lunedì, ottobre 24, 2022

riciclare

 


 

Quando si parla di riciclare le batterie delle auto elettriche a me fa un pochino ridere. Quando si riuscita' a farlo decentemente sara' un processo complesso.

Una delle cose che e' da gestire da oramai un secolo sono i pneumatici.
Eppure spesso le discariche prendono magicamente fuoco (io stesso ne vidi una in meridione 25 anni fa che ha bruciato per giorni poche centinaia di pneu, e non fu l'unica vista in ita).

Se avete un idea di massima su cosa esce da quel fumo sapete che era un delirio di tipologia di inquinanti.

Infatti pur il pneumatico essendo molto calorico, è infatti caratterizzato da un potere calorifico pari a quello del carbone, ma con emissioni nettamente inferiori SE bruciato in appositi siti.

Uno dovrebbe pensare che quando hai 42 milioni di pneumatici potresti pensare che forse, pesando 10Kg l'uno, potresti avere la possibilita' di avere 420.000T di carburante GRATIS.

Siccome da fastidio riciclare, qualcuno decide di dimenticarsi un cerino

Scena vista in molte zone del mondo, per quanto piu' in piccolo di questa che pare abbia bruciato, a seconda delle fonti , dai 7 ai 12 milioni di pneu (d'altronde non e' che li contavano).

Questo va a sommarsi ad un secondo incendio avvenuto anni fa nella stessa discarica e titolato intorno ai 5 milioni di pneumatici. 

 

Giusto per capire la dimensione della singola discarica, parliamo di  circa 8 KWh/kg, con un rendimento d'impianto intorno al 40% sono  circa 3KWh

parliamo di 420.000.000Kg, ovvero 1.3TWh di energia solo con quella singola discarica (Kuwait, per la cronaca).
Inoltre il singolo impianto come scarto avrebbe metalli a iosa.

Se poi li vogliamo tradurre nelle cazzate dei verdosky che vanno a Capalbio, anche ammettendo che la cannuccia sia fetente come il pneumatico,  parliamo di
1.300.000.000.000 di cannucce, avete capito, bisogna usare i Bilioni, che i miliardi di cannucce non bastano.
Come dire: probabilmente tutta la produzione di cannucce europea da quando e' stata inventata la plastica forse non basterebbe.

In mezzo mondo riciclare pneumatici vuol dire portarli all'aperto e dargli fuoco: siamo proprio sicuri che gli enormi costi delle auto elettriche europee, circa 200.000E ad auto, abbassi l’inquinamento?

Non sarebbe forse meglio intervenire su cose MOLTO più economiche e piu' inquinanti?






28 commenti:

Stefano ha detto...

Cosi', a "naso", mi sembra che i copertoni bruciati possano essere molto piu' inquinanti del carbone "tout court", altrimenti sarebbere una manna per i termovalorizzatori. Non e' che la loro combustione gli va a rovinare irrimediabilmente i sistemi di filtraggio o producono inquinanti non filtrabili??

Se tutto cio' non e' vero siamo davvero una massa di COGLIONI con le P maiuscole a sprecare cosi' tanta energia...

Per le batterie, anche qui, sinceramente non riesco a capire perche' tutti i metalli e le terre rare presenti nelle batterie usate non possano essere sfruttate e riciclate e invece dobbiamo andare nelle miniere del congo a tirarle fuori da tonnellate di roccia. Anche utilizzando gli stessi, ignobili processi da minerale se ne ricavera' ben di piu' da una massa che percentualmente ne contiene assolutamente di piu'...
Capisco che tutti vogliano studiare processi alchemici per ottenere prodotto piu' puro con pochissimo dispendio energetico perdendo tempo nel cercare la pietra filosofale che appena tocchi la batteria te la scompone a livello molecolare e ti ritrovi tutti i preziosissimi minerali allo stato puro, ma fino a che non si trova questa bacchetta magica, buttiamo le batterie nel "fornacione" dove ci va il minerale del materiale piu' costoso e pregiato e le scorie a cascata per gli altri... meglio che buttarle nelle discariche cone ora sara', o no??

Manuel ha detto...

Non vedo perché i due temi debbano essere in mutua esclusione.
Affiancati così l’argomento sembra unicamente semplice benaltrismo.

blu-flame ha detto...

