sabato, agosto 30, 2008

c'ho cotendo usio copiutero anche me!




il risultato di una ricerca commissionata da Unisys e' che i navigatori italiani sono i meno preoccupati d’Europa in fatto di truffe collegate a Internet . gli italiani sono molto sotto la media per quanto riguarda la sensibilità al problema.

Sostanzialmente la loro preoccupazione è meno della metà dei colleghi europei.

Anche questo e' normale in un paese in cui l'informatica era un'aula dove esisteva un M24 rigorosamente spento in una scuola tecnica composta da 50 classi da 30 persone.
Negli altri paesi europei esistevano strutture costituite da decine di piccoli computer, di emittenti televisive nazionali che trasmettevano non solo corsi di informatica, da noi tutt'oggi sconosciuti, ma addirittura progettavano computers per poter seguirne la costruzione e l'assemblaggio da casa in contemporanea a ciò che avveniva nel programma.
Durante questa manifesta arretratezza di fine anni 80, un ministro dell'istruzione fra le varie idee malsane che propugnava all'epoca cercò di spingere la reintroduzione del latino nelle nostre scuole tralasciando ovviamente computers e lingue straniere. Inutile dire che questo ameno personaggio sia ancora oggi fra le alte cariche quando era chiaro a tutti noi che cercavamo di imparare l'inglese su improbe riviste underground che giungevano alternativamente da oltre oceano o oltre manica che questo personaggio era da considerarsi un totale imbecille. Grazie rosa. Grazie di aver dato l'impossibilità di competere oggi quando trovare chi parla l'inglese in maniera fluente in Italia è problematico. Grazie di aver ricoperto una carica, ministro dell'istruzione, quando hai dimostrato di non conoscere neppure l'italiano, l'umiltà, l'inglese, il lavoro in team, le tecnologie che si insegnano nelle scuole, la competizione globale e l'onestà. Ti ringraziamo per aver fatto perdere miliardi di euro alla nostra Italia.

Grazie all'ignoranza spinta come bandiera l' italiano medio non può capire quali siano i problemi di un computer zombificato che si trova in una casa, magari connesso al nostro telefonino, magari dotato dell'amata dagli italiani webcam che ci riprende, a nostra insaputa, durante le nostre effusioni con il partner.
Con un ritardo di molti anni di computer sono arrivati anche in Italia ma gli italiani non sanno ancora cosa siano. Se riescono nel miracolo dell'accensione non si può pretendere che conoscano le regole del traffico per bontà divina: come dei boscimani che vengano posti alla guida di un'autovettura nel pieno traffico di Milano la loro preoccupazione è riuscire a innestare la prima, gli incidenti e le multe sono un problema secondario.

"tanto devo SOLO usare internet" e' il loro credo.
e' simile al motto del boscimane che infilandosi in autostrada in contromano dice "tanto devo SOLO fare 100Km"

Spesso vedo di computer assolutamente distrutti, pieni di virus, troiani e incapaci di lanciare correttamente un programma senza incorrere in qualche problema. Il possessore mi mostra computer non per sistemare tutte queste magagne ma semplicemente perché non riesce a installare l'ennesimo troiano incorporato nel crack del programma pubblicizzato e molto costoso.

Volete che un utilizzatore di questo tipo riesca anche a preoccuparsi della sicurezza?
ma dai!!!!!!!!!!!!

gia' e' tanto che riesca ad accenderlo!

lunedì, agosto 25, 2008

maxi scoooooter!



Da qualche anno esistere una nuova figura nel traffico: lo scooterista grosso.
Inizialmente, per i primi anni, erano solo ragazzini che avevano deciso di morire come le zanzare sul parabrezza: tale infatti era il loro comportamento: cervello da insetto e nessuna conoscenza delle regole stradali e fermavano spesso la loro corsa casuale improvvisamente su di un vetro.
Grazie al poderoso marketing e alle mode il bacino si è allargato e nuove sottospecie sono apparse. La più notevole consiste nel possessore del maxi scooter, già il nome stesso è un ossimolro: come può essere maxi la motoretta a scorengetta? come dire una maxi bicliclettina!

i veicoli più gettonati hanno nomi simbolici: Tamarro massimo,T-Max per gli iniziati, e poldo hamburgherman e cosi' via.

Finita infatti l'epoca della catena d'oro al collo come simbolo fallico è stato necessario riconvertirsi a qualcosa di più moderno e motorizzato: lo scooter. Il problema è che comunque come veicolo sarebbe roba da poco, la versione da ragazzino era troppo sbarazzina.
Ecco quindi arrivare per l'ennesima volta in soccorso di questi poveri consumatori il marketing che ha creato degli scooter con un motore enorme, una lunghezza superiore a quella di alcune autovetture, un peso superiore a una maximoto e una larghezza degna dell'obeso. Addirittura hanno recuperato il vecchio triciclo dandogli un nome alla moda (MP3), sovramotorizzandolo e facendolo passare per trendy nonostante che questa riedizione dell' ape car sia prodotta dalla stessa azienda dell'originale.
Recentemente la parola scooter ha cominciato a stare stretta ai consumatori che hanno dinominato le loro motorette MOTO: "Ho una grossa moto", uno si aspetta una kawa da urlo e questo arriva con la versione agli steroidi della lambretta: patetico.

