Photo: urso che racconta che stellantis passera' da meno di 400K auto a UN MILIONE (fermo al bonaventura?) "perche' ce lo deve" (parafrasando)
Abbiamo visto che dopo le colossali perdite di VW (e io mi chiedo chi le compri ancora) e i problemi politici in EU di stellantis che hanno causato un tonfo incredibile dei marchi, in alcune nazioni -30%.
Del resto la penetrazione delle eletttriche e' prevalentemente cinese o con marchi propri, es la MG ben presente anche in ita o la volvo (che ricordo essere cinese), o con etichette incollate ad auto piu' o meno occidentali come tesla o VW.
Questo determina in EU una diminuzione delle vendite netta di vetture made in EU.
Del resto per via del dazio chiamato diesel, le auto extra EU non erano molto diffuse ed erano prevalentemente di marchi EU (es il furgone X5 americano/russo o roba orientale per VW, sudamericana per fiat e perfino un'azienda statale come renault...)
Del resto diesel e maggior inquinamento concesso era la barriera doganale europea e l'elettrico ha causato un prezzo che e' il 300% piu' di prima per le europee.
Scomparso il diesel,
scomparsa la barriera,
scomparsa delle vendite,
scompaiono posti di lavoro.
Non mi sembra cosi' difficile, no?
Ci vuole la palla di cristallo?
In Italia aggiungiamo i soliti problemi di deindustrializzazione:
Tasse,
operai incapaci (ah, la sQuola latinica!)
infrastrutture di guano,
giustizia ridicola.
Anche qui non ci vuole la palla di cristallo per capire come andava, no o basta un blog di medda che lo diceva anni prima che nascesse stellantis che se si fondevano era l'ultimo chiodo?
In questo clima assurdo fioccano i licenziamenti e fioccano anche gli invidiosi gretti che vedono la soluzione nel costringere qualcuno a fare cose, senza prendersi la responsabilita'.
Le famose soluzioni semplici a problemi complessi
In italia, paese latinico, quindi avulso dalla logica che non viene spiegata dai poemi, scambiamo invidia (dall’insegnamento latino in videre, guardare contro, ostilmente, biecamente o genericamente guardare male, quindi "gettare il malocchio" come dice il solito Cicerone, non sia mai che in 2000 anni si possa dire qualcosa di nuovo) con l'invidia come viene intesa altrove, piu' simili a parole come obbiettivo od orgoglio.
Per molti l'invidia e' rivolta alle capacita', che hanno portato ai risultati.
Per tanti vedere chi ha portato risultati e' un cercare di emulare, raggiungere e/o superare chi "invidi" o meglio "ammiri" con incazzatura di non fare altrettanti, chi vedi avanti e che aneli il suo posto, capacita' eccetera.
Invidio i tuoi risultati, ti faccio vedere io che posso ottenerli a mia volta con il mio impegno!
Per un latinico e' "mo ci ha i soldi, no GGiusto, ti meno, li ci prendo io" come insegnano al classico.
Da questa impostazione nascono le centinaia di pagine sulla liquidazione PRESUNTA di Tavares che abbiamo visto.
Da questa menata arrivano anche le migliaia di pagine sui soldi dati a "fiat" e la conseguente
"ridacce li sordi o te meniamo" (ovvero le minacce, ridicole, di un secondo costruttore da parte del ggoverno de romma) o
"adesso ce devi paga' con un milione de auto".
Un milione, bello tondo, come il milione di posti di lavoro della sinistra e del berlusconi.
Forse anche qui e' meglio mettere una bella pezza a questo assurdo discorso spinto da una sinistra penetrata dai sindacati (senza olio di macchina sullo svasatore HSS) e blaterata da una destra da gelato in fronte che scimmiotta tutto lo scimmiottabile.
Fiat ha preso tanti soldi dallo stato, e' vero.
Prima pero' di blaterale di soldi bisogna capire perche' ha preso questi soldi, chi ha preso i soldi (non solo fiat, per capirci).
Il perche' e' tutto.