Manuel, quali argomenti?
Prova ad essere piu' esplicito.

LucaL ha detto...

Ho sentito che recentemente (anno scorso) in svizzera avevano trovato un modo per riciclare il 100% dei componenti delle batterie esauste...non ho trovato info in merito, ne sai qualcosa?

blu-flame ha detto...

lucaL
Ogni tot qualcuno arriva e dice di aver trovato il modo.
Ovviamente fra il dire di farlo per 1Kg e farlo per tonnellate, come per la pipi', sono cose molto diverse e a oggi mai ho visto sistemi di vero riciclaggio industriali.
Potrebbero anche esserci, ma nel momento che esistessero nessuno direbbe piu' "abbiamo trovato il sistema", al massimo "un sistema migliore".
Per questo al momento penso che non esista un modo per riciclare le batterie al litio che non contempli il dargli fuoco.

Anonimo ha detto...

C'è anche la questione costi
Supponiamo pure, per semplicità che una batteria sia riciclabile al 100%
Se una tonnellata di Litio "vergine" costa 100, e una di riciclato costa 120, allora l'industria non avrà interesse ad usare il riciclato

Co.Bra.

Stefano ha detto...

Se una tonnellata di Litio "vergine" costa 100, e una di riciclato costa 120, allora l'industria non avrà interesse ad usare il riciclato.

Ed e' qui che dovrebbero intervenire gli enti regolatori, imponendo prezzi maggiori per i materiali non da riciclo. Ma finche' paesi come Francia e Cina terranno lavoratori in stato di schiavitu' sfruttando le miniere africane non succedera' mai.

Cosi' come finche' ci sara' gas e petrolio nessuno avra' la spinta a trovare alternative. Appena c'e' stata una crisi ecco spuntarle fuori, ma sono state subito zittite dagli speculatori, abbassando immediatamente i prezzi per renderle non convenienti e non chiudere il mercato.

Il "libero mercato" non si autoregola, favorisce solo i comportamenti spregiudicati, speculativi, predatori e antietici. Gli economisti "liberal" se ne facciano una ragione.

blu-flame ha detto...

vedi il regolatore puo' fare qualcosa quando ci sono piccole differenze.
Se il litio costa sul mercato 100 e se per riciclare tu spendi tanto che il risultante e' 400 o 1000 (spesso e' questo il salto in altri materiali) tu puoi normare, ma di fatto l'unica cosa che normeresti e' "facciamo fallire i nostrani e importiamo dall'estero" come e' successo per molte industrie come ad esempio la verniciatura.

Mezzo veneto manda camion nell'ex-yugo o in Turchia per verniciare.
Alla fine costa meno che fare impianti a norma per davvero (al nord i controlli spesso ci sono).

I comportamenti diventano spregiudicati quando ci sono errori di partenza.
Se io faccio normative che PUNISCONO (bastone molto grosso) senza aver preparato un ceto di carote e' colpa dell'asino se fugge?

Si vuole partire con le auto elettriche?
OK:
dove sono le reti?
dove sono gli impianti di riciclaggio, almeno quelli industriali di test?
dove sono le centrali pianificate?
dove sono....

Come preparare un caos dove chi potra' farà suo un mercato, magari diventando monopolista e imponendo prezzi e favori pur essendo non italiano.
MAgari diventiamo succubi della pinco pallo energia svizzera e dalla Geely automobili.

Il mercato si regola abbastanza (il regolatore serve a bilanciare), se la regolazione e' demente, il mercato diviene pazzo e feroce e persino sprecone (cosa che non e' fattualmente).


Stefano ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Stefano ha detto...

