giovedì, luglio 23, 2015

razzi-smo



Nella mia esperienza di utente capita ogni tanto di essere bannato.

È una situazione che mi colpisce non poco per ottimi motivi:
innanzitutto non penso di meritare cio'. (chi lo pensa?)
Certo ogni tanto faccio le mie sparate, ma più o meno sono le stesse che trovate scritte su questo blog.
Poi un pochino di ironia o di eccesso ci può anche stare.
In mezzo a tutti i troll e le cazzate che girano mi sembra di essere una mosca bianca.

In secondo luogo nei primi tempi che esisteva una qualche connessione io ero dalla parte di quelli (pochi) con la scure e sebbene l'abbia usata poco, preferivo mostrare il potere minacciando, ti fa pensare di essere sopra le parti e quando qualcuno dall'alto lancia la scure su di te ti rendi conto di non essere più nessuno.

Qualcuno sta ridendo visto che normalmente prendo in giro anche in maniera cattiva chi avendo un minimo di potere si atteggia a grande.
Però è altrettanto vero che se pensi di avere un potere che ti fa sentire sopra le parti alla fine pensi di esserlo.
E' umano.
Poi dipende quanto pensi di essere superiore, dipende cosa fai fattivamente come comportamento rispetto agli altri, ma un angolo del tuo cervello in cui essendo amministratore di sistema per molte aziende e possessore d'ascia nei gloriosi tempi di FidoNet pensi di essere “migliore”.

Certamente non arrivo all'aiuto vice portavoce (aka caposcala) del condominio di nessunopoli che si atteggia a presidente della repubblica ma nel nostro cervello scimmiesco esiste almeno un singolo neurone che dice qualcosa: Seeeeiii figoooooo.... Seiii er meeeiioooo...
Avendo solo 2 neuroni potrebbe essere un problema. Gia' con 4 la cosa si mitiga.


Questa bizzarra introduzione è per spiegarvi il mio nuovo ban che si basa sui preconcetti.
Dopotutto penso di averli raccontati tutti e tre, i ban, non i preconcetti che ne ho una valanga, in questa sede.

Attenzione se siete orientati politicamente o stupidi (che poi e' lo stesso) non continuate
non continuate neppure se siete facilmente offendibili, parlero' liberamente di molte categorie che rappresentano il 90% dell'italia. Queste categorie per alcuni sono offensive per il fatto stesso di esistere.
Si avvisa inoltre che e' un luuuungo e noioso pippone.
Lettore avvisato mezzo....

Antefatto;
Leggo una notizia che parla del fatto che un'azienda che quando vende un braccialetto d'oro da 10.000 euro in caso venga restituito ha una procedura speciale per controllare che nessuno abbia dato una grattatina con la carta vetro prima di restituire l'oggettino in riparazione.
Dopotutto un bracciale con dentro un orologio che dura sì e no mezza giornata quando è nuovo figuriamoci se non può guastarsi.
Così Apple lo fa pesare e leccare insieme a una busta francobollo in maniera che ci sia una custodia coerente dell'oggettino.

"Quando un Edition viene portato in negozio per essere restituito, l'orologio sarà prima ispezionato visivamente da un membro dello staff per assicurare che il dispositivo di lusso sia in condizioni idonee e non sia né rotto, né graffiato. Poi, un membro specializzato del Genius Bar controllerà il Watch con tool specifici, fra cui microscopi e una bilancia di precisione per oreficeria, per assicurare che non siano state rimosse parti in oro"

Ovviamente chi non è stato nel commercio commenta sui vari forum e notiziari Web che la cosa e' assurda, scomoda, pazzesca se odia la marca, bellissima procedura se è un adoratore del marchio.

Il fattaccio:
Io faccio un'affermazione

Al sud italia mi fregavano le parti dei tv telefunken, mi pare normale che controllino che uno non si fumi l'oro.

Vengo sommerso dalle accuse di razzismo, la redazione intera è d'accordo sul fatto che io abbia fatto una affermazione maledettamente razzista. E in quanto razzista, bannato a vita.

