un Adso che non comprende cio' che lo circonda.


"Guglielmo di Baskerville ha la faccia di Marlon Brando, lui si che ha il physique du rôle ammazzadermoni (senza Thuud e senza Whaam)."

 

Oltre alla evidente marchetta per le edizioni paoline, mancava solo l'ISBN e il prezzo visto che una parte consistente della recensione (piu' lo sputtanamento gratuito) parlava di Manara (perché allora non recensire quello?) vediamo che la forza fascista e' forte in questo uomo (Cit, parafrasata). 

Il marlon e' proprio quel tipo d'uomo che da noi piaceva perché ricordava i fasti del mascellone, l'uomo forte, volitivo, maschio e lavoratore delle terra.

E no, non vedo bene vedo un marlon alla prese con un Oni, non ha proprio il  physique du rôle, anzi.
Ovviamente il Gulielmo non fa a botte essendo ispirato ad una certa letteratura poliziesca anglofona come Sherlock o il duo Ellery Queen che poi generarono una fila pazzesca di figli di "poliziesco intellettuale" fra cui il tenente Colombo, che di certo non spara. 

Questo racconta bene la pochezza culturale italiana, imbottita di fasti antichi (il nome della rosa e' forse l'ultima novita' italiana degna di una diffusione mondiale) quando non archeologici imbottiti di alto latinorum nonsense.

La domanda vera in questo momento e': ci sono almeno 10 fumetti italiani migliori di questo?
no

10 film degni di nota?
no

musica?
no

libri?
Buahahahahaaaaa..

Citare un vecchio Manara di 77anni come unico baluardo a coloro che solo in questo momento hanno nelle nostre librerie non meno di 2000 titoli, un migliaio che cadauno tira piu' di tutta la produzione del manara con tutti i suoi titoli,  se permettete, fa un pochino ridere.

Ripeto che non sono un fan della serie, ma se sparano merda nel ventilatore e lo fanno dal quotidiano piu' importate della nazione e non ci sono stati boati di insulti, forse qualcosa non funziona nel giornale e nell'italietta.


PS

La morosa, letta la recensione, ha fatto notare che probabilmente il pisquano ha letto i libri nella direzione errata pensando di leggere topolino e non capendoci nulla.
Ricordo che molti manga, anche tradotti, mantengono la sequenza di vignette da dx come in origine, che secondo me e' una pippa non specchiarle, ma in un ottica di "mantenere la cultura giapponese" ci puo' anche stare.

PS2*

Quando uscii il nome della rosa fu un enorme tormentone che tutti, ma proprio tutti, ne parlavano.
Non lo lessi subito, di solito non copro libri hype o guardo film pompati, ho sempre paura di essere traviato come giudizio.
Comunque per oltre  un decennio, a ondate, si parlo' di questo libro come IL libro, come se sul mercato non esistesse altro.
Comunque, alla fine lo trovai in casa e lo lessi. Poteva essere il 1985-88.
Nonostante l'hype, e una durissima scalata delle prime 50 pagine, il libro e' oggettivamente ottimo e mi piacque molto.
Tenete conto che leggevo molto veloce e libri grandi non mi facevano paura, un un WE piovoso avevo bruciato il signore degli anelli a mo di cerino.
Dalle medie fino ai 30 anni circa leggevo di media 30 libri all'anno spaziando fra tutti i generi di narrativa che riuscivo a trovare.

Dopo aver letto il santissimo libro pero' succedeva una cosa strana tutte le volte che si incozzava nel discorso.
tizio:-Come nel libro di Eco
Caio:-Certo, la forma stilistica di Eco...
Sempronio:-Rimane un maestro
Io:-Le prime pagine sono durette... vengo interrotto
tizio:- il libro e' coinvolgente
Caio:-la storia e' bellissima
Sempronio:-si è tutto bello
Io:-la sequenza del discorso sulla scal...
tizio:-ma il pallone gira a sinistra
Caio:-ma, alle volte, a destra
Sempronio:-se poi lo calciano va più veloce
Io:-....

