sabato, luglio 28, 2018

Wolfango leggend




La leggenda delle classifiche scalate da wolfango.

I melomani, altra categorica di fanboy, ho scoperto che se la tirano perche', a parer loro, il grande wolfango sarebbe in testa alle classifiche di vendita sverniciando i paf-diqualcosa.
Ne sono convinti.
Godono tutti i poverini.
Ora, in un mondo perfetto, sarebbe normale che un wolfango vendesse piu' di uno che manco sa leggere il suo nome e forse per questo lo cambia nella ricerca di qualcosa di piu' semplice.

Pero' il mondo non va cosi': si vendono persino i SUV e i TV 4k da soli 80”. Roba da ignoranti piu' forti di uno che compra un paf.

Inoltre, siamo seri, wolfango e' bello, relativamente moderno, mi piace, MA (MA grande come una casa) non e' certo attuale.

Come e' possibile la leggenda del wolfango imperante?

Un rapper qualsiasi vende milioni di copie. Sappiamo pero' che la sua vita nelle classifiche e' di giorni. Wolfago pero' non e' durato molto di piu': un malanno lo colpi' relativamente presto.
Wolfang fu iperproduttivo, persino peggio di un bowie knife, immagino che se esiste un paradiso di compositori siano li a divertirsi contaminando tutto il possibile, per certi versi sono molto simili.

Ci sarebbe da capire come nasce una classifica e come si puo' conteggiare effettivamente il numero di copie annuali o da sempre.

Certo l'amico wolfango puo' definire una carriera corta ma molte, infinite, cover.
Essi' le cover sono cover e non entrano normalmente nelle  vendite. 
Chissa' perche e' il frontman che si becca i meriti.

Per esempio anni fa una rivista settimanale ha distribuito milioni di audiocassette dei beatles: essendo un album di cover non ha spostato le classifiche di vendita, eppure quella settimana avrebbe dovuto finire al top.
Stessa cosa accade per le soundtrack.
Anni fa arrivo' quel minestrone abbastanza saporito e confuso di absolute beginner. L'OST scalo' le vette di mezzo mondo ma nessuno,dalle nostre parti, parlo' di Style Council o Bowie. 
Era semplicemente la colonna sonora. Tenuto conto che la colonna in alcuni paesi fece il botto...
Eppure i passaggi in tv della colonna, sade ogni tanto la mandavano, ci sono.

Quindi come puo' essere conteggiato quello che e' certamente un enorme numero di dischi, ma in effetti cover?

Perche i beatles che sono arrivati al momento giusto per usufruire dell'espansione mondiale della musica riprodotta hanno pompato solo 200.000.000 di copie. 
Come e' possibile fare di piu'?
perche sono cosi' pochi?

Innanzi a tutto ci sono paesi del terzo mondo che stampano copie senza pagare gli artisti o fanno cover senza pagare i diritti.
Si, sto parlando dell'italia che aveva tutte quelle piccole etichettine che ladravano a nastro. Ho visto piu' compilation industriali di etichette parafulmine che album, quando ero  pischiello. 
A centinaia.
Dopotutto se il Gundam (unicorn, fra l'altro, ha una OST notevole da far vergognare molti sedicenti musicisti italiani) ci fu negato non e' un caso. Si trasmettevano persino gli anime in TV importanti senza pagare i diritti, normale poi che dopo i jap si siano incaxxati.

E' difficile dire che negli ultimi anni abbia venduto molto, con molto inteso a livello di jacomino micheli. Certo, per via del fatto che le collezioni di dischi via posta, senza diritti e fatti suonale dalla banda della scuola, per risparmiare, caccino dentro sempre qualche wolfango e betownio complessivamente vende. Ma li lascerei perder come le cover dei beatles venduti come beatles della rivista italiana alla fine degli 80.

pero' la leggenda era forte nel 2016. Molti giornali e siti web vomitavano la figaggine del wolfango in top.

Cosa e' successo nel 2016?

Era uscito un multipacco che si fregiava di essere la “definitiva” di wolfango. 
Come tutti i geni ha scritto un casino, e “avere tutto” per il fanboy di tutto e' figo. 
Un po come fare la collezione di bowie che integri cose come la roba di lou banana reed o del passengero automutilante.

Un agile cofanetto di 200 dischi da 600$ (oggi a 400). Parliamo di 2$ a disco, Prodi voleva piu' soldi da un disco vuoto.
Capiamo da soli che se vende 6000 copie alla presentazione per poi fermarsi dopo poco e' una notizia curiosa ma non degno di un sopracciglio (300 copie negli USA).

Ma non e' l'unica sorpresa.

Il mass market non sa piu' cosa farsene dei CD: non potete usarli sulla vostra radiolona potatile, non entrano sulla vostra autoradio e persino nel “coso” fisso (spacciato per hifi) probabilmente non ha piu' la fessura. Persino il PC portatile da facebokko ormai non li ha piu'.