Il problema spesso è di preconcetti infatti se smontiamo la frase io ho detto solamente due cose:
“mi pare normale che controllino che uno non si fumi l'oro.”
e mi pare che qui non ci sia niente di razzista.


“al sud italia mi fregavano le parti dei tv telefunken”
in questa frase esiste solo un'entità: dei televisori Telefunken che quando transitavano in sud Italia perdevano dei pezzi grassie a persone non bene identificate ma localizzate in una specifica area.

E' un banale fatto assodato dalla mia esperienza.
Somma della frasi: se mi capitava una roba cosi' a me figurati cosa succede se spari roba del genere nel mondo OVUNQUE, devi stare attentissimo...
ed e' banalita'

Il fatto che non sia razzista dovrebbe apparire dal fatto della specificità della frase: non ho detto che tutti gli abitanti del sud Italia rubano.
Non ho neppure detto che ruberebbero qualunque cosa.
Anche se sarebbe logico pensarle come conseguenza se uno la tira un poco dritta.
Evidentemente, visto il dettaglio, è una mia esperienza personale e che quindi è un dato di fatto non una banale affermazione con un secondo scopo come infangare la popolazione (non certo razza) residente.

In sud Italia si fregavano le parti dei tv Telefunken è esattamente quello che mi succedeva quando dovevo inviare un televisore in un paio di regioni in sud Italia: tornavano con dei pezzi al loro interno che addirittura non erano della marca specificata. Almeno la meta' della volte. 10 spedizioni 5 problemi. Su 400 spedizioni che feci per quella promozione furono gli unici intoppi da sommarsi solo alla telecamera partita nuova di marca sony e arrivata jvc usata di 5 anni a Napoli. Napoli brilla sempre.

Dalla mia esperienza personale fare transitare degli oggetti verso dei privati senza un accurato controllo in certe parti d'Italia è semplicemente rischioso.

Non si parla di razze ma di zone meno sicure.

Ora, se questo è razzismo allora lo sono anche le statistiche dell'assicurazione.
E di brutto!
Se e' razzismo quello dell'assicurazione allora una buona metà delle notizie dei giornali sono razziste nei confronti di qualcuno.
QUANTO RAZZISMO!
RAZZISMO GROSSO!
RAZZISMO a MANCIATE e a SACCHI!

Perché se è vero che le automobili le le rubano anche in Tirolo ma e' vero che l'eccellenza del ladrocinio generale e' localizzata nel mezzogiorno e onesti cittadini locali, purtroppo per loro, non possono che confermare.

Mi sembra un po' come quando si parla dei gay che bisogna fare i salti mortali per dire che un gay è uno stronzo senza far si che sembri uno stronzo perché è gay.
E' un umano stronzo. Fine!
Che sia un gay sono caxxi suoi.
Razzismo contro i gay? ma se non e' neppure una razza!

Come in  realtà probabilmente la maggior parte di persone PENSANO che la parola napoletano identifica  uno stronzo.
Perche?
I napoletani è una vita che ci raccontano di essere diversi dagli altri e nel loro racconto fanno intendere che sono migliori degli “altri”: in genere si raccontano come geniali nel truffare, svicolare, ghermire e infrangere la legge cavandosela sempre. A scapito degli "altri" che saremmo tutti noi, i non napoletani, gli idioti.

Come se fossero di una tipologia diversa, piu' elevata, a cui e' permesso altro, forse una razza a parte?

Quindi sono loro i razzisti: i napoletani!


Tutto questo turpiloquio per dire una cosa banalissima: se in una determinata zona esiste una percentuale sensibile della popolazione che si comporta in una maniera diversa da quello che è considerato lo standard civile automaticamente tutti gli abitanti della zona verranno percepiti con la stessa deviazione.