Insomma il classico veicolo pericoloso da guidare con molta calma e cautela.


Sarebbe divertente vedere una massa di incapaci cercare di fare lo slalom tra una vettura e l'altra, sorpassare in piena accelerazione dove potrebbe al massimo passare un vecchio ciao e vederli percorrere intere vie in contromano se dall'altra parte non ci fossi tu che devi scansarli per evitare di avere una vita sulla coscienza. Gli ignavi sono convinti di esserci passati per spazio esistente quando invece è stata la bontà di riflessi della controparte a evitare la loro fine.


mercoledì, agosto 20, 2008

Berlingo per polli






Ogni tanto viene da chiedersi perché uno debba acquistare un furgone Mercedes al posto di una vettura della stessa casa: il blasone e lo stesso ed evita di fare una figura da pollo.

Già, viene da chiedersi perché uno debba acquistare qualcosa a maggior prezzo che può avere la possibilità di accorciargli la vita.

Se guardiamo le caratteristiche del Mercedes GL possiamo tranquillamente scoprire che di fronte ai € 100.000 di esborso, stiamo parlando della versione 420, abbiamo acquistato un mezzo pericoloso.
Sicuramente non serve per andare fuoristrada, al di là della moquette festa degli acari, l'altezza da terra, i cerchi da 20 pollici in lega sconsigliano definitamente la cosa.

Su strada sembra, in rettilineo, agile, i 2500 chili spinti da 300 cavalli non sembrano così pesanti... fino a quando non si decide di cambiare rotta.

A quel punto la fisica chiede di pagare pegno e riuscire ad evitare un ostacolo può essere davvero un terno al lotto un cambio di corsia che su di una berlina normale si riesce a fare intorno ai 100 km/h qui è impossibile da farsi oltre i 70. Anche la tenuta di strada sconsiglia di viaggiare allegramente visto che è del 20% inferiore a una qualsivoglia berlina che costa € 25.000. La capacità del bagagliaio di tale siluro corrisponde a 467 l di fatto inferiore a qualsiasi familiare di poco prezzo.

In teoria dovrebbe rimanere il comfort dopotutto questo dispendio dovrebbe essere il minimo: non frenano, non sterzano ci facciano almeno morire in pace.
Divertente il fatto che non sia così.


Ricapitoliamo:
rispetto ad una berlina normale, di qualsiasi marca anche Mercedes, acquistare un furgone da € 100.000 oltre al prezzo che e' circa il quadruplo abbiamo le seguenti caratteristiche come differenza:
poca maneggevolezza
impossibilità di evitare ostacoli in alcune situazioni (possibilita' di morte)
minore tenuta di strada (possibilita' di morte)
minore comfort
minore spazio per caricare oggetti

Anche i crash test danno valori bizzarri per questo tipo di veicoli.

L'unico veicolo di cui ho memoria che sia simile a questo come pessime caratteristiche dinamiche, frena in rettilineo un po'meno ma è in grado di caricare molto di più, è il berlingo.
Berlingo per polli danarosi?

È ovvio che sia un successo!!!!

venerdì, agosto 15, 2008

Gli ecologisti della domenica


Gli ecologisti della domenica:
mi sembra impossibile che possa esistere la parola"ecologista"visto che non mi sembra di poterla associare a nessun essere umano che io abbia mai incontrato. Anche la parola ecologico, che dovrebbe indicare un prodotto di ridotto d'impatto ambientale mi sembra assai bislacca.
Se esistessero gli ecologisti non dovrebbero in teoria esistere altre cose, dal momento che basterebbe una piccola quantità di gente contraria ad operazioni contro l'ecologia per ottenere se non un successo almeno un piccolo putiferio.

Si parla spesso, complice anche quel mattacchione di Beppe grillo, dell'immondizia. Non ci sono realtà molte scelte oltre a seppellirla, bruciarla od inviarla nello spazio. Ovviamente tralasciamo fantascienza :-
)
l'unica cosa che veramente si può fare è ridurre in maniera sostanziale la produzione di spazzatura.
Se guardo nel mio bidone noto che gran parte di ciò che devo buttare consiste in imballaggi plastici.
Compro una mela e mi becco un vassoio di polistirolo espanso.
Compro del pesce e oltre al espanso mi trovo una scatola di cartone.
Alcuni biscotti sono confezionati in un affare che ha una massa superiore al biscotto stesso.
Perché trovo questi imballaggi così onerosi? semplice: la vendita non assistita della grande distribuzione organizzata non può permettersi il costo di qualcuno che serve il pesce ma il package deve essere autoesplicativo poiché gli azionisti necessitano di avere dei grandi guadagni, superiori al vecchio spizzicagnolo in periferia, nonostante abbiano dei costi di gestione decisamente superiori.
Insomma la carta di giornale e' idonea ad incartare le mele al mercatone ed e' ecologica ma poco "professionale" ed automatizzata.

Se poi andiamo sui prodotti "no-food" potremmo fare delle scoperte veramente micidiali.

