mercoledì, marzo 15, 2023

Clarkson's Farm

 


 

Come ho gia' accennato altrove questa e' una delle serie televisive migliori recenti.

Non ha una fotografia spettacolosa, non si recita un copione da sturbo e non ci sono neppure effetti speciali.
Anzi, e' vuota.

Questo e' come con il solo montaggio e 2 telecamere (telecamere, non cellulari, fotocamere, ipad, scarpe o accendini) si puo' fare una storia e raccontare cose.
Non esiste neppure la fintissima nauseante oscillazione finto anni 80 di "stiamo facendo un reportage" come va di moda di recente. Sapete, hanno inventato i cavalletti e un buon operatore con un camcorder non fa venire il mal di mare dagli anni 70. Neppure prima.

 Jeremy Clarkson, forse trovando troppo impegnativo fare il caxxone in top gear e seguiti,  decide di comprare una fattoria nelle Cotswolds dove, fra una imitazione di Trump e una comparsata, decide di provare a coltivare.
D'altronde, cosa ci vuole?
Pianti un seme, cresce la pianta.

Ovviamente per fare un pochino di show fa sempre un pochino la parte del caxxone, ma la cosa, come abbiamo imparato, e' una posa solo per dire cose che altrimenti nessuno direbbe.

Idem per questa serie in cui il giullare cittadino prende le redini della fattoria con le premesse che il cittadino si aspetta:
Che bello il coltivare
Che bella la vita nei campi
La liberta' dell'aria aperta
Quanto diventa ricco uno che ha tutta quella roba
Piantare 2 piante cosa vuoi che ci voglia
e' bellissima la vita nelle campagne.

Jeremy inizia la sua vita da coltivatore e si scontra subito con la durissima realtà.

Se avete l'idea delle trasmissioni lobotomizzanti come linea verde, che bisognerebbe multare per aver detto fesserie, oltretutto bugie dette da una ente statale, dimenticatevi  tutto.
La campagna non e' quella che vedete in cartolina o su linea verde.

Durante lo svolgere delle puntate si scopre la dura realta' che spiega, con un taglio alla Jeremy, che gioca sul fatto di essere Jeremy (come avere un trattore enorme della lambo che ostenta per la sue pUtenze).

La realta' è quella che leggiamo maldescritta sui giornali e messa con meno enfasi di 22 maschioni sudati arrapanti, quagli articoli facciamo finta di non capire... perché non raccontano nulla.
Nell'occidente l'agricoltura è pesantemente sovvenzionata e per le piccole realta' e' difficilissimo avere guadagni: di fatto senza sovvenzioni non esisterebbe il settore in EU.

Inoltre, come aziende, si e' alla mercé degli eventi esterni e delle volonta' dello stato.
Da anni, quando sento degli economisti che risiedono nel paese delle regine, continuano a ripetere che si stanno italianizzando come modi di fare e la brexit ha accentuato la cosa di un fattore 10X.

Il telefilm racconta una situazione tragica con violenza, rimanendo nel faceto, attraverso 2 stagioni dove l'unico motivo per il quale la fattoria non affonda tragicamente sono le grandi tasche del conduttore che 20.000E per rifare un tetto approvato e poi magicamente inadeguato o  il fatto che il prezzo del grano non copre le spese,  non e' un problema che ti porta dritto al fallimento.

A supporto di Jeremy  nella fattoria rinominata "Diddly Squat" (roba da chiodi o simili) ci sono altri "attori"

Il piu' presente e' Kaleb.
Kaleb e' un grandissimo lavoratore che a 13 anni lavorava gia' pesantemente per sbarcare il lunario e, in conseguenza, si pone come diretto contrario di Clarkson.
Clarkson non capisce nulla di agricoltura e Kaleb ha lavorato 80ore alla settimana dai 13 anni per diventare padroncino invece sa tutto di quel mondo.
Clarkson ha viaggiato in tutto il mondo su tutti i mezzi possibili, Kaleb non ha mai fatto piu' di 20Km da casa sua e ha usato solo 2 mezzi: auto e trattori.
Clarkson ha frequentato scuole prestigiose e scritto per riviste di auto e computer, e' un appassionato di storia e (piaccia o meno) ha una grande cultura per quanto sia un cazzone. Kaleb ha pochissima cultura generale, ha dovuto lavorare e potremmo definirlo un ignorante. Kaleb conosce una sola cosa: il duro lavoro.
Capiamo che Kaleb e' l'antagonista e il contrappeso ideale al tracotante Jeremy: due personaggi perfetti sono una storia.