il Regolatore (con la maiuscola) deve proprio intervenire per evitare le grandi distorsioni.
Impedire che tu porti fuori il lavoro semplicemente per eludere le regole interne di sicurezza, inquinamento e sfruttamento della manodopera. I veneti se ne stanno a casa e si fanno l'impianto di verniciatura.
Il Regolatore, nel contempo, impedisce che entrino i prodotti che TU produci in Italia da Paesi che non rispettano le tue norme. Del resto, se provi ad esportare in Cina, ti mettono tante di quelle "regole" che ti fanno rinunciare.
L'asino non fugge se fuori non ci puo' andare. Si prende le bastonate e mangia erba finche ' non crescono le carote.
Deve anche cambiare il paradigma del consumo, perche' io consumatore non mi devo sobbarcare lo smaltimento di processi produttivi demenziali e improntati al massimo dispendio di risorse.
Le batterie (per non dire tutta l'auto) vanno smaltite da chi le produce. Alla fine della vita l'auto (ma per estensione TUTTI i prodotti), dovrebbe essere smaltita TUTTA dalla Casa produttrice, non dall'acquirente con supporto di discariche statali o parastatali.
Mettendo a carico delle aziende produttrici lo smaltimento sarebbe l'unico modo per incentivarne oltre misura l'analisi di impatto ambientale e il riciclo dei materiali usati. Adesso come adesso chi produce se ne sbatte altamente della fine del prodotto, a carico di chi lo acquista e sotto sua responsabilita'. Se diventasse non piu' il consumatore che getta una bottiglietta di plastica il responsabile dell'inquinamento ma l'industria che l'ha progettata per inquinare in eterno, forse cambierebbe qualcosa. Se invece di multare il maleducato che butta una bottiglietta Levissima i vigili raccogliessero tutte le bottigliette e multassero la Levissima, forse si preoccuperebbero di piu' e magari le farebbero in vetro, disseminando di raccoglitori le citta' e le spiagge... magari che ti danno 1 cent per ogni bottiglietta messa dentro...

blu-flame ha detto...

Vedi il problema e' con chi identifichi come "mercato".
Perché il mercato e' costituito da milioni di attori ed e' estremamente errato parlare di "finanza e borsa" come entita' slegate dall'operaio di vicenza.
Penso di essere tendente al neo-liberismo: lo stato ci DEVE essere e DEVE normare per evitare gli eccessi dell’avidità del singolo (che ricordo e' piu' facile che sia un operaio che un banchiere)
Lo stato deve dire che non puoi farla in mezzo alla strada, che ti chiami Draghi, che tu sia Cipputi o un Abdul (cosa che da noi e' gia' disattesa, a 200m ci sono diversi luoghi in cui gli abdul cagano all'aperto in pieno centro causando un enorme problema sanitario, cosa ridicola perche lo stato spende milioni per associazioni che introducono il water nel 3zo mondo per arginare pandemie).
Lo stato deve dire che se prendei a prestito poi devi restituire, che mia proprieta' non e' la tua e fornire infrastrutture fisiche e meno su cui lavorare.

Certo che se lo stato diviene una macchietta...
-il "mercato" non vuole pagare per i rifiuti.
dipende, l'industria e' disposta a pagare un prezzo "equo".
Quello che non vuole e' che per dei banali rifiuti tu debba produrre vagonate di carta e prevedere aree enormi di stoccaggio perché essendo la presa complicata ogni presa ha costi assurdi che non puoi girare sul prezzo (che vuol dire fallire).

-Il "mercato" non vuole occuparsi degli handicappati, costano e non producono.
Questo e' proprio compito dello stato, sebbene spesso siano stati proprio gli imprenditori a creare sistemi di supporto. Banalmente per aumentare la produttivita', ma alla fine, oggi lo stato italiano sta cagando in testa a costoro, con alcune regioni (sicilia?) che addirittura saccheggia pure quel poco che potrebbe essere destinato a loro.
E comunque, se ci pendi, non e' compito del mercato pensare a loro, come non e' compito del carabiniere stabilire la legge o la pena.


-Il "mercato" dice che la Sanita' non produce, si deve tagliare i suoi costi oppure farla pagare come fosse un "bene di lusso" non essenziale.
Idem come sopra, la sanità al mercato non interessa. Non la vuole tagliare, banalmente non fa parte del mercato. Per il mercato e' semplicemente merce (immateriale essendo un servizio).
Lo stato deve fissare regole per far si che ci sia una buona sanità. Nota che nel mondo molti ospedali hanno sempre fatto assistenza gratuita.
Il problema e' che i soldi non arrivano dagli alberi e non lo puoi fare in grande stile senza fallire. Del resto TU, che sei parte del mercato, non lavori gratis per gli stessi motivi.

blu-flame ha detto...