Potremmo per esempio scoprire che il modo/mezzo di vendita, la parete attrezzata, che altro non è che un muro con dei chiodi a cui appendere la roba, necessita per la struttura stessa del supermercato che la merce relativamente costosa si venda da sola e che non possa essere facilmente rubata. Ecco quindi l'invenzione del blister: una conchiglia bivalva di plastica abbastanza robusta da poter essere chiamata anti taccheggio abbastanza bella e iridescente da esaltare il prodotto entro contenuto.
Si arriva al punto che l'imballo del blister pesa come quello che si andrà a disporre sulla parete e il prodotto finale peserà intorno al 15% di ciò che si butta.
Sostanzialmente il consumatore decide di acquistare l'imballo ed in omaggio troverà il prodotto.
Se il consumatore è così desideroso di acquistare così tanto imballaggio è normale che la spazzatura prodotta sia assolutamente in crescita visto che le aziende, soprattutto le multinazionali, sono molto attente alle necessità inespresse ma desiderate di questa categoria di persone: il consumatore.

Il consumatore è l'antitesi del ecologista ed è oggi una realtà al 99,9% della popolazione italiana.


Potremmo insomma scoprire che un ecologista non può andare in un supermercato.

Anzi, visto che inquina piu' di CAORSO dovrebbero pichettarli...

domenica, agosto 10, 2008

Gli ecologisti al sud italia non esistono.




Gli ecologisti al sud italia non esistono.

L'elevato numero di incendi che scoppiano nel sud d'Italia, nel 2007 fra Sicilia e Puglia più di un migliaio, far sospettare dell'inesistenza della figura del ecologista. Visto che spesso si tratta di incendi con un fronte di fiamma enorme, può essere stato appiccato solo da molte persone, alcune volte in aree non certamente deserte tutto ciò riconduce ad organizzazioni ed aree completamente sprovviste della figura del ecologista.

Questi roghi sono quasi sempre appiccati da chi vuole fare danaro, e sebbene non esista una certezza per mancanza di prove sul colpevole, ragionevolmente è intuibile chi può essere stato a volere un disastro ambientale sicuramente superiore a quello che hanno fatto tutte le centrali nucleari esistenti in Europa dalla loro nascita una cinquantina di anni fa.
Necessario corollario dovrebbe essere una manifestazione di ecologisti davanti ai cancelli delle ville dei presunti colpevoli di questo scempio.

Invece non accade, non accade perché non esiste l'ecologista, al popolino bue sta bene che i boss del disastro ambientale prendano i miliardi così che qualche briciola possa ricadere sui vicini se nel frattempo non sono morti carbonizzati.
Anche in questo caso non esiste la persona che guarda al proprio giardino, alla propria città e al proprio futuro. Esistono solo persone che guardano, spesso sbagliando anche lì, al proprio portafoglio IMMEDIATO sopra tutto, anche al proprio portafoglio a medio termine.

lunedì, agosto 04, 2008

caffe'





Spesso litigo con le mode, per qualche motivo che non mi è chiaro, forse sono caduto dal seggiolone troppe volte da piccolo, non mi sono mai adeguato alle mode.
Ultimamente quando transito dei bar ho il problema del caffè.
Se chiedo un caffè spesso e volentieri mi erogano due cucchiaini di liquame sul fondo di una tazzina. Una volta che s'inclina la tazza per bere la maggior parte del liquido è rimasto nel contenitore per bagnarne le pareti.

La moda esige che il caffè si prenda molto più che ristretto!

Così tutte le volte devo fare la fatica di ricordarmi di chiedere un caffè "molto lungo"
La cosa divertente è che dopo questa richiesta spesso mi viene servito un caffè ristretto: il liquido marrone arriva sino ad un dito di altezza.

Una cosa tragica.



Dobbiamo anche mettere a tacere le nostre ire quando chiediamo un caffè d'orzo, il famoso simulacro di caffè per evitare di diventare nervosi come un automobilista in colonna.
La mia richiesta solitamente consiste in questo: "un caffè d' orzo molto lungo in tazza grande" questa esplicita richiesta è formulata per mettere molto in evidenza che voglio tanta broda. Anche in questo caso La moda del ristretto colpisce molto bene e spesso mi viene fornito l'equivalente di un caffè ristretto, meno di mezza tazzina, che si sente smarrito all'interno di una tazza da cappuccino. Mi piacerebbe sapere i neuroni del barista ha cosa pensano quando gli viene fatta richiesta dell'uso di un enorme tazza: il cliente la desidera per far vedere che sta sorbendo cappuccino, il fruitore del caffè desidera giocare a nascondino con il liquido acquistato, il cliente necessita di una grande tazza per bilanciare i grande ego che possiede, il cliente vuole mostrare la sua capacità di acquisto&c: dopo il fuoristrada, il catenone al collo e le biglie nelle tasche, la tazza grande.

Evidentemente nessun barista possiede lontanamente la logica per la quale la richiesta di una tazza grande è stata fatta per poter ottenere un contenitore di maggiori dimensioni tale da poter trasportare una maggiore quantità di liquido rispetto a una misera la tazzina da caffè.