Pensavo, visto che tutti ne parlavano, parlare di libri cosa strana, che finalmente potevo parlare di qualcosa che non fosse il calcio, ovvero nulla visto che non ci ho mai capito un ciuffolo.
Appena si passava allo specifico, ovvero al contenuto del libro che tutti spergiuravano di aver letto e apprezzato, si attuava negli entusiasti "lettori" una procedura di fuga.
Il libro risiedeva in tutte le mensole, in molte come mattone solitario sulla piana del ripiano, ma di fatto nessuno lo ha mai letto.
Col senno di poi viene il sospetto che fosse stato dato l'ordine di acquisto in massa, il "dovete averlo", ma di fatto nessuno avesse veramente gradito il libro o fosse aduso leggere.
Cosi ne trovavi copie ovunque, suscitando un fenomeno letterario irripetibile, ma di fatto era stato comprato, ma mai letto.
Quando passarono il pessimo filmetto di medda, nonostante un cast stellare, in TV si risolse in gente che pretendeva di aver letto il libro che giaceva insieme ai ragni sconsolato sulla scansia e i discorsi divennero persino piu' assurdi di quelli precedenti. In effetti non esisteva italiano che non avesse visto il film, un vero e proprio boom, probabilmente per poter cacciare meglio la balla della lettura, almeno fra ladri funzionava, ma facendo ancora piu' figure di palta con i rari che lo avevano letto.

Peccato che il libro fosse bello, l'unico degno di nota di Eco.
Ma evidentemente e' colpa dell'euro o della Germania se non e' stato letto.



11 commenti:

ZioPippo ha detto...

Premessa: per l'autore di quell'articolo immagino sia ancora valida la distinzione molto italiana tra "fumetto d'autore" e "fumetto commerciale". Il manda è l'apoteosi del fumetto commerciale seriale, mentre il fumetto d'autore è quel genere in cui ogni vignetta di ogni pagina è stupendamente disegnata, colorata ad aquerelli, un vero e proprio dipinto, dinamica e come un plinto di cemento e con la regia di uno slideshow, ma bellissima da guardare, con corredo ovviamente di donne biotte.

A parte questo... Manara? Ma davvero? Cioè uno che anni e anni fa ad una trasmissione televisiva in cui era intervistato insieme a quelli di Kappa Edizioni disquisiva di come gli i manga (in realtà intendeva probabilmente gli hentai ma visto che ha fatto fama e fortuna con le donne biotte gli perdoniamo la svista) non fossero degni perché non venivano disegnate le parti intime?

blu-flame ha detto...

ziopippo se manara avesse detto tale vaccata, dimostra di non conoscere il mercato: per legge non si possono mostrare le parti intime.
neppure nei pornazzi.
Consiglio di vedere il divertentissimo "regista nudo" dove lotta con questa roba.

Celso ha detto...

Anch'io l'ho letto Il nome della rosa (il libro, il fumetto non l'ho mai nemmeno intravisto)... e Il pendolo di Focault, e L'isola del giorno prima, e Baudolino, e La misteriosa fiamma della regina /loame/... e poi basta, perché secondo me sono in perfetta scala discendente a livello di riuscita.
Da appassionato ti do perfettamente ragione che sia il migliore, forse con il secondo poco dietro.

Però mi interessa anche la cultura giapponese, e capisco il tuo ragionamento sull'apertura, la differenza di target, il campanilismo miope etc.

Il macellaio ha detto...

Prima di tutto volevo dirti che mi è piaciuto l'articolo, e si vede che il tuo punto di vista è quello di una persona che non conosce la cultura giapponese e sa di cosa si sta parlando; l'articolo di D'Orrico è, secondo me, più un articolo di luoghi comuni basato su conoscenze limitate della cultura giapponese (i demoni una specie di vampiri vuol dire non aver mai letto nulla della cultura giapponese), del prodotto recensito (videogioco, gusto giapponesissimo... cosa dovrebbe essere visto il target a cui è rivolto?) e gusti personali (il personaggio del fumetto di Manara con la faccia di Marlon Brando, che gli adolescenti probabilmente conosceranno di sfuggita). E ti parlo di un fumetto che non mi ha entusiasmato e che ho mollato subito, perchè il genere demoni non mi fa impazzire; non so come avrei reagito se avesse parlato di un fumetto che mi fosse piaciuto.
Posso capire che sei un critico e non ti piaccia il genere, ma uno sforzo per comprendere il manga e farlo comprendere agli altri (cosa che dovrebbe anche essere il tuo lavoro) sarebbe stato importante; invece così chi non lo ha mai letto non avrà voglia di leggerlo, e chi lo legge già di certo non sarà scoraggiato da una recensione di questo tipo.
Il fumetto di Manara, probabilmente, lo comprerò io che non ho mai letto il libro e che sono appassionato di fumetti; ma tolti me e pochi altri appassionati, non ce lo vedo proprio un adolescente (e neppure un ventenne) a comprare il fumetto di Manara. Anzi, scrivendo così D'Orrico lo fa sembrare quello che è, un prodotto riservato ad una nicchia di persone, il contrario di quello che un fumetto dovrebbe fare, perchè va bene che sia bello, però l'obiettivo è vendere.

