lunedì, aprile 24, 2023

ampli HiEnd ante litteram


 

Spesso i miei post sono negativi perché le cose grosse sono spesse volte medda.
Del resto si costruisce un bel muro con tanta fatica, mattone su mattone, poi arriva un vandalo e in 10 minuti tira giù il muro con una bomba e rende l'ambiente una schifezza.

Alle volte sto per scrivere di cose belle e poi leggo qualcosa di troppo grosso.

Oggi vi faccio vedere 2 chicche enormi che raccontano, non solo loro, ovviamente,  da dove arriva il vero HiEnd  e come e' nato.

Il fatto che nei primi 70 vi era il problema che i primi ampli a transistor non erano molto amati dai sedicenti audiofili.
Del resto vi erano un paio di motivi perché la gente non si "fidava" dei transistor.

La prima cosa è chiaramente la paura del nuovo.
Ci sono voluti del resto anni a passare al CD, che funzionava malissimo per i vecchi abbarbicati al loro 33 giri.
Paradossalmente ci sono voluti del resto anni a passare all'LP, che funzionava malissimo per i vecchi abbarbicati al loro 78 giri (e vi assicuro vi era una diff ATROCE, ma alcuni difendevano la posizione).

Paradossalmente ci sono torme di idioti che stanno tornando al sacro LP, spesso tarato di medda o comprato peggio, con la voglia di spendere per un disco anche il quadruplo di un CD e di recente ho visto bancarelle di dischi usati che partivano dai 40 ai 100E.
Va bene i dischi rari, non il mio genere, ma capisco la scimmia della storia.
Però quando mi parli di un disco "normale" tirato in numeri pazzeschi e non certamente brani che hanno cambiato la storia, di seconda mano, consumati... beh, se lo paghi piu' di 3-4E non hai tutte le rotelle a posto.

Altro motivo e' che inizialmente gli ampli a transistor non sempre erano eccelsi, del resto era una cosa nuova, venivano usati per avere potenza grezza nei comizi, per apparecchi portatili...

Ultimo, ma non certo meno importante, l'estetica.
Gli ampli valvolari erano disegnati per essere acquistati dai ricchi, una valvola costava anche un mese di stipendio, i mobili erano bellissimi e, diciamocelo, le valvole accese sono belle a vedersi.

Finiture a specchio per riflettere la luce valvolare, scritte ricavate dal metallo pieno, insomma senza badare a spese.
Roba assolutamente di lusso.

Del resto era un prodotto costosissimo, destinato ai ricchi.
Alcune marche come McIntosh hanno provato a continuar sulla strada del prodotto elitario con alterne fortune.

Ricordiamo che molti ampli a stato solido puntando sulle caratteristiche erano così, schifezze:

se poi lo aprivi anche peggio


 anche il cablaggio e' alla garibaldina

 Le caratteristiche del Quad erano gia' buone per essere il 1978, ma non eccezionali, sebbene assolutamente meglio di un valvolare.
Continuos sine wave into 8Ω resistive load.
100 Hz any level up to 45 watts<0.03% Dtot
1 kHz any level up to 45 watts <0.03% Dtot
10 kHz any level up to 45 watts <0.1% Dtot
Output Internal Impedance: 0.3Ω in series with 2000μF and 6μF
Frequency Response: 1 kHz -1dB at 30 Hz and 35 kHz into 8Ω
Crosstalk (input loaded by 1 kΩ): 30 Hz - 10 kHz > 60 dB
Stability: Unconditionally stable with any load

Vediamo anche che sottolineano cose in cui sono meglio del mondo valvolare e di ampli bolsi (Unconditionally stable with any load).

Ma il fatto e' che il QUAD, pur essendo interessante, era brutto da morire e puzzava di Brixton, non di Westminster  

Bisogna dare uno scossone e per farlo non bastano un po di caratteristiche, bisogna esagerare.