Altrimenti facciamo come il piagnucolante masini.
Durante gli anni post guerra, nonostante i grandi regali dello stato che aveva infrastrutturato il sud da prima della guerra, l'economia meridionale era bloccata in un mondo 700ntesco dove la ricchezza era la terra e il signore era il possidente terriero con diritto di vita e morte sui peones (presente il sudamerica?) ridotti a bestie da soma.
Il motivo era banale, per quanto da dire e' una bestemmia per alcuni, la nazione del Sud non era Italia, non si era riusciti ad annetterla per davvero. Co sono interi libri che parlano del perche e percome, ma non vogliamo tirarla per 2000 pagine, diamolo per dato di fatto.
Ho conosciuto molti imprenditori che hanno provato ad andare nella nazione del sud o ad assumere dei "frontalieri" dal sud che venivano in Brianza per lavorare.
Oggi quei personaggi oggi sono tutti morti di vecchiaia, ma raccontavano volentieri i bei tempi andati dove pensavano di essere tutti dei big, tutti narravano la stessa manfrina-ciclostile.
Negli anni 50-primi60 l'immigrato dalla nazione del sud spesso (non sempre, ovviamente, siamo tagliando giu' grosso grosso) non parlava la lingua della nazione italiana, non era in grado di scrivere, non era in grado di capire un testo scritto. Capitava anche con alcune valli venete, per capirci, ma non era cosi' estrema e diffusa al nord.
Si racconta che i neoassunti venivano "imparati" ad una neolingua che era un mistone fra la lingua d'origine, l'italiano e il dialetto milanese (o brianzolo) dai colleghi. Alcune figure nei colleghi piu' integrati facevano da traduttori/insegnati fra gli immigrati freschi e gli strani indigeni del nord.
Era un mondo semplice, l'operaio era prevalentemente un manovale, i compiti semplici e, a detta dei narranti, erano in genere di buona volonta' e gran lavoratori, al contrario di quelli arrivati poi (sto sempre riportando, se avete delle rimostranze pseudo qualcosa vi porto sulle residenze attuali).
Immagino che le prime ondate fossero molto disperati.
La cosa, quindi, funzionava, lasciando pero' sul tavolo la differente paga per chi era indigeno e la considerazione della popolazione autoctona di questi "nuovi", considerati "inferiori" non tanto per stramberie, ma per effettiva realta' produttiva.
L'immigrato arrivava spesso da zone dove l'acqua corrente non esisteva, la poverta' mostruosa e l'istruzione latitante.
Ovvero molti di costoro, i famigerati "texxoni" erano facilmente identificabili, non erano avvezzi alla vita cittadina "moderna", di fatto spiccando per il vestiario indossato malamente, la lingua non italiana, la pulizia sommaria, il lavoro da soma (che peggiorava molti degli indicatori precedenti).
Altro problema era il portare gli usi della campagna in citta', fra cui produrre una esagerata quantita' di figli.
In campagna a 10 anni i figli erano gia' lavoranti, non a caso nel 1886 una delle prime leggi per i minori (3657) diceva che fino a 9 anni diveniva illegale farli lavorare di notte.
Questo aumento del reddito famigliare pero' era valido solo in campagna ed era altrettanto normale che su 6-8 figli ne rimanessero 3 o 4 fra malattie e incidenti.
In citta' e il fatto che era cambiata location e anni, non solo i figli arrivavano tutti ad essere grandi, ma pesavano sulla famiglia avendo la scuola fino ad un eta' di 14 anni.
Questo impoveriva le famiglie con tanti figli, tipicamente gli immigrati, e la cosa li allontanava ancora piu' socialmente creando divisioni. Del resto il censo e' divisivo, non vi e' dubbio alcuno, spero.
Non e' certo una questione di "razza", se mai ne esistessero, di etnia o altre fantasie, era banalmente che queste persone avevano vissuto in condizioni orribili e/o molto diverse e ne portavano su di se le conseguenze.