Aggiungiamo che, al contrario di un album doppio come the wall, e' entrato in classifica non come 6000 copie ma ben 1.200.000 CD

Capiamo da soli che se 6000 copie di CD fisici e' molto, 1.2M CD oggi e' un numero stellare.
Ecco che e' diventato il numero 1 delle vendite di ciddi' il povero wolfango.

Una fake news mica male, no?
E' un po come quando i verdosky contano le centrali solari in W anziche' in Wh. Poi sembra che serva a qualcosa anziche buttare soldi.
Decca ha un reparto marketing che ha fatto centro: la notizia e' stata riportata ovunque dai soliti giornalisti da licenziare.

Perché, se guardiamo bene, di gente sconosciuta che ha venduto, in digitale o con un mix, altrettanti brani ne troviamo parecchia.
Figuriamoci il naftalino Bowie, lo stesso anno ha venduto con il solo album blackstar 2 milioni di copie fra digitale e fisico. In pratica il naftalina ha gia' sverniciato il wolfango, ma con tutti i brani firmati dallo stesso conteggiati in maniera simile (aka cantati e suonati in collaborazione o da altri) bisogna aggiungere qualche 100K come ridere. 
Ricordiamo ancora una volta che ci sono persino rap che di fatto cantano bowie? 
Ice, baby, is only under pressure.

Nel nuovo mondo dell’industria musicale, il cofanetto non è andato nemmeno vicino a diventare un concorrente per il titolo di disco più venduto dell’anno ed e' molto lontano da rendere wolfango autore del decennio o del ventennio.
Forse venivano fuori delle belle analisi se i giornalisti non facessero un C&P di un comunicato pubblicitario Decca come massimo dello sforzo.

La musica vende sempre di piu', i numeri sono sempre piu' grandi. Ma la musica antica (classica e' fuorviante) mantiene sempre piccoli numeri.

lunedì, luglio 23, 2018

panda brum brum



La fiat panda e' un altro asso nella manica della fiat.
La panda base non e' neppure malaccio se riuscite a comprarla a poco, i soliti 7500E, ma dal concessionario dovete portare la pubblicita' perché non vuole vendere la versione base superflat.
A quel prezzo va bene. alle volte vi tocca arrivare a 10KE.

Carica molto piu' di molti sfigasuv e della 500 looser, per intenderci.
A 7500E e' voto 8. Mica chupachups.

Certo poi ci sono delle assurdita' nel listino, la versione turbosfiga costa 2000E in piu' rispetto al 1200, ma e' un motore peggiore, o l'autoradio da 60E al posto dei quella da 50E da pagarsi 500E o, ridiamo, le ruote in lega (si, su di una panda!) come optional.
Insomma potreste sfiorare 20KE con un'auto che e' il minimo del minimo. A quel punto il voto cambia, molto. Se ci state attenti la panda non e' malaccio.

Ma fiat aveva fame.
Allora si e' rimembrato che l'italiano vede le auto nostrane come “le migliori”.
Fa niente che nel 67 un'auto poco costosa negli states aveva un v6 e gomme come da noi sono apparse nel 2000.

“Noi semo li migliori.”

Forse era come la botte e il vino: un modo per non guardare alla miseria che ci compete.
Cosi' le migliserrimissime cose fantasmagoriche da portate a memoria dell'italico popolo come vetta sublime come...
QUELLA MEDDA DELLA 500 dell'epoca che fu.

Un paese rurale molto povero aveva come motorizzazione principale quella 500 che e’ tanto miracolosa quanto un bidone.

Certo, con niente andava, ed era miracolosa, ma il limite grosso era “con niente”.
Con “niente” ci fai “nulla” e il miracolo consisteva che riuscisse persino a muoversi.
Insomma la 500 era la puzza della miseria e della poverta' di un paese rurale, ma donava la liberta' di movimento ad un paese fermo alla bicicletta.
Guarda caso la 500 e' simile alla trabant degli stessi anni per essenzialita'.

La 500, per esempio, aveva come manutenzione ordinaria lo sventrare l’intero motore ogni 10.000Km.
Dopotutto per evitare il costo del filtro olio, banalmente, non lo aveva.
Era sostituito dall’albero motore cavo che avrebbe dovuto “pulire” i residui corposi di una lavorazione incerta e di metalli altrettanto di qualita’ che sarebbero finiti nel centrifugone puleggiato insieme alla dinamo.
Gia', la dinamo, mantenuta ad oltranza per uccidere le batterie.
Giungere ai 100K voleva dire aver cambiato mezza macchina almeno 2-3volte.
Un sostegno economico per la classe dei meccanici.

E taccio sulla qualita’ dell’aria nell’abitacolo… Altro che le cause intentate per le auto americane di cui l'idiota italico ride tanto.... dopo aver nascato di tutto come un personaggio di qualche film.