Altra presenza costante e' Charlie Ireland, il tipico fare del ragioniere di provincia, l'uomo dei NO.
Charlie Ireland e' quello che  deve dire a Clarkson come sono fatte le leggi e come vanno applicate, e' quello che deve mantenere la fattoria nella realta' dei conti e preparare le scartoffie.
Chiamato ironicamente Cheerful Charlie dal protagonista perché e' sempre serio e porta sempre cattive notizie.
Anche lui e' in qualche maniera speculare a Jeremy dovendo farlo tornare alla realtà

Tra una gag data dallo scambio di battute fra Jeremy e Kaleb, due mondi maledettamente distanti, noi che siamo avulsi dalla realta' che vivono gli agricoltori, cominciamo a capire qualcosa della dura realta' del mondo agricolo e di quella parte che volutamente ignoriamo.

Inoltre mette sul piatto come funziona l'impresa, con l'imprenditore che, qualunque sforzo possa fare,  le cose possono andare maledettamente male.
Perché la gente pensa che l'imprenditore e' sempre ricco, ma di fronte ad uno che ci e' riuscito ci sono decine di barcamenanti e moltissimi che sono finiti malissimo.

Questo e' quello che io chiamo un buon servizio pubblico, attraverso una narrazione mai pesante, in cui il megalomane Jeremy diventa un ingranaggio della storia, il racconto esplicita quelle cosa noiose che nessuno legge mai sui giornali, ma che sono importanti.
Poi che il servizio pubblico faccia stronxate come linea verde e queste cose le faccia un riccone chiamato amazon e uno dei conduttori piu' danarosi del mondo pone moltissime domande su dove sia l'informazione.

Penso che Clarkson's Farm abbia fatto per l'agricoltura piu' di tutta la Rai negli ultimi 30 anni.

Una boccata di ossigeno.

PS
Fra l'altro dimostra che la storia che tanto ha tenuto testa sui giornali delle farine di insetti si o no e' pura demagogia.

PS2
Probabilmente per proteste contro "avete regalato soldi ai ricchi" e' stata tolta dalla trasmissione la piccola parte con l'importo esatto dei contributi statali versati a Jeremy: il brutto della tv streaming, poter cambiare il passato senza che qualcuno se ne accorga.
Lo streaming permette l'edit a posteriori.
La storia puo' cambiare.
Il passo dopo sara' mettere un paio di neri nelle Cotswolds (cosa che viene celiata da J per via delle direttive di amazon) e far diventare nero Kaleb graze alla AI.

PS3
l'inglese di jeremy e' molto facile da seguire, anche se siete della gente che fa fatica come il sottoscritto.






8 commenti:

Celso ha detto...

"diddly squat" vuol dire niente, particolarmente nelle espressioni equivalenti alle italiane "non avere un soldo bucato" o "non importare un fico secco".

camu ha detto...

Se ti piace questo genere, ti consiglio caldamente "James May: Our Man In Japan" :)

blu-flame ha detto...

camu
Our Man In Japan nn mi e' piaciuta, sembrano le mie vacanze con piu' grana in tasca, ma meno belle.

May e' molto piu' grande quando fa il James May: James May's Toy Stories e' MOLTO piu' bella.
Action Man at the Speed of Sound poi mi sembra la versione figa delle mie superiori, masterpiece.

Mistizio ha detto...