Questo fa parte del modo in cui il nostro cervello perché non può, per evitare di esplodere, fare delle discriminazioni molto precise.
Noi vediamo la realtà attraverso una rappresentazione SEMPLIFICATA della stessa che fornisce il nostro organo pensante e quindi automaticamente andiamo per semplificazioni:

i napoletani sono tutti ladri.

Al supermercato più caro del pianeta pensiamo di risparmiare perché una volta abbiamo trovato il salame a meno (ma ben reclamizzato!).

Tutti i tirolesi portano tutti gli zoccoli

La determinata marca e' sempre migliore.

eccetera

è una semplificazione e ovviamente una volta che siete dentro in una di queste categorie è difficile uscirne.

Io ad esempio soffro molto di essere nella categoria “italiani”.
Quando vado all'estero faccio parte di una categoria di gente
che non si lava mai,

sporca ma ben vestita,

sono sempre sbracati,

spesso “stonati”,

canterina

che urla in continuazione in tutti i luoghi pubblici

ed è irrispettosa del vicino.

Questa è la percezione che l'italiano offre quando va all'estero.
Eppure io conosco tantissimi italiani, la maggior parte, che non fanno parte della categoria “italiani”.
Perché questo succede perché quando molti italiani vanno all'estero si comportano in quella maniera.
Non tutti ma UNA PERCENTUALE SIGNIFICATIVA.
La domanda è da chiedersi se gli altri, il resto del pianeta, sono razzisti nei confronti degli italiani oppure molti italiani hanno dato modo, in percentuale significativa, di pensare che gli abitanti del bel paese siano una massa di cafoni un poco stronxi.

Non più tardi di 10 mesi fa una famiglia di spagnoli continuava a guardarci mentre eravamo ristorante e commentava il fatto che, sebbene sembrassimo italiani dalla parlata, non potevamo esserlo: dovevamo arrivare da un altro paese che però non riuscivano ad identificare.
A loro sembrava molto strano che degli italiani parlassero con voce sommessa sedendo compostamente ma soprattutto usando coltelli e forchette.

Situazione come questa mi capitano regolarmente da sempre:
albergatori che rimangono stupiti,
indigeni che si chiedono come mai siamo diversi dagli italiani.

La fregatura è ovviamente che fino a quando non ci conoscono non abbiamo la possibilità di accedere a determinate risorse locali che invece un abitante di altri Stati non trova problematico avere.
Mi offendo?
No, capisco, ma lo trovo una enorme seccatura che mi nega anche delle possibilità.

È razzismo oppure è un'esperienza?
Bisogna farne una colpa alla cameriera del ristorante?

Quando ho trovato scritto in turchia di non fregarsi gli asciugamani solo in italiano capiamo alcuni perche'. Per l'albergatore Turco tutti gli italiani sono ladri i tedeschi che erano il 90% dei clienti, no.

Forse io direi che semplicemente di tutta l'erba un fascio e se nel fascio un 10% delle erbe e' marcia il fascio viene considerato marcio.

Per le stesse ragioni che fa parte del fascio, oh Dio detta così sembra un'altra cosa, soffre della semplificazione poiché sa già che quando si dirà “italiani” si intenderà molte cose anche poco piacevoli ma purtroppo, troppo spesso, vere.

Quando si dice ad esempio che “al sud rubano” da un lato sembrerebbe razzismo ma dall'altro è una statistica cruenta che fatta la quantità di popolazione rispetto a determinati tipi di ruberia non si può dire che non rubino e comunque rubano di più che in altre parti d'Italia.
Pensiamo solo ai Biliardi (si, i miliardi non bastano) di euro rovesciati nella cassa del mezzogiorno che avrebbero potuto rendere la zona una produttiva e netta come la svizzera e invece nulla e' capitato. Terra dei fuochi e alberi umani che guardano altri alberi.

Ovviamente chi e' del sud appartiene due categorie quelli che rubano (che possono essere anche una quantità relativamente modesta ma incidono negativamente sulla percezione) e quelli che ingiustamente vengono regolarmente incolpati.
Entrambi questi soggetti hanno interesse a non farsi identificare come ladri ma soprattutto sanno perfettamente se abitano alcune delle zone calde che verranno immediatamente definiti ladri.
Questo ovviamente non è bello per gli onesti.