Gabriele

Uomo Ragno ha detto...

Il libro "Il nome della rosa" ce lo facevano leggere alle superiori come esercizio e puoi immaginarti quanti lo odiavano per la mole di pagine (già dovevamo fare anche le altre materie).
Non mi ha impressionato molto, tant'è vero che lo ha odiato pure Eco. Leggi la sua intervista in tal merito

blu-flame ha detto...

x gabriele
Il fatto e' che il nome della rosa e' un panettone grandicello e ha anche nel ritmo il suo perche'.
Ridurlo in un pio di albetti, potrei essere manara, ma alla fine rische di fare come il fil per gli stessi motivi.
Inoltre nel libro non vedi "un figo" lo capisci dopo, se fai il protagonista troppo figo esteticamente hai rotto meta' del libro.
Il charatter design corretto dovrebbe essere di qualcuno con gli occhi furbi, ma DIMESSO, altrimenti Adso lo considererebbe di piu' come leader indiscusso anziché non capire perché si comporta contro e non capire.


x Uomo ragno
Il fatto e' che l nome della rosa non e' per tutti e non per tutti i momenti della vita.
E' per chi ha un bel passo nella lettura ed e' aduso a leggere tanto e ha il tempo di fare bei pezzi interi (o come ero io molto veloce a leggere).
Mettere un obbligo equivale a farlo odiare, come del resto e' successo a molti libri.

x Celso
Mentre il nome della rosa mi e' piaciuto, duro di ingresso ma molto pensato, Il pendolo di Focault e' uno dei pochissimi libri che ho comprato (ne ho in casa qualche centinaio) e non sono riuscito a leggere. ci go provato 4-5 volte, ma poi mi arrendo.
Non parliamo dell'isola del giorno prima, prestatami, mi scatena violenza contro l'autore dopo poche pagine.
Vien da pensare che il nome della rosa non sia parto di Eco.

ZioPippo ha detto...

Mi devo correggere, la memoria a un certo punto inganna. Non era Manara ad aver detto la vaccata sui manga, ma Achille Bonito Oliva, sempre in un talk con i Kappa Boys, paragonando appunto i manga con il lavoro di Manara. Ecco perché nel mio cervello c'è stato un corto. Quello che non sa un tubo di come funziona il mercato in giappone quindi è ABO, non Manara :D

Resta un fatto: quando si parla di "cultura" del fumetto in italia si tira sempre fuori Pratt, Manara e Crepax. Come se nessun'altro avesse mai fatto nulla :O

Uomo Ragno ha detto...

X blu-flame infatti in terza elementare la maestra ci fece leggere Il vecchio e il mare. Come fsi a dare ad un bambino, d'estate, il periodo più eccitante dell'anno, uno dei libri più lenti, noiosi, tristi mai scritti?

Proprio per quello non ho più letto una singola opera di Hemingway, qualsiasi cosa dicano su di di lui.

Stefano ha detto...

@ZioPippo.

Si vede che non hai mai visto i fumetti Marvel, specie quelli d'epoca, le tavole hanno un livello di dettagio e cura quasi maniacali, con colori pieni e saturi, spesso molto scuri (quindi molto inchiostro e quindi molto costosi), il nostro "fumetto d'autore" e' spesso tavole scarne in b/n, con un solo tratto (bella la manina di Manara, ma non puo' essere solo patata in promo piano e sfondo neutro...), niente scenografie e al massimo "acquerellati" cosi' la stampa costa meno.

Vai a qualche show di cosplayer e fumetti, vedrai artisti che fanno fumetti e che non campano solo del nome. Peccato che la maggioranza lavorino per l'estero...

Anonimo ha detto...

Interessante come sempre, mi permetto solo due osservazioni ;)

Il pesce crudo fa parte anche della gastronomia italiana del Sud, ma i giapponesi lo sanno preparare molto meglio, ecco perché piace anche agli italiani.

Il Nome della Rosa è un romanzo mediocre, come tutti quelli di Umberto Eco, il quale era molto più bravo a scrivere saggi che romanzi, sebbene sia noto ai più come romanziere premio Nobel mancato.

Anonimo ha detto...

@stefano

Infatti gli americani hanno Alex Ross (che fa i fumetti a olio e che ha tirato giù una caramella per gli occhi come Venga il tuo Regno). Noi abbiamo una marea di gente piuttosto espressiva, ma carente in parecchi aspetti del disegno.

Sullo sfondone del "giornalista" non mi pronuncio.