"Probabilmente per proteste contro "avete regalato soldi ai ricchi" e' stata tolta dalla trasmissione la piccola parte con l'importo esatto dei contributi statali versati a Jeremy: il brutto della tv streaming, poter cambiare il passato senza che qualcuno se ne accorga."

voglio fare l'avvocato del diavolo e scrivere che "capisco" (ma non condivido) l'idea di rimuovere due puntate di south park... ma censurare due minuti di video in cui viene spiegato come tanti agricoltori riescano LEGALMENTE a tirare avanti coi sussidi statali è pura follia (imo)
ps nella seconda stagione fa anche un accenno ai sovvenzionamenti che sono "cambiati" grazie alla brexit

saluti ed è sempre un piacere leggerti

camu ha detto...

Grazie per i consigli, li guarderò volentieri!

blu-flame ha detto...

Mistizio il senso e' rimasto, ma la cifra era piu' impattante.
In pratica l'aiuto di stato e' il business.
In questo caso ci sarebbe da dibattere sul fatto che sia giusto o sbagliato avere un produzione di cibo in house (spostare l’agricoltura in cina? Ne siamo sicuri sicuri?)

Stefano ha detto...

L'agricoltura, in USA e in Europa, e' tutta pesantemente sovvenzionata, altrimenti ai "prezzi di mercato" non saremmo assolutamente concorrenziali con prodotti argentini, ucraini, nordafricani e sudest asiatico.
Cio' e' comunque giustificato (e attualmente ancora di piu' visto le instabilita' goepolitiche) nel mantenimento di asset strategici all'interno delproprio Paese (o comunque all'interno di una sfera di potere politico di cui si appartiene o si ha il controllo).

Alimentazione, energia, difesa, salute, finanza, telecomunicazioni sono asset di cui un Paese non puo' fare a meno e dipendere da altri in questi ambiti e' una cessione di sovranita' che basta una minima perturbazione esterna o estera per compromettere la stabilita' e l'esistenza stessa di un Paese.

Giocoforza il mantenere comunque il controllo di determinate catene produttive o servizi anche a scapito del loro costo rispetto a soluzioni esterne, di cui pero' non si ha piu' il completo controllo. il COVID, la crisi seguente e la guerra alle porte ce lo ha (o dovrebbe avere) insegnato. Se non lo impariamo (come sembra in questi giorni il ripetere degli stessi errori nell'alta finanza) siamo stupidi, DAVVERO stupidi.

Il fatto che l'Italia abbia smantellato l'industria elettronica, abbia perso quella siderurgica, abbia castrato l'agricoltura, distrutto l'industria metalmeccanica, perso sovranita'sulla finanza e ridimensionato la Difesa in nome del "pareggio di bilancio", contenimento dei costi e ricerca della migliore offerta dei mercati ci rende estremamente vulnerabili geopoliticamente e dipendenti da quelli che chiamiamo "partner" ma in realta' sono i nostri sovrani.

camu ha detto...

Stefano, concordo in pieno con te. Ed è quello che dico da anni a chi critica la Cina che ha protetto il proprio mercato, costruito nuove "vie della seta" attraverso l'Africa, si è assicurata l'uso di materiali rari per il sostentamento della propria economia, e via dicendo. Tutti lodavano la globalizzazione, mentre io già vedevo come il giochino prima o poi si sarebbe rotto, perché non tutte le economie sono stabili e pacifiche come quella europea (americani in primis, che cercano sempre il pretesto per diffondere il loro imperialismo). Ora il castello di carta su cui avevamo costruito l'economia occidentale inizia a crollare, ed in tanti si svegliano stupiti che tutto questo sia potuto accadere. Intanto i cinesi se la ridono, e si profila sempre di più quello che vado dicendo da tempo, che l'impero americano è oramai sulla via del tramonto, come quello romano d'altri tempi, e che il nuovo medioevo, seguito dall'affermazione del dominio asiatico (non solo Cina, ma anche India ed altri Paesi emergenti) è inevitabile.