Le fantasie malate dell'italiano pensavano che una 500 fosse meglio di una normale auto semplicemente perché non ne aveva mai vista una, un mito potente che causo' i relativi convincimenti che ci hanno inculcato da piccoli sull'orribile fiat.
Per questo hanno deciso di fare un'operazione nostalgia approfittando della gioia della prima motorizzazione con il nulla cosmico.

Siccome di fare una nuova auto era fuori questione hanno preso il pandino e hanno messo una carrozzeria “old faCSion”.
Prezzo, sempre con il 1200cc, 13.000E in taluni casi e' il DOPPIO.





Cambiano solo gli stampi delle lamiere dell'estetica.

Hanno imparato bene dal mercato del SUV.

E non parliamo delle versioni dai nomi incredibili come culto (della ruggine?) o collezione (di problemi?) che sfiorano i 20KE.

Ma non bastava, degli imbecilli bisogna approfittare.

All'epoca le 500 avevano 15CV, abbastanza idoneo ad una scatola del lucido.
Non essendo diffuse auto piu' “normali” a prezzo (ricordiamo i dazi e i divieti in vigore per proteggere l'esile industria italica?) il tarro che voleva fare “il di piu' “ si faceva montare un kit di un italo austro ungarico che andava dalla marmitta scorengiona al un piu' importate sovvertimento della motorizzazione.

In realta' era' importate il distinguersi dalla massa rimanendo pero' sfigati (ancora i suV?).

Il kit poteva comprendere contagiri, indicatore temperatura olio, volante a 3 razze, carburatore, coppa olio in alluminio, sistema di aspirazione e scarico dei gas specifici (con rumore potente), un affare per tenere aperto il cofano e, soprattutto, adesivi a pioggia.

Quelle assemblate da carlo abborto in persona si chiamavano "595 Abarth"
In pratica alla fine costavano quasi come un'auto vera, ma molti prendevano le parti a rate. Alla fine avevano speso il doppio dell'auto da fame che era.

L'obbiettivo vero era fare rumore e mostrare che la 500 era cosi' medda da dover andare in giro con il portellone aperto perche' altrimenti l'auto non si raffreddava.
Era tanto importate il MOSTRARE di poter spendere per la mod che alcuni compravano solo il kit per mostrare il portellone semiaperto per far intendere che sotto esisteva un'elaborazione che non esisteva.
I piu' "furbi" facevan un buco con il trapano sulla marmitta per incrementare il rumore e mimare la mod in maniera piu' credibile.
Dopotutto, rumore a parte, le prestazioni rimanevano alquanto modeste.
Carlo non era Ferdinand: la 595, pur molto posteriore, non e' la 356.

Cosi' fiat rinverdisce il mito con la versione aBBorto della 500: rumorosa, brutta e inefficace. Come negli anni 50.
Nonostante cio' va dai 20 ai 40KE.



Avete capito bene: 40KE per una panda, con telaio da massaia, un motore di BEN 100cc in piu', ma ingozzato da una ridicola garrettona che  mette 160/180CV su una vettura nata per il giro dell'isolato con un turbolag degno di nota. 
Pero' e' appariscente, piu' del cofano semiaperto.

40KE per un affare che ha le sospensioni del carrello della spesa e la guidabilita' di un porcospino in calore. Al massimo potete fare gli splendidi al semaforo (insomma, i tarri): un carrello della spesa con un'enorme turbina comunque accellera, pregando di non arrivare ad una curva. 

Ovviamente i giornali del casso la osannano:
scattante e veloce, fra le curve è rapidissima e sfoggia un’ottima tenuta di strada.
Per dirne una delle tante.

La prossima volta che mi dicono che la jaguar o la lexus sono care gli rido in faccia. 
Una IS o una XE costano come una panda tuBBo. E, scusate, sono in giro con una jag, non con una panda di medda scorengiona con telaio ridicolo.

Per non parlate della GT86 che costa come la abbortho base ma con gli mp3.


 uguale uguale alla panda turbo, no?

In pratica la panda abborto, spacciata per sportiva, e' venduta ad un prezzo superiore di una sportiva vera da urlo con motore boxer, pesi bilanciati  e sospensioni “gioia delle curve”.

E' chiaro come ha fatto la fiat a comprarsi la chrysler. Una vendeva auto a prezzo su un mercato mondiale competitivo. La fiat vende la panda anziche' a 7500E della versione base a 40.000E. Capiamo che e' un bel guadagno.
In Italia ne hanno vendute piu' di 300 all'anno della versione top. Visto che la versione base costa 7500E AL PUBBLICO, e' facile pensare che, grazie a 400 italiani ignoranti, solo con la versione superturbo, abbiano messo via 10 milioni di euri annui andati a pagare auto competitive come le C300 o le dodge.