-il "mercato" vuole pompare i soldi dai ceti bassi per darli ai ceti alti. Che i poveri si fottano e anneghino nei barconi o suicidati dai ponti!!
no, al mercato questo non frega nulla.
il mercato vuole che circolino sempre piu' possibilita'.
Di fatto il mercato vuole piu' persone che siano produttive.
Il fatto che il mercato, soprattutto in italia, non puo' intervenire sullo stato e sulle persone..
Il creare un posto dove i poveri non debbano fuggire sui barconi dipende dallo stato, nel caso Libico Congolese o Algerino, non da un eventuale mercato.
Il mercato non puo' andare in Africa a mettere una fabbrica di magneti per evitare i costi di trasporto delle terre rare. Banalmente perché sparano, non c sono ingegneri, l'operaio e' persino piu' scimmia dell’italiano. O se preferisci perche lo stato e' uno schifo.
Quindi si prendono le terre rare e si portano altrove, in alcuni casi di estrazione si prendono direttamente i minerali delle materie prime perche non riescono ad andare neppure oltre la picconata.
Lo stato deve creare sicurezza, istruzione, infrastruttura e giustizia se vuole prosperare.
Se guardi la differenza fra la lombardia e il profondo sud e' proprio come vengono distribuiti e spinti questi temi.

-Il "mercato" vuole pagare "zero" le materie prime e i prodotti agricoli per poi moltiplicarne il prezzo grazie a n! intermediari che guadagnano solo spostando carta.
NO.
Tutti, anceh l'operaio vorrebbe la birra gratis, per cui non mi fermo neppure.
Gli intermediari sono il commercio.
Non sembra, ma l'intermediario non e', generalmente, un banale passacarte. Se lo fosse potresti alzarti una mattina e sostituirti a lui.
Persino Amazonia, che e' la cosa che piu' mi sovviene simile alla definizione non e' un passacarte. Per fare quallo che fa ha tirato su la seconda infrastruttura per dimensione sul pianeta.
Ci sono cose che non vedi.
Rischi che non vedi.

-Il "mercato" che si autoregola non vuole immigrati che vengono a mangiare le tue risorse senza produrne.
Questo, se permetti, e' la definizione di STATO.
Se lo STATO non mettesse al primo posto gli indigeni il momento stesso che l'europa perdesse le frontiere (e ricordo che molti stati sparano), il giorno dopo non esiterebbe piu' il concetto di civilta', banalmente per i numeri.
Una volta si chiamavano barbari: entravano, mangiavano e poi finito tutto andavano altrove a mangiare.
http://allarovescia.blogspot.com/2017/01/europa1-lo-stato.html

Hai un idea molto ingenua dello stato, persino piu' del cazzone di Marx che contraddiceva se stesso.

blu-flame ha detto...

Stefano, continui a non capire perché ci si divide i compiti.

Prendiamo la levissima che, secondo te DEVE essere responsabile non solo di fornire un prodotto che rispetta delle norme, ma anche occuparsi dell'uso che faranno dei suoi prodotti.
Immagino che se un'auto viene usata per commettere un omicidio o elaborata...

Quindi se e' RESPONSABILE automaticamente deve essere in grado di ottemperare all'obbligo.
Non puoi multarla per quello che fa una persona a caso se non puo' farci nulla.

Conseguenza: uno che butta una lattina non deve poter essere fermato da un vigile, ma dalla levissima.
Automaticamente, il giorno dopo una norma folle e stupida, la levissima arriva dallo stato (toc toc, sono io...) e ti dice: Ok io devo evitare che il tuo popolo butti a cazzo le bottiglie, per farlo ho bisogno di strumenti, non e' che posso andare da tizio e dire
"non puoi buttare la bottiglia in mezzo alla strada"
perché la risposta sarà
"ma chi cazzo sei? togliti dalle palle se no ti spacco la faccia"

Quindi l'unico modo e' che le aziende possano avere non solo una forza di polizia, ma anche regole per cui possano PUNIRE chi sbaglia volontariamente constingendo Tizio a non buttare la bottiglia: "ciccio se la butti ti spacco la faccia", o ti multo.

Perché e' sempre bello dare la colpa, ma quando dai delle responsabilità devi dare anche il comando per ottenerle.
Fino a che la responsabilita' e' nella produzione, le società hanno il comando: possono punire i fornitori, possono migliorare la linea.
Ma quando dai la resposabilita' del cliente stai di fatto ESPANDENDO il comando.
non esiste un manager con responsabilità che non abbia comando... salvo siano teste di legno da sacrificare per problemi esistenti.