Ma esiste un problema, si voleva integrare culture e modi di fare molto diversi: prima i napoletani con i bergamaschi e poi i negri con i bianchi che vista la diversa pigmentazione e' persino piu' appariscente come differenza.
Cosi' hanno insegnato che chi grezzamente cataloga e' razzista!

Così che quando io dico al sud si fregano i televisori della Telefunken automaticamente a queste persone viene immediatamente in mente un indice puntato che urla “ladri terroni” dall'altro lato della testa una sirena spiegata urla 
“razzista razzista razzista razzista...“ 
come e' stato insegnato a riconoscere. 

Ovviamente per dire seriamente “Ladri terroni” bisogna essere in piedi sul tavolo, indossare una tunica, reggersi con un lungo bastone e urlare a squarciagola per ottenere l'effetto migliore.
Oppure chiamarsi Bossi e avercelo sempre duro.

A riprova del fatto che era una cosa di pancia notiamo il tentativo di affibbiare a quelli del Nord l'appellativo di polentoni in quanto mangiatori di polenta dimenticando però gli abitanti delle città come il sottoscritto nella sua vita la polenta è una cosa relativamente rara ma molto più comune ad esempio la pizza.
Pizzaloni? 
Ok quelli del nord sono pizzaloni.
A casa mia si chiama ipersensibilità.
O razzismo al contrario.

Poi esiste bisogno di appartenenza sommato al bisogno di una patria.
L'italiano non si riconosce come tale e non sappiamo quindi è necessaria una patria un pochino più ristretta, tipicamente il paese-citta' dal quale proveniamo.
Questo giustifica tutta quella serie di campanilismi anche di città vicine.
Tempo fa parlai con dei napoletani erano molto arrabbiati sul fatto che la loro città venisse considerata quello che è.
Io affermai molto semplicemente che se non volevano che Napoli venisse considerata male sarebbe bastato che tutti loro cominciassero ad alzare le mani e darsi da fare per contrastare la situazione.

Per esempio fare la raccolta differenziata e pagare regolarmente il biglietto dell'autobus.

Costoro non solo mi dissero che l'autobus deve rimanere gratuito, e intanto il gasolio lo pagano gli ALTRI, ma dopo lo svicolo sulla questione spazzatura cominciarono a dire che la loro città era bellissima e non l'avrebbero mai cambiata con nessun'altra.

A questo punto appare ovvio che la situazione non cambierà mai per il percepito della città partenopea poiché dunque la situazione in essere per un indigeno medio e' comunque bellissima.
Tanto da traslocare a Torino.
Dare dello schifo alla propria citta equivale ad ammettere un fallimento PERSONALE.
Perche' si e' napoletani, torinesi, al massimo toscani ma MAI italiani.

Bellissimo quindi essere considerati LADRI pur di non perdere l'appartenenza.

Uno sforzo collettivo per contrastare i peggiori in maniera da dare, col passare degli anni, una luce diversa è fuori questione.
Troppa fatica.

È lo stesso degli italiani all'estero tutti presi a dire che l'Italia è il paese dove si mangia meglio, dove si sta meglio e continuare a comportarsi come dei cafoni ovunque.

Il problema è che molti di questi cafoni fino a quando sono tra di loro, ovvero in Italia dove è normale che i bambini urlino in mezzo ai tavoli di un ristorante e il ristoratore non può cacciarli perché viene considerato uno strano e addirittura se redarguisce i genitori viene considerato, ancora peggio, come uno che deve farsi gli affari propri, sembra che stiano nella normalità.
La normalità del cafone.
Tutti i ristoranti italiani soffrono di questa roba, se andate oltre confine si puo' dialogare senza alzare la voce nei ristoranti che non costino come un fastfood. Salvo che sia frequentato da italiani, russi e qualche altro paese simile. Ma se il ristoratore e' serio, salvo che siate molto  ricchi e spendaccioni, la prossima volta non ci sono tavoli per voi.