Marcovaldo, per quanto ben scritto, piacevole e divertente, era un tentativo del PCI e Italo Calvino, di dare una dignita' al "buon selvaggio" nella declinazione di gente che si era trascinata dai campi alla citta' che non comprendeva.
Dava un valore positivo all'alienazione dell'eroe che non capisce l'economia di cui fa parte, la natura (o le circostanze) che, contrapposta all'industria, negativa per definizione poLLitica, lo aiuta.
Ma, se leggete fra le righe togliendo il velo di compatimento e la fata regalina che rende l'eroe non responsabile delle proprie azioni, vedete proprio il lavoratore low skill che non capisce neppure il suo lavoro.
Calvino evidentemente, vivendo in un mondo agiato, sereno, circondato da gente non "bassa", non capiva appieno il dramma, vedeva la cosa da fuori e dava solo una contrapposizione naturistico politica, ma e' evidente a chi e' sgamato cosa in realta' tentava di descrivere pur non comprendendolo condito da puxxanate partitiche.
Per limitare parte di queste cose lo stato fece molte iniziative, ancora nel 198X non era raro vedere la citta' tappezzata di manifesti della scuola delle 150 ore con ben indicato che si trattava di corsi in partenza per imparare a leggere e scrivere pagati dal comune/regione per ottenere la licenza elementare.
Del resto chi era immigrato nel 1950-55 a 15 anni (o meno, ricordiamo cosa era il mondo dell'epoca!) per lavorare, nel 1980 aveva ancora 40 anni e il mondo comunque stava cambiando, non solo come competenze.
Al sud nel 1970 comunque si insegnava di piu', producendo altra concorrenza (migliorata) al manovale gia' faticosamente integrato in azienda (forse per quello l'impossibilita' a licenziare in italia?).
Un pochino come oggi che un ragazzo che esce dal liceo classico peggiore della citta' e' scollegato dalla realta' rispetto ad un suo coetaneo che ha studiato bene e lo svernicia facile.
O forse piu' come gli immigrati africani moderni, piu' lontani ancora come "salto" rispetto a quello che succedeva.
Del resto un africano non comprende la lingua, proviene spesso da zone disagiate, alle volte capisci da quanto e' arrivato dall'odore, si comporta diversamente, fa tanti figli...
Banalmente e' stato istruito diversamente, ha vissuto dove le cose sono molto diverse eccetera. Non e' "diverso", e' banalmente cresciuto diversamente.
Ma Torino o Desio non erano Napoli, Palermo o Agrigento.
Cose ancora piu' truci capitavano, come impatto con i lavoratori, per chi apriva la fabbrichetta al sud.
Lo stato, se appena avevi un consulente "scaltro" ti tirava badilate di soldi (siamo il paese dei bonus, lo ricordate?) se portavi la fabbrichetta al sud.
Quando dico BADILATE non scherzo, si arrivava a pagare l'intero impianto e cose simili fino agli anni 80 pieni
Questi imprenditori, inizialmente tali, aprivano la fabbrichetta e si ritrovavano in situazioni imbarazzanti.
-mancanza di mano d'opera parlante italiano (vedi sopra).
-mancanza di mano d'opera capace. Erano tanto arretrati quelli che arrivavano che non si riusciva ad organizzare la fabbrichetta.
Il manovale puro va bene per spostare le scatole, ma se devi far andare un tornio un minimo ci vuole.
Si ritrovavano con la fabbrica nuova di pacca che non era in grado di funzionare se non aveva una ingente quantita' di operai del nord in costosa trasferta che vanificava il "regalo".
-condizioni ambientali avverse, ne ho spiegato anche di recente il comportamento dello stato. Gente con la fabbrica finita, ma non connessa a strade e in alcuni casi all'energia elettrica.
-infrastrutture inesistenti
-catene del valore pari a zero, anche se avevi bisogno di un bullone doveva arrivare dal nord, con tutti i costi annessi.
Alla fine il tizio disperato tornava al nord.
-Vi e' chi torna restituendo il danaro "regalato" pur di uscire subito dall'incubo (ne conoscevo un paio)
-vi era l'imprenditore che oramai e' incastrato (ricordiamo le catene del valore e le tempistiche).