Il consumatore e' contento di essere spennato duro perche l'abborto gli consente lo stesso plusvalore della versione del 53: piu' rumore ed estetica riconoscibile per mostrare la propria incompetenza.
Se poi il t-lag lo uccide, chi se ne frega: ha svegliato tutti i matusa della via con la scorengia tuBBo mostrando la  virilita' dell'abbortho!
L'urlare forte, attraverso la marmitta malfatta, e' cosi' importante per un aluatta (i geni non sono acqua).
Piu' della vita.

Marchionne e' un genio. Chi non lo riconosce come tale e' una talpa.

martedì, luglio 17, 2018

Punto fu

Molti tempo addietro si sono chiesti perche', con un'ardita e spericolata manovra nella quale il pesce rosso si mangia una balena, la fiat si e' comprata la chrylser. Ovviamente se non capivate un piffero di auto.

L'americana era in profondo rosso nonostante le vendite discrete e una gamma di veicoli enorme e motori invidiabili (mercedes dice nulla?) usati un po' ovunque.
La sfigatella faceva solo 2 auto:
La panda-500
La punto.
La fiat bravo-brava era in chiusura insieme alla modifica (156)




La punto nasceva come al solito nell'ottica italica. Non e' un caso che fino a pochissimi anni fa il mercato casalingo era dominato dalla punto e dalla panda.
Poi con l'effetto della “hei anche gli altri fanno auto” abbiamo avuto grandi vendite anche di altre marche.
Eggia', la gente si sta accorgendo che non solo le auto italiane non erano le uniche, ma le tanto vituperate francesi e crucche non solo non costano di piu', dopotutto non e' ma stato molto vero, ma le auto italiane non sono un gran che. Anzi.

Ecco perche partirei con l'analisi della punto, un'auto poveraccia che, a mio giudizio, ma non per i consumatori, aveva un suo posto nel mondo. 
Infatti dopo grandi ubriacature di punto, che non si capivano, oggi non verra' piu' apparentemente prodotta.
Non era logico l'eccesso precedente quanto quello odierno di non comprarla, ma sappiamo che il consumatore e' idiota.

La punto basica e' una macchina compatta dalla tecnologia non eccelsa e dal prezzo non elevato. In pratica se andate da un concessionario con in bocca l'assegno e' possibile portarla via con 11KE. Il suo solito prezzo.
Per quella cifra perdoniamo tutte le sue manchevolezze come il retrotreno interconnesso e i comandi messi con il lancio di dadi.
I freni, tenendo conto della categoria, sono maledettamente pronti. Ed e' molto importante.
Una macchina un poco triste ma fa il suo lavoro.
Ma al consumatore non piace perche' deve far vedere al vicino “più grosso”


Cosi' la FIAT decise sull'onda della mania “più grosso” e dell'insperato successo nel vendere una panda al triplo del prezzo di fare la versione cicciona e chiamarla 500Looser.



La Looser serve a tappare il buco lasciato dalla multipla, un'auto intelligente ma non compresa.
Le caratteristiche del telaio rimangono le stesse della punto ma alzando il baricentro diviene pessima rispetto alla genitrice.
Inoltre non carica un caxxo. La multipla era piu' corta ma caricava MOLTO di piu'. Invece, come avviene per i suv, un progetto accrocchiato fa si che sia grossa fuori (ottimo per celiare il vicino) ma piccola dentro (pessima se avete 2 valigie). Quando un conoscente (un possessore del bidone) vide il mio bagagliaio rimase di stucco: la mia e' una normale berlina non una piccola hatchback fatta diventare pingue.
Inutile dire che se volete la versione sfortunata della punto dovete pagare quasi il doppio per un'auto peggiore.


Prima della Looser, fiat aveva un'altro problema stringente: come far pagare di piu' le sue auto. Ricordiamo che di recente le auto VW hanno raggiunto prezzi ridicoli (ai consumatori piace spendere di piu' per avere meno), ma ovviamente bisogna dare l'impressione di aver fatto una spesa migliore, piu' da fighi.




Cosi' mettono un badge alla punto e la verniciano di rosso (rosso gara, il colore preferito dal tarro che sgasa) e la vendono come versione sportiva. Poi fa niente che i tempi sul giro siano migliori quelli della punto e un'auto sportiva sia altro. Gli italici ci credono e decretano un successone pagandola piu' della versione migliore. Poi cambiano idea. Foglie al vento.


Nel frattempo Il consumatore ha voglia di suv. Un po come dire che vai al ristorante ma vuoi mangiare avanzi.
Le case automobilitiche sanno che il compratore di SUV e' un'imbecille e lo dimostrano scientificamente in piu' riprese: basta suvvizzare qualunque auto per chiedere almeno il doppio.
Dopotutto, se tratti un imbecille come tale senza faglielo notare e' felice, no?