Ovviamente il marketing e la politica continuano a spiegare queste persone che sono speciali, che sanno scegliere bene e che qualcuno li aiuterà sempre anche se sono ignoranti e cafoni.

Però basta che passino pochi kilometri e vadano in uno degli Stati un attimino più civili perché si scontrano con la dura realtà che non basta urlare più forte per farsi capire da un receptionist che parla quattro lingue ma non l'italiano.
scena vista almeno una decina di volte.
Non basta urlare più forte per apparire migliori.

E il fatto di lasciare una camera distrutta sicuramente pagherà la necessità di sentirsi superiori alla cameriera ma quest'ultima inquadrerà gli sfigati come tali visto che in genere la gente di alto livello la camera la lascia decisamente meglio.

Tanti anni fa andando ad Ortisei, posto rispetto al quale sono terrone, l'affittacamere non sapeva se noi fossimo la comitiva di Milano o di Palermo perché erano entrambe gestite da un'agenzia che ne avrebbe mandata una da lei e una da una sua conoscenza.
Quando gli comunicammo di essere quelli di Milano lei tranquilla tranquilla Sbuffo' dicendo 
“meno male” 
senza pensare che a Milano di palermitani ce ne sono più che di milanesi.

A questo punto, visto che l'affittacamere fa lo stesso mestiere da decine di anni, è razzismo quello che è appena scaturito dalla scenetta pure è semplicemente un 
“meno male l'ultima volta è stato un disastro con dei palermitani”?


Magari su 100 palermitani e' andata male solo una volta, ma lei si ricorda di quella. Perche ci si ricorda sempre del peggio.

Ancora ricordiamoci una cosa, la xenofobia fa parte dell'essere umano: se uno dice che assolutamente non è razzista o non ha paura del nuovo io lo prendo mazzate perché comunque nostro cervello si fa delle strane idee.
Poi sta a noi, esseri senzienti, capire quando la si semplicemente una questione di pancia oppure effettivamente è una banale statistica.

Il problema che queste due forze, la pancia e la statistica, collaborano per fare una bomba esplosiva che poi identifica in maniera marchiante le persone, le categorie eccetera.

Altra riflessione che mi è scaturita in questi giorni perché qualcuno ovviamente deve a tutti i costi incrementare quei 10.000.000 di residenti che provengono da paesi extracomunitari, o giù di lì, riguarda le parole extracomunitario e terrone quando dette da me o da mio nonno.

Una pubblicita' che mi ha causato un cortocircuito.

Quando parlavo con i nonni che hanno vissuto la prima immigrazione pesante nella zona parlavano dei terroni in una maniera molto potente e se vogliamo cattiva.
Ho sentito da coetanei dei nonni, tenetevi forte, che si comportavano cosi' perche', poverini,  nascevano (o uscivano, non ricordo) dal vulcano come belzebu'. Evidentemente le anime ignoranti dovevano trovare una spiegazione a certi comportamenti a loro incomprensibili come il linguaggio usato.

Io sinceramente ho sempre pensato che fossero balle perché avevo in classe tanti terroni, il 70%, ma sebbene molti fossero un po' sopra le righe la descrizione non corrispondeva con la mia realta'.

Per me e per mio nonno la parola terrone sono due cose diverse.

Per me era solamente una serie di comportamenti che vivevo di tanto in tanto come ad esempio il fatto che alcune famiglie di quell'origine si comportassero “da terroni” come ad esempio arrivare con tutto il necessario per preparare la pasta in mezzo alle aiuole curate della Versailles italiana.

(In altri paesi una situazione del genere avrebbe dato scandalo e la forza pubblica sarebbe giunta armata ma da noi era una cosa normale perche' si doveva fare l'integrazione.)