Di fatto stai creando uno stato nello stato e poi solo l'unicorno rosa sa cosa puo' fare uno stato nello stato.
Ci sono diversi racconti scifi con polizie private e in genere non finisce bene.

Il compito dello stato, pagato dalla levissima attraverso le tasse, e' istruire i cittadini ad essere civili, punire chi sporca, raccogliere la plastica per riciclarla e dare poche regole certe, semplici e chiare perché questo avvenga.

si chiama civilta'.
Poi se no stato non ci riesce perché e' incapace e' altro

http://allarovescia.blogspot.com/2021/09/la-plastica-inquina.html

Stefano ha detto...

"Il compito dello stato, pagato dalla levissima attraverso le tasse, e' istruire i cittadini ad essere civili, punire chi sporca, raccogliere la plastica per riciclarla e dare poche regole certe, semplici e chiare perché questo avvenga".
Quindi il giorno che Levissima decidera' di fare le bottigliette in uranio impoverito perche' ampiamente disponibile e meno costoso, il cittadino dovra' armarsi di tuta NBCR e cercare un sito di smaltimento scorie nucleari per gettarla correttamente, oltre lo Stato coinvolgere i Comuni ad istituire contenitori di rifiuti schermati e camion piombati.
Questo esempio paradossale solo per dimostrare un paradigma insostenibile, ovvero che chi produce prodotti inquinanti e non smaltibili non ne paga le conseguenze e puo' godersi solo il ricavo.
Seguendo la tua logica (e quella attuale) le aziende non sono minimamente incentivate a produrre prodotti a basso impatto ambientale, ma solo piu' economici per quanto li riguarda, scaricando il TCO sul consumatore assieme ai costi nascosti dello smaltimento (perche' il grosso delle tasse per i rifiuti li pagano i consumatori, NON la Levissima, che li paga in quota parte dei rifiuti del ciclo produttivo e non di lifecycle).
Le Aziende straniere ancora meglio: scaricano i loro "cadaveri" in altri Paesi senza pagarne la benche' minima conseguenza.
"Ah, ma allora deve pensarci la coscienza ecologgista del consumatore a rifiutare i prodotti inquinanti e ad alto impatto ambientale", che se prendesse 50mila euro al mese potrebbe anche porsi il problema, non essendo cosi' non se lo puo' neppure porre, deve acuistare quello che si puo' permettere, fermo restando che NON puoi comprare cio' che NON esiste (esistono auto che vengono ritirate dalle Case a fine vita che se ne occupano DIRETTAMENTE del riciclo?), non tanto perche' non c'e' domanda e sensibilita', ma perche', affinche' ci sia domanda, deve esserci capacita' e possibilita' (di spendere il doppio come minimo per un prodotto a ciclo integrato VERO e certificato, dalla produzione allo smaltimento che non sia il dumping in uno sperduto paese del terzo mondo).
Non puoi tu industriale OBBLIGARE Stati e consumatori di attrezzarsi a smaltire qualcosa di pericoloso e non riciclabile solo perche' ti fa comodo, o meglio, finora e' sempre stato cosi', un po' la logica dei vettori spaziali cinesi, noi li lanciamo e la merda a chi gli casca in testa cazzi suoi, ma e' evidente che se vogliamo sopravvivere sulla Terra a lunogo termine (ma sempre piu'breve questo termine) NON E' SOSTENIBILE.

blu-flame ha detto...

"Quindi il giorno che Levissima decidera' di fare le bottigliette in uranio impoverito perche' ampiamente disponibile e meno costoso"

Al di la che lavorare l'uranio e' un casino perché è durissimo e trasportarlo e' pesante. MA non necessita di tutto quello che dici: ho dormito su di una lama di uranio impoverito, per dire.
Gli impennaggi degli aerei contengono quella roba.

Comunque, se usassero uranio arricchito gia' oggi non lo possono fare.
Una cosa e' fare "cose pericolose" con un alternativa, altro e' non avere alternative come del resto il fatto che gli ospedali producono scorie radioattive a gogò e paga un costoso smalitmento (che poi in ita non avviene perché l’Italia non vuole un sito di stoccaggio).

"Seguendo la tua logica (e quella attuale) le aziende non sono