Fiat risponde sempre con la punto, dopotutto quello abbiamo, facciamolo andare bene.
Prendono la punto la suvvizzano, mettono i sedili belli e una plancia che non scricchiola piu'.
Bisogna dire che, per fortuna, fanno qualche modifica al retrotreno, sia mai di centrare il pino a 30Kmph.

Fiat sa che gli americani sono leader e allora ne fanno 2 versioni 


500 eXtra stolt per chi e' piaciuta la looser ed e' esteticamente una 500 super-deformed in pieno stile caricaturiale. Diciamo che dovete avere stomaci forti.





jeep renegade che prende il nome di una vecchia gloria e mette due fari copiati paro paro da una thunderbird da favola, ma e' uno scassone disegnato da bimbi all'asilo con un telaio da citycar. La prossima volta consiglio la scatola delle scarpe come ispirazione.
Questi furgoncini derivati anche dal doblo' (che e' ancora la punto e si riesce a capire la mano della jeep da dove arriva), ma che al contrario non caricano un piffero, vengono venduti al triplo. Ora, possiamo dire che i sedili belli e i cerchioni grossi siano piu' costosi, ma il triplo per un veicolo peggiore e' forse un po' tanto, no?
Ma i consumatori premiamo il suv arrivando con mani ricolme di euro per comprare, alla fine, una punto. Al triplo del prezzo. 
Gelato in fronte forte!



Con l'ingresso nell'ottica dei marchi globali fiat necessita di auto piu' “normali” ma non ha telai.
Prende la punto, l'allunga un pochino, e fa quella che, pur non avendola mai provata, rappresenta un'incarnazione riuscita e venduta a prezzo simile all'originale: la fiat tipo.



Intorno ai 13KE potete portarvi a casa un'auto che carica, dal design gradevole e che non si ribalta mentre parcheggiate.
La classica auto per famiglie che non vogliono (possono) investire in un bene effimero.
Ricordiamo inoltre che alcune auto della OPEL, una casa di fatto fallita, riallestisce con lo stesso telaio un paio di vetture come la corsa: di fatto e' una punto pura con un badge teutonico.




Purtroppo esiste la versione SUV della punto-tipo: la jeep compass. Un buon modo per spendere il triplo della tipo per un veicolo peggiore.


Un veicolo nato per il mercato sudamericano (notoriamente esperto di auto) e indirizzato agli ignorati piu' profondi che amano spendere fino a 40.000E per una punto migliorata.

La prossima volta che mi dicono che un nercedes classe C, una jaguar, una grossa lexus eccetera sono care vi rido in faccia: roba a grandissima tecnologia al prezzo di una maledetta punto.
La conferma del fatto che deriviamo dalle scimmie e che il consumatore medio e' un fesso.

Il problema piu' grande non e' il deficente che spende fino a 45.000E per una maledetta punto, dopotutto sono soldi suoi, ma il fatto che rischa di diventare come altri mercati come la stronzata dei tv 1080 (o peggio 4k).
Parliamoci chiaro: Se una jaguar, una mercedes o una lexus capissero che al posto di un'automobile premium si puo' nel 90% dei casi fornire una punto (o nel caso una yaris o una twingo) e farla pagare una montagna di soldi chi farebbe poi le auto serie?
Come oggi non esistono TV di qualita' domani potrebbero non esistere anche auto discrete a prezzo.

Divertente, no?

martedì, luglio 10, 2018

diselgate 4









Del dieselgate ne si era gia parlato qui e qui e qui.

Nonostante sembrasse tutto chiaro le indagini sul dieselgate proseguono.
Sebbene sono sicuro che non si sia voluto scoperchiare il vaso di pandora ogni tanto arriva qualche arresto. Cosi' per far vedere che “si sta fando” come avrebbe detto il padre di un caro amico

Nel 1990 io e alcuni amici petrolhead si diceva che sotto i 2500cc i TD sarebbero stati MOLTO inquinanti, almeno stando alle info di peugeot, non ad una fiattona qualsiasi.
L'introduzione di cubature sotto i 2000 ci lasciava basiti. L'iniezione di cerina era obbligatoria per abbassare a livello accettabile l'inquinamento, almeno per rispettare le normativa da li a venire... Questo indica come il futuro arrivo' contorto.

Guarda caso in USA dove rispettano una norma non molto diversa dalla nostra i 1600 hanno dovuto rottamarli e i 2000 li hanno pesantemente depotenziati e cerinizzati.
Qualche imbecille compra ancora auto di un'azienda che li ha truffati?
Vabbe', il cosnumatore raggiunge vette sempre piu' interessanti.

Il problema delle norme antinquinamento è che non nascono per abbattere il fenomeno dell'inquinamento atmosferico.

Sembra strano, vero?

Seguitemi e capirete cosa intendo.
Attenti e' un lungo delirio se volete proseguire :-)

domenica, luglio 01, 2018

la PEC colpisce ancora

Pec pec pec 
peeeec pec pec


È praticamente dalla sua nascita che continuo a dire una cosa banale: usare la PEC è molto pericoloso.