Normalmente la parola terrone per me è un epiteto non particolarmente pesante, alle volte simpatico, da allungare ai miei amici di origini lontane.

Per me terroni assomiglia più a grezzoni perché quello che notavo di più era che erano grezzi:
molti impugnavano la forchetta come se fosse venuto il momento di uccidere qualcuno,
 i maglioni infeltriti non eran rari perché probabilmente dalle loro parti non s'usavano le lavatrici (o i maglioni pesanti) e avevano tutta una serie di comportamenti che a “noi”, fighetti del nord, parevano strani.

Pero'

Una persona che viaggia su di un ciao colorato con la bomboletta, tenuto insieme con lo spago, ma che monta una marmitta Proma che costa più del ciao nuovo ed e' tanto rumorosa che si sente fino a Reggio Calabria è, per il mio cervello, un terrone.
Anche se si chiama Giacobazzi, vive da 15 generazioni a Curno e sono diretti discendenti di Agilulfo.

Evidentemente per il mio cervello Terroni non e' simbolo di razza ma di comportamento.

Arriviamo al cortocircuito promesso.
La campagna di marketing per far sembrare gli extracomunitari come noi, come eravamo noi, piu' di noi, sempre noi, nient'altro che noi e' molto subdola: cercando di far leva sulla nostra pancia cerca di spiegarci che noi e loro, in fondo, siamo identici.

Non è vero.

Siamo persone che sono cresciute in ambienti diversi e quindi ci comportiamo diversamente.

Ci comportiamo diversamente perché le caratteristiche del luogo spesso lo richiedono.

Ad uno che abita un posto dove un cesso come una casa è una cosa rara farà i suoi bisogni dove capita.

Giunto nel milanese dal deserto del Negev quando gli scappa lascerà il suo ricordo sul mio portone,
sulla casa di lato,
dietro palo della luce,
sulla saracinesca della scuola guida
e cercherà persino di fare quella grossa nella bussola antivento nel negozio a lato.

Conosco extracomunitari migliori di molti italiani ma molti di loro sono dei disperati senza cultura che provengono da terre molto diverse di una metropoli.
Ovvio pisciare in mezzo alla strada.

Cosi' per esempio pompano su inet e sui social robe come questa a dimostrazione che 
"noi come loro". 
Per cercare di intortare, di non far notare le enormi differenze.

È bene talvolta non dimenticare...



Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura.

Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane.

….

Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti.

Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.

Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.

….

Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.

Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.

….si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.

I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali…

…….Si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare.

Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano purché le famiglie rimangano unite e non contestano il salario.

Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia.

Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più.

La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione.



OTTOBRE 1912: relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione al Congresso Americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti


A fronte di questo, sono fatto per l'ennesima volta alla rovescia, mi ricordano molto le cose che diceva mio nonno.
In più non solo dice degli italiani in genere quello che diceva mio nonno ma in pratica l'ispettorato per l'immigrazione divideva gli italiani fra quelli del nord e i terroni.
Come mio nonno.

O era pazzo mio nonno e di conseguenza lo era anche l'ispettorato del congresso oppure qualcosa di vero alla fine c'è. Magari ha a che fare con il 10% o il 5% della massa ma evidentemente qualcosa ci deve essere.

Quello che di vero secondo me è che le persone che emigrano sono persone che a casa generalmente non stanno bene.

Certo,
esiste l'avventuroso,
la persona che cerca nuove sfide all'interno dei mercati globali
e tutte quelle belle frasi portentose.
Ma alla fine la maggior parte di emigrazione di massa e' perché in un determinato luogo si fa la fame.

E quelli che partono sono solitamente quelli che non hanno molto da perdere ovvero la fascia più bassa della popolazione.

Perché una cosa è attrarre i cervelli attraverso università o occupazioni prestigiose e allora se mi dessero una cattedra di “pensiero incazzoso” al MIT con uno stipendio favoloso è ovvio che ci penserei.(dove! dove! eccomi!)