 


 DIATONE DA-A10 (1976)
20 Hz to 20 kHz :     100W + 100W
Rated output (-3dB, 1 kHz) :  0.003%

Diatone, per quando a molti non dica un ciuffolo, e' un grande dell'HiFi e ha fatto tante cose prima di altri, e altre che nessuno ha mai piu' fatto come i subwoofer mooolto estremi.

Il marchio di Mitsubishi decide di produrre una serie lunghissima di ampli che hanno l'estetica del valvolare



DIATONE DA-A100 (1973)

e questi affari suonano in maniera notevole.

Both channel operation :     150W + 150W (4 Ω) 100W + 100W (8 Ω)
Music Power :     450W (4 Ω) 250W (8 Ω)
0.1% (at rated output)

Converrete che nel 1973 non era neppure malaccio e quello del 76 eccellente.
Notate la finezza di dichiarare solo 150W su 4Ohm per rimanere in specifica, ma dalla potenza musicale si vede bene che non ha molta paura del carico.

Ma quello che secondo me era piu' HiEnd e' stato di una marca che ha fatto molto altro.


notate sempre l'estetica che poi e' divenuta uno standard nel settore, che rimembra ancora con i componenti a vista le valvole.

ecco a voi lo splendido PIONEER M22 (1978)
Questo e' una bestia diversa essendo un maledetto classe A (scaldino per orsi polari) 


si chiama M22 e pesa 22Kg.

30W+30W (10Hz - 30kHz, 8ohm)
THD (10Hz - 30kHz, 8ohm) At the time of an effective output: 0.01%
At the time of 15W output: 0.005%
At the time of 1W output: 0.005%
Output bandwidth  5Hz - 100kHz (distortion 0.01%)
2Hz-150kHz+0 -1dB (at the time of 1W output)


ora, se prendiamo uno qualsiasi degli ampli HiEnd che sono arrivati generalmente dopo il 1985 vediamo questo

Classé audio DR3 (1986)

Si notino 2 cose:
La disposizione del design molto simile al Pioneer, anche questo in classe A
Gli stessi dissipatori del DA-A100 ma la scatola messa sui trasformatori e non sui dissipatori.
Oggi un DR-3, a seconda dell'anno, vale dai 4000E aigli 8000E a seconda di anno, versione e come e messo.
Si noti che il canadese classé pur essendo più recente del giappo ha una storia di affidabilita' meno eccellente, ma la nomea Hi-End alza il prezzo.
Ricordiamo che la classe A condanna questa roba a cucinarsi al caldo durante tutta l'accensione e un affare che ha quasi 40 anni vissuti al caldo non e' furbissimo, oltretutto la stessa marca ha affari esteticamente bellissimi e tecnicamente migliori molto piu' recenti a prezzi minori.
MA questo e' uno dei pezzi dell'epoca in cui l'HiEnd era esplosa e le riviste facevano a gara a provare pezzi sempre piu' esoterici e particolari e sui finali di quell'epoca, magari sognati da un all'epoca 15enne, vale il ricordarsi la gioventu', come gli appassionati del catorcio della 500, figuriamoci di un ampli comunque  notevole, ma che all'epoca era impossibile comprare.

L'HiEnd, per quanto poi e' andata in vacca producendo cavi che pur costando come una vettura e andavano meglio come frusta che come oggetto audio, ha fatto anche prodotti notevolissimi e vi furono aziende incredibili e prodotti straordinari.

Molti di quei concetti, poi, furono implementati anche su apparecchi dal costo operaio.
Solo che dopo il comune consumatore preferì comprare delle radioline  per la partita di fantozzi da 15E al prezzo di un buon ampli perché erano cool e l'HiFi e' praticamente scomparso.




8 commenti:

Anonimo ha detto...

3-4€? Fino a 10 anni fa la maggior parte dei dischi nei negozi dell'usato e nelle bancarelle li vendevano a 50 c.
Tenuti al sole, graffiati o perfetti era indifferente. Adesso provano a vendere a 5 euro persino il liscio e i cori alpini.
Ci sono persone che credono siano un'"investimento": se è così sarò ricco con tutti i dischi di mio padre, mi prenderò una spider :)

Davide ha detto...

grazie per questo post! :)

Stefano ha detto...

Una sola parola.
Galactron.
Orgogliosamente italiano, per me e' sempre stato un sogno, misto tra hi-end e strumento di laboratorio.

Oliver ha detto...

Non sono un esperto ma un appassionato.
Al giorno d'oggi comprare un ampli nuovo ben suonante mi pare diventata un'impresa notevole, quasi impossibile. I marchi classici, anche e soprattutto giapponesi, da fine '90 fanno costose porcherie; i pochi prodotti di qualità (pioneer chi??) vengono venduti a prezzi impossibili. Per fortuna rimane ancora qualcosa di buono da acquistare tra fine anni 70 e primi 90 a prezzi (ancora) umani, finché il guru di un forum non dichiarerà la macchina tal dei tali ammazzagiganti e allora quotazione a 4 zeri per il fermaporta della cantina.
Hi-end morto e sepolto da tempo, da 30 anni almeno. D'altra parte stiamo parlando di gente (acquirente finale, truffator..ehm, venditore) che per "mettere in fase" un amplificatore intende portare la fase della presa elettrica ad un definito capo del trasformatore... Insomma gente con problemi. E' normale che poi i costruttori se ne approfittino.

Un pregio del ritorno agli LP c'è: se siete appassionati di musica fate incetta di CD!!!

@Stefano anche a me incuriosisce molto il Galctron MK120! Purtroppo non l'ho mai sentito

blu-flame ha detto...

@stefano
io non conoscevo il glactron, conosco roba veramente edge ma mai mi e' capitato di vederlo.
Da quello che ho capito e' tutto tranne HiFi "serio".
Sembra messo insieme da un gruppo di gente fattona che aveva come mito il megapixel: di piu' e' meglio.

Un panino con polpetta, formaggio, salame, cioccolato, miele e una fetta d'ananas intinta nel maraschino.

la stessa nomenclatura
"Potenza massima: 70 + 70 watt su 8 Ω; 100 + 100 watt su 4 Ω (a 1kHz con due canali funzionanti)"
racconta d un prodotto sotto alimentato che di certo non riesce su una cassa normale

"Distorsione armonica totale: <0,015% a 75 watt (1 kHz)" immagino a 4 ohm visto che non viene definito.

sospetto che sia una tavanata.
Potrei sbagliarmi, ovviamente.

Oliver ha detto...

Nemmeno io conosco Galactron, sentito dire sì e qualche anno fa mi sono imbattuto su un video di riparazione di un MK120 e mi pareva un amplificatore molto ben costruito per l'epoca (e per essere italiano).
Il sito è un po' scrauso, però mi pare che i pochi dati riportati siano coerenti e misurati.

70 + 70 watt su 8 Ω; 100 + 100 watt su 4 Ω è un prodotto sottoalimentato, mentre 100+100 su 8 e 150+150 su 4 del Diatone sono una finezza?? ;-)

blu-flame ha detto...

oliver
"Notate la finezza di dichiarare solo 150W su 4Ohm per rimanere in specifica, ma dalla potenza musicale si vede bene che non ha molta paura del carico."

Ovviamente e' un impressione data da troppa roba nel panino, ma se mi finanziate posso testare la cosa :-)
Apro un CC e mi fate un RID?
Ricompro la strumentazione!

E si a vedere le foto smontate e' PER ESSERE ITALIANO...

io e la morosa abbiamo definito che dobbiamo incazzarci quando diciamo la frase maledetta
"per essere italiano" in quanto lo diciamo troppo spesso:
e' bello per essere italiano
E' in orario per essere italiano
eccetera.

io sono un pochino stufo di dover giustificare con l'origine.
"per essere italiano" vuol dire fa schifo ma ci stiamo giustificando.

Xochi ha detto...

Quello dei vinili é un mercato completamente assurdo, negli US metà dei compratori non ha nemmeno un giradischi.