Non è che è una cosa pericolosa in sé, tecnicamente, dopotutto non è più pericolosa di usare una come hotmail, ma è dannatamente pericoloso il fatto di considerarla una posta certificata quando la PEC è una banalissima e stronzissima mail qualsiasi.

Questa situazione mi ricorda molto gli albori degli antivirus. Esisteva gente che dopo aver acquistato un antivirus 3 anni prima con delle firme ormai divenute museali si sentivano sicure semplicemente perché avevano un antivirus.
Anche se l'antivirus era scaduto come una mozzarella di 15 anni si sentivano protetti dal misterioso antivirus.
La conseguenza della presunzione della protezione totale portava a costoro a comportarsi in maniera da essere facile preda.
La supponenza di essere protetti li portava ad essere ancora più colpiti rispetto a chi non aveva nessun antivirus.

anche in questo caso la stupidità e' di voler chiamare la Pec anziché "posta elettronica comune" come sarebbe piu' corretto, posta elettronica certificata. Bene, questo ha causato ALTRI milioni di euro di danni. Del resto era gia' avvenuto, no?

Il fatto è avvenuto circa tre mesi fa ma solo ora pubblico il post perché speravo che da una faccenda così seria potesse scaturire qualcosa di importante come evitare che le aziende fossero obbligate a intervenire o subire all'immediata ricezione di una maledetta posta elettronica comune (PEC).

Ricordiamo infatti che l'unica cosa che è in grado di certificare la posta statale pseudo certificata è il fatto di aver inviato qualcosa (come del resto fa persino libero.it) ma non se lo riceviamo o chi cavolo lo manda.

Grazie questo fatto, e al fatto che le riviste e i venditori di questa oscenità continuano a picchiare duro sul fatto che è una cosa sicura e certificata è possibile per dei truffatori da due soldi andare ad operare in maniera garibaldina spacciandosi per qualcun altro e ottenere divertenti soldi facili semplicemente usando un mezzo che DOVREBBE essere certo ma non lo e'.

Essendo questi truffatori gente di mezza tacca si è fatta beccare. 

L'unico motivo per il quale sono collassate intera società e non ci sono stati danni per miliardi è la fortuna, se così si può dire, che l'italiano medio è un completo ignorante di tecnologia avendo la cultura tipica di un uomo delle caverne. I ladri preferiscono usare il martello che la testa.

Vediamo che cosa dicono i giornali, ancora immaginano che la posta elettronica comune ( PEC) sia in qualche modo certificata e quindi, quando funziona in maniera perfetta, danno per scontato che qualcuno abbia fatto qualche magia come quelle dei telefilm per farla funzionare come una mail tradizionale.
Mi dispiace ma con una vera posta certificata tutto questo non sarebbe capitato e non sarebbe capitato soprattutto se le aziende coinvolte non fossero state obbligate a operare come ricevere un calcio nel culo anziché una banale lettera.

Cybercriminali esperti nel modificare gli indirizzi di posta certificata per sottrarre soldi dai conti di ignari clienti di banca.

Ancora una volta vediamo che qualcuno pensa che sia stato necessario modificare gli indirizzi di posta certificata. 
In realtà non è stato necessario modificare nulla poiché nulla certifica questo tipo di posta.
Corollario: tutte le PEC esistenti sono state modificate.


Pec violate, svuotati conti in banca

Anche in questo caso danno per scontato due cose abbastanza strane:
innanzitutto la possibilità di violare un indirizzo di posta elettronica, una cosa non semplice.Pensare che una società che gestisce la posta elettronica sia in qualche maniera violabile da per scontato che tutte le e-mail di quella data azienda, per esempio infocert, siano contemporaneamente state violate.
Ma ovviamente lo scribacchino di merda non se ne neanche accorto della stronzata che ha detto oppure se n'è reso conto perché considera queste società pessime.
Inoltre siccome il software che girano per far funzionare quel bidone delle pec è sostanzialmente un software di posta elettronica normale taroccato, e verrebbe da chiedersi a che livello di patch viene mantenuto visto che l'update non penso possa avvenire da chi lo sviluppa, automaticamente, se si può violare una pec, si possono violare tutte.

“Nel corso dell’inchiesta è stato accertato che, mediante tale espediente, i pirati informatici riuscivano, da un lato, ad interporsi tra i titolari dei conti correnti online e i rispettivi istituti - secondo una modalità di attacco cibernetico nota come M.I.T.M. (Man in the middle) - e, dall’altro, ad entrare in possesso delle credenziali.”