Ma per partire sulla motonave e attraversare l'oceano o comunque spostarmi di un migliaio di kilometri  senza garanzie come hanno fatto i lavoratori del sud quando sono andati al Nord vuol dire che da dove provenivano per loro non c'erano sbocchi. Solo la fame.

Sempre mio nonno diceva cose raccapriccianti a cui io non ho mai creduto e questo testo mi ha fatto fare un cortocircuito mica da ridere.
Quello che diceva mio nonno degli immigrati del sud erano le stesse cose che io vedo oggi con alcuni extracomunitari. 
O sono diventato come mio nonno e contemporaneamente assai razzista, oppure mio nonno aveva visto altre cose rispetto ai miei occhi.

A chiusura del cerchio gli extra si mettono a cucinare vicino alle aiuole e per evitare che si siedano sopra queste ultime, nuovamente, anziché cacciarli gli hanno disposto quei tavoloni con integrata panca poco distante (300m) per evitare che, di nuovo, si siedano sulle aiuole (NB da 2 anni hanno sgombrato, attendiamo la prossima ondata nel 2085 magari dal congo o dalla mongolia)...

Questo e' un enorme volo pindarico che e' partito da un ban di gente ipersensibile al “razzismo” perche' oggi si insegna a scovarlo e colpirlo per permettere di accettare cose come il piscio sul portone e perche' il razzismo esiste e soprattutto ha delle origini.

Si deve evitare che il residente prenda la pistola e accoppi il lurido che lo ha costretto molte volte a ramazzare il portone pulendo puzzolenti lasciti altrui.

Si, il razzismo e' figlio della parte scimmiesca che e' in noi ed e' acceso dai comportamenti “diversi” come ad esempio il tipo di vestiario.
Il PRECONCETTO e' un'altra cosa che spesso va a braccetto con la prima ed e' dato dal passaparola o da fatti. Che poi trasformi tutta l'erba in un fascio e' altro.

Ovvio che se non vedete aldila' del vostro naso dire che in sud italia mi fregavano i tv sembra chissa' cosa.

Ma forse oggi esiste il “razzismo” al contrario: se qualcuno dice che bisogna fermare gli extra che pisciano sui portoni automaticamente diviene razzista.
Se li becchi mentre "operano" si mettono a ridere e ti dicono “chiama carabinieri” perche' tanto le forze di polizia in italia non possono toccare neri, black block, extra.... altrimenti e' un casino.
Finiscono in galera le forze dell'ordine.
Il “razzismo” al contrario.

I cattivi sono i "nostri" concittadini e gli "altri" sono da rispettare.
Per la cronaca gli italiani che bevono nella stessa bettola degli extra non arrivano al portone: sembra che oltre a non saper mettersi il berretto (non riescono neppure a calcarlo fino in fondo) si mettano a pisciare senza aver aperto la serranda a due metri dall'obbiettivo.
Evidentemente non e' un problema di pelle ma di testa.

Ci hanno insegnato con tutte quella immaginette che negro, bianco giallo sono uguali e BISOGNA gridare allo scandalo se qualcuno dice cose come “negro”, per carita', “non bianco”, “diversamente pigmentato” (insomma piu' razzista ancora, un DIVERSO diventa).

Pero' non bisogna offendersi per cose come “le bionde sono stupide”.
Non e' razzismo anche quello??

Ancora una dimostrazione del fatto che e' la testa e non la pelle il problema.

Google identifica un viso del primate scuro con peli scomposti sula testa, occhi grandi, e mascella scura come GORILLA.
Ovvio che se avete un amico nero, siete cosi' stupidi da usare un cellulare come macchina fotografica, con un illuminazione che sconsiglia di usare persino uno zeiss noctilux e pretendete che il tag sia giusto siete dei fessi.

Google riesce nel miracolo:
Trova che e' un animale
Scopre che e' un primate.
Indovina pure che e' di grosse dimensioni, non e' una catarrina insomma.
Giunto al 99% del riconoscimento, ha beccato pure che e' un hominidae, sbaglia razza.