Spesso prendono i macchinari nuovi (pagati dallo stato) e li portavano alla sede del nord, si metteveno un po di vecchie macchine nel capannone al sud per far scena, e si dava per scontato di avere 10 o 20 inutili custodi per 3-4 anni nella sede remota (e i poLLitici gran gloria per 20 stipendiati! Forse parte della cultura del lavoro al sud deriva anche da questo?).
Molte volte si e' pure guadagnato alla fine del caos, ma anche coloro che hanno avuto vantaggi hanno spesso una frase in bocca: "mai più al sud".
-Poi abbiamo i furbi che di lavoro prendono il grosso regalo, che poi e' il problema di tutti i bonus (tanti di cui ho notizia). Il capannone esiste solo per prendere i soldi che vengono rapinati. Per cercare di fermare questa cosa da decenni si danno i regali solo a residenti, peccato che siano piu' abili nella presa del bonus, causando solo perdite e non assunzioni reali. Del resto basta prendere una testa di legno local.
Quindi non era solo la FIAT, accadeva per migliaia di miliardi di euro attualizzati a pioggia, dalle piccole aziende, che io conoscevo, alle enormi fabbriche. E' accaduto in diverse forme con certezze, ovvero che ne conosco moltissimi di prima mano, almeno fino al 2000, ma indicatori mi dicono che POTREBBE essere ancora cosi' se sei abbastanza amico.
Perche' per i poLLitici latinisti uno vale uno, un laureato di chip design, un elettrotecnico, un pasticcere e una scimmia senza istruzione pari sono. Non pensavate che fosse un invenzione grillina, vero?
Del resto basti vedere il caos recentissimo di ILVA che racconta di storie da operetta comica da quando fu espropriata, fino alle proposte come farne un parco divertimenti con 12000 lavoratori con skill da fabbro e non da ballerino e come frontend con il pubblico l'operaio dedito a spalare il carbone che dovra' imparare almeno 3 lingue. Perche' uno vale uno, il personale di Disneyland = personale di ILVA fanno le medesime cose, sono 2 braccia.
Del resto i sindacati volevano spostare tutto dal nord, di cui bisognava avere latinica invidia purulenta, al sud.
Lo abbiamo visto con l'alfa, un percorso da veri disagiati mentali autolesionisti, del resto un operaio in meno al nord erano scioperai adoranti del sud.
Perche' al sud si ricordano dei regali, non come al nord che ti vogliono solo "fuori dalle palle che dobbiamo lavorare".
Vorrei ricordare quanto la politica e i sindacati alleati giocassero al massacro:
la Federazione Lavoratori Metalmeccanici (FLM), in pratica l'unione della CGIL, CISL e UIL, nel gennaio 1979, richiesero, CON VIOLENZA, lo spostamento della nuova produzione della Fiat panda da Torino e Desio (oRRore al nord!) negli stabilimenti del Centro e Sud Italia, particolarmente Cassino, Sulmona e, soprattutto, il sacro Termini Imerese che ancora oggi i vari GiGGini danno i milioni (ogni qualche anno arresti e buchi milionari, l'ultimo nel 2019) per far nascere impianti dove non li vogliono.
Perche sono i sindacati che dicono dove bisogna mettere le linee di produzione, non la dirigenza che magari ha deciso per un sito per via di macchinari, competenze, infrastruttura e impianto.
Ci sarebbe oltretutto da capire perché un operaio del nord nel 1979 protesti contro il fatto che nel suo stabilimento ci sia piu' lavoro e assunzioni scioperando o peggio per avere dei licenziamenti.
Ma forse molti operai non sono ancora pronti per usare lo sciopero.
Cosi' l'operaio stolto su mandato del sindacato che li vuole poveri, si alza una mattina fa danni armato di spranga, distruggendo 20 prototipi (lascio immaginare cosa costa un prototipo costruito a mano) poi, tanto, gia' all'epoca, il pretore di Torino reintegrava i malfattori al lavoro.
Chissa' come mai poi, solo pochissimi anni dopo, a Torino licenziavano, ma tanto arrivava la cassa integrazione (conosco chi e' stato in cassa integrazione torinese di fatto per tutta la vita), ovviamente prelevata dal fondo pensioni che oggi e' scarico, chissa' come mai....
Forse anziché urlare contro la fornero sarebbe il caso di urlare contro la FLM.
Come vedere la demenzialita' fatta poLLitica.
In questo contesto FIAT prendeva i soldi, pure tanti, certo, ma li prendeva per un motivo: TENERE APERTO AL SUD dove altrimenti avrebbero chiuso gli stabilimenti in perdita.
In pratica erano soldi per coprire le perdite.
Come PAGHIAMO (alcuni forse sono ancora tali o sono passati direttamente alla pensione) cassaintegrati a Torino che diventavano posti di lavoro al sud.
Ovviamente questi soldi, montagne di soldi, sono stati pagati per un servizio, il servizio e' stato fornito e la storia e' finita. Male.
Chiedere la restituzione di centinaia di miliardi ai cassaintegrati, alle fabbrichette, ad ALCOA o a fiat non ha alcun senso, sono stati pagati come bonus al sud.
Ovviamente come tutti soldi lanciati ad elicottero non hanno avuto grandi effetti a lungo termine se non aumentare il nostro debito di quasi 3000 miliardi che ci costa quasi 100 miliardi annui di solo interesse che non riusciamo a pagare visto che ancora travasiamo 100 miliardi annui al sud "a razzo".
Quindi la Fiat ha preso i soldi per tenere aperto al sud ed e' diventata un assumificio e non un costruttore di auto.
Quando si sono aperte le frontiere il piccolo marchio con pessimi prodotti si e' trovato con gente che produceva auto e non operai.
Del resto non aveva scelta se non voleva che i sindacati gli sfasciassero tutto o facessero come quelli dei trasporti che definiscono la completa follia dei sindacati italiani.
Cari sindacati, caro governo, cari vari, prima di fare richieste accenderete il cervello, sempre che ce ne sia almeno uno funzionante nel team.
Idem ai media e agli italiani, "ci abbiamo dato li sordi" ma davvero il livello e' cosi' basso?
E cari giornalisti, neppure leggete i vostri articoli in archivio, dove trovate, certamente conditi in stile marcovaldo, parte dei motivi delle regalie?
Potete accedere alla gazzetta ufficiale,m ai decreti e alle migliaia di bonus e regalie.
Non vi viene in mente i motivi dei regali?
Non viene neppure l'idea che sparare soldi dall'elicottero sia stato sbagliato?
Servono soldi per sistemare il sud, ed ora l'italia che neòl frattempo e' morta, ma e' differente IMPIEGARLI o REGALARLI.
Una cosa e' sistemare con l'aiuto dei soldi e altro regalare a razzo.
Ma non e' la cosa peggiore.
2 commenti:
Che bello leggere la storia che tutti conoscono ma che nessuno ha il coraggio di raccontare!
Credo che occorra, però, rincarare la dose. Che piaccia o meno, gran parte della grande industria (Italiana, ma anche in Europa generalmente) e la totalità dell'industria ad alta tecnologia è a controllo pubblico. La maggior parte delle aziende ha in pancia un eccesso di personale in rapporto al prodotto. Se, come recentemente sta accadendo, qualche volta si parla di ridurre il personale non bisogna né meravigliarsi né indignarsi.
Ci sono state le privatizzazioni, ma il controllo è rimasto pubblico.
Ho letto recentemente un articolo (made in USA) in cui si diceva che le vendite di Tesla in europa stanno crollando perché Musk ha fatto il saluto nazista. Non per la congiuntura economica, non per l'incertezza sul futuro dell'elettrico, non per i mille motivi che tu continui lucidamente a elencare e che molti ignorano, ma PER IL SALUTO NAZISTA DI MUSK. Siamo a posto...
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