Viene da chiedersi se chi scrive giornale sia una persona dedita al grande uso di crack oppure sia semplicemente deficiente.
Innanzitutto non è stato compiuto nessun attacco informatico. 
Ripeto, nessun attacco informatico o cibernetico (forse piace molto la fantascienza per usare questo termine) è stato compiuto
Gli attaccanti non erano esperti di informatica. 
O meglio, esperti abbastanza da capire che differenza c'è tra una e-mail certificata e quella schifezza della Pec.
L'attacco “uomo nel mezzo” non è genericamente possibile neppure con una banale e-mail gratuita. Sarebbe necessario per farlo una notevolissima preparazione, un dispendio di forze incredibile per il poco risultato ottenuto.
Con una e-mail certificata, quella vera, non certo quella dello stato italiano, è di fatto impossibile.
Chiamare pirati informatici persone che hanno semplicemente scoperto che esiste una bugia creata dal  chiamare certificato ciò che non è certificato mi sembra un tantinello esagerato.


“Ritenuta la garanzia assoluta di sicurezza in termini di comunicazione e operazioni con banche e pubblica amministrazione, la posta certificata è stata violata per la prima volta.“

Ancora una volta si va a sottolineare la possibilità che la PEC sia stata violata quando in realtà non è stato violato alcunché ma è solo tipico del sistema
Ovvero il sistema funziona così, non c'è bisogno di violarlo per ottenere questi risultati.


I truffatori, dunque, ricevevano la PEC del cliente che credeva di contattare la propria banca per rappresentare le proprie necessità (ad esempio chiusura o apertura di conti correnti ovvero successioni mortis causa) e, una volta stabilito il contatto, ottenevano la fiducia delle vittime e le inducevano a fornire le credenziali di accesso ed i codici operativi dei conti che utilizzavano per sottrarre il denaro.

Anche in questo caso abbiamo come funzionava la truffa, ovvero come funzionava la Pec.

Abbiamo un cliente che manda una Pec alla banca.
Il cliente cerca l'indirizzo della maledetta pec di merda non sul sito della banca, troppo difficile. La stessa banca per proteggere i propri clienti potrebbe non aver indicato in maniera facilmente raggiungibile l'ignobile indirizzo.

Il cliente, trasformandosi in consumatore, anziché chiedere alla banca quale sia l'indirizzo di una e-mail qualsiasi per fare determinate operazioni o chiedere come possano essere svolte va a cercare l'indirizzo da qualche parte
Gli e' stato insegnato che mandare una PEC e' legalmente dare un calcio in culo. E dare un calcio in culo ad una baca, amici dal pugno chiuso, e' bellissimo. 

Il da qualche parte, puo' essere  andare da alcuni siti pseudo istituzionali che non hanno nessuna ragione di esistere sino a siti di nessuna importanza come questo blog, magari mantenuto da un truffatore.

E già, perché una e-mail del tipo nomedibanca.ufficiodeltubo@legalmail.it essendo una PEC certificata automaticamente ha un mantello di aloure cosmica. 
Per un consumatore idiota. 
Io leggo che un signore che passa in strada ha comprato presso un piccolo provider una banale mail.
Una banca DEVE avere la mail ufficio_disdette@BANCA.IT. Legalmail e' per l'azienda legalmail. 
Altrimenti cosa mi vieta di spacciarmi per "canalecinque@legalmerdameil.it"?
 
Ma il consumatore a forza di sentirsi picchiare da parte della pubblicità del fornitori, dello stato, della pubblica amministrazione e del commercialista bastardo dell'importanza di una e-mail guasta da per scontato che sia automaticamente certificante di perfezione.
Che cosa certifichi nessuno gli ha mai spiegato.

Se fosse una vera posta certificata durante lo scambio di battute, addirittura durante l'invio, apparirebbe sul client del consumatore chi è quella persona con la quale sta parlando. 

Invece lo scambio di battute che avviene tra truffato il truffatore continuerà incredibilmente senza che il primo abbia nessun sentore che ci sia qualcosa di sbagliato. 
Non solo, non puo' neppure verificare l'identita' della controparte.
Dopotutto una e-mail, che contiene il nome della banca nel posto sbagliato perche' lo stato vuole cosi', per il truffato che è stato così tanto pompato negli ultimi anni su questa favolosa che tutto può PEC, non può che essere della banca stessa. 
Altrimenti cosa servirebbe la certificatura tanto sbandierata?

Nel momento che il truffato si sente sicuro di parlare con la propria banca, perché il canale e' certificato secondo la pubblicità, riusciamo a capire che è possibile passare molte barriere di diffidenza che esistono per esempio in una comunicazione via fax o attraverso una e-mail normale.
Anche una persona che normalmente avrebbe qualche problema a fornire informazioni che possono portare a truffe diviene automaticamente un agnellino.