Per me e' un semplice miracolo delle reti neurali tenuto conto che in alcune foto la qualita' e' oscena.
Qualche idiota urla al razzismo.
Il computer di google e' razzista, quelli di G sono dei razzisti!
 
Cioe' fammi capire, un sofware che azzecca il 98% della razza e quindi il 99.999% del contenuto della foto (distinguendo che non e' un sasso, un auto, un fiore o una tazza) in caso di errore dello 0,0001% e' razzismo?
Ma sei un idiota!
Il fatto che se un negro non cambia che sei un idiota. Fossi bianco o blu saresti comunque un azzurro idiota di merda.

Comunque per me esser chiamato razzista  e' un bel ribaltamento.
Uno che e' stato piu' volte ringraziato da extra di varia origine
“perche' non mi hai trattato diversamente come hanno fatto altri”.
Eggia', che scoperta.
Un punto vendita “serio” non fa differenza di colore, origine, religione ma solo di CENSO.
Un punto vendita e' razzista con i portafogli, non per il colore della pelle.
Hai il grano? Ecco il prodotto!
Al limite di pulizia: se entri che puzzi come una vacca che si e' rotolata all'alpeggio nel posto sbagliato e' ovvio che non ti trattero' bene, no?
E mi dispiace dirlo, molti extra avevano difficolta' con la doccia maggiormente che  gli italiani.
Pero', ad esempio, anche i vecchi non scherzano.Provate a prendere in mano certi telecomandi e il ribrezzo prendera' la vostra anima. Sono razzista contro i vecchi?



A dire il vero, scrivendo questo testo, ho scoperto di essere MOLTO razzista, probabilmente e' l'eta': mi danno sui nervi gli idioti e gli ignoranti che pensano di essere informati (li chiamiamo grillini?).

Ecco io farei una legge contro gli stupidi, li raccoglierei in un punto e gli darei fuoco.
Ma non sono l'unico. Cyril Michael Kornbluth ha scritto un racconto che a leggerlo fa pensare che soffrisse della mio stesso razzismo.


Un discorso senza ne capo ne coda, non trovate?
Ma quanto sono razzista?
tantissimo.
Piu' di CMK di certo.

Cosa ne pensate?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

il COSO dell'ispettorato del congresso... non ti sei ancora accorto che è una bufala?

il resto è nulla più di sbrodolio da bar, nulla di nuovo, nulla di sensazionale

blu-flame ha detto...

non e' importante poi che sia una bufala ma e' esemplificante.
Al solito le fonti che ho letto in italiano (4) si copiano l'un l'altra
Probabilmente e' un collage di varia roBBa
ne parla anche attivissimo ed e' come al solito preciso.
https://www.cicap.org/new/stampa.php?id=273933

Ma ripeto e' importante?
E' importante che ci dicano che noi SIAMO i disperati del 1912.
Sorry,il passo dopo e' considerarci spagnoli o francesi.

sbrodolio da bar?
un luuuungo e noioso pippone cosa e' secondo te?
:-P

Anonimo ha detto...

Su una cosa ti sbagli.
Quelli che emigrano non sono i più disperati: sono una via di mezzo, sono i meno disperati tra i più disperati.
Sono quelli che si sono presi una laurea nel loro paese, magari, e dopo aver constatato che rischiano comunque di fare la fame, se ne vanno verso un posto migliore (i disperati non se ne vanno perchè non ne hanno la capacità o la volontà).
Sono quelli che hanno aspirazioni migliori, i più intraprendenti, i più determinati (i disperati sono rassegnati, non hanno mezzi di sussistenza e non possono sprecare quello che hanno per pagarsi un viaggio di sola andata verso il nulla).

In fondo è quello che è successo al Sud in Italia: i più intraprendenti se ne sono andati al Nord a lavorare e hanno lasciato a casa quelli che non avevano la capacità / la forza / la voglia di lavorare di più per migliorare la loro condizione.