In questo caso e' sbagliato dire che ottenevano la fiducia delle vittime, come avviene in una truffa classica, perché questo meccanismo era fornito dal poderoso stato italico attraverso la posta elettronica comune (PEC).
Dopotutto i bancari, come medici e altre professioni, ancora oggi hanno una aura di serietà. 
Nel momento che una persona, magari non un genio, si ritrova convinta grazie alla PEC di interloquire con un'entità a cui ha dato già la fiducia di conservare tutti i propri averi è abbastanza ovvio che e' prona, ad esempio, a fornire delle credenziali “per far prima” nel momento nel quale, per esempio, esiste una fretta dovute agli impegni che  sopravvengono per una morte di un familiare.
Non pensiamo infatti che siano tutti degli idioti quelli che si sono fatti truffare. 
Vi crepa il genitore? 
Voglio vedere quanto state sul pezzo con la testa per estinguere tutte le pendenze che vi arrivano addosso in una situazione del genere.

“Una donna inconsapevole di aver affidato i suoi dati bancari ai cybercriminali e che si è vista sottrarre 49 mila euro con un falso bonifico, un'altra donna truffata con lo stesso metodo, convinta di aver chiuso un conto bancario tramite la posta certificata”

Come vedete non hanno fatto niente di particolare, se seguite il filo del discorso.
Soprattutto la seconda che sembra essere il caso piu' diffuso. 
Probabilmente ha mandato a una PEC di un truffatore tutto ciò che è necessario per chiudere un conto corrente. (ricordiamo che l'indirizzo della banca non e' all'indirizzo della banca ma spesso ad un arruBBa qualsiasi?)
Il truffatore, probabilmente, ha semplicemente re-inviato quei dati dalla sua PEC ma con il numero del conto corrente di destinazione diverso. Alla faccia del cybercriminale! conoscenza mega per inoltrare una mail...
Come ho già detto è un tipo di posta (la maledetta PEC) che non fornisce l'identità dell'inviante o del destinatario perciò è indifferente che la richiesta provenga dalla donna che ha chiuso conto corrente o del truffatore.

“i responsabili sono riusciti ad interporsi tra i clienti e gli istituti bancari utilizzando degli indirizzi di posta elettronica certificata registrati con servizi come Aruba e Legalmail e poi inseriti in portali istituzionali come www.inipec.gov.it e www.registroimprese.it “

Lasciamo stare un attimo la ridicolaggine che un paio di elenchi (con doppioni e indirizzi scaduti) che si puo' cambiare attraverso mera iscrizione possa definirsi certificante della proprieta' di un indirizzo di e-mail.
Ancora una volta vediamo la pochezza del sistema sottostante. 
Non è tanto che la PEC faccio schifo. 
Dopotutto ci sono sistemi ben peggiori dell'invio di una posta elettronica comune (PEC). 
Il problema nasce quando si chiama sicura una cosa che non lo è.

Per esempio:
se io dico che i freni di quell'auto sono regolari e poi in autostrada vi accorgete che non ci sono più è un problema.
Se invece vi informo che i freni di quell'auto frenano molto poco perché guasti probabilmente non la tirate fuori dal parcheggio o se lo fate marciate a velocità da passo d'uomo per portarla dal meccanico.
Stessa auto, stessi freni diverso vostro comportamento.

Quello che cambia è l'informazione che è arrivata.
Una persona che utilizza la PEC è una persona che è convinta che sia un mezzo migliore della posta elettronica che trova gratuitamente ovunque. 
Questa miglioria è strombazzata in tutte le maniere e spesso viene, erroneamente, considerata obbligatoria dal commercialista.
Perché, se ci pensiamo, chi fa uso di una e-mail a pagamento alquanto strana lo fa solo per un motivo: un'informativa che lo ha convinto che quel tipo di trasmissione dei dati è migliore che una banale telefonata alla propria banca o una vecchia raccomandata.

Sarebbe strano pensare che una persona che fa uso di una costosa e-mail lo faccia per un motivo estetico ( ho il SUV più grosso del tuo). 
Fa uso della Pec solo ed esclusivamente per un maledetto motivo: la Pec gli sembra più sicura, anzi, per la strombazzata che è stata fatta nel suo cervello da centinaia di attori, la Pec protegge tutto e certifica l'universo.

È banale, ovvio, che se qualcuno pensa che la Pec sia uno strumento maledettamente sicuro, molto più di una e-mail normale gratuita, da per scontato che il canale sia, come gli è stato detto, certificato.

Se si va a vedere cosa significa in italiano la parola certificato appare chiaro che chi usa la posta elettronica citrulli (PEC) da per scontato che:
l'interlocutore sia assolutamente certo,
la comunicazione sia avvenuta certamente,
Il contenuto sia invariante e
che possa essere letta solo di esclusivamente dal destinatario.

Il truffatore ha semplicemente capito che nulla di questo e' vero.
Alla faccia del cybercriminale che hanno tanto pompato.
Forse e' solo uno che ha letto la legislazione italiana.
Siamo in attesa della prossima avventura della posta costruita dagli stupidi per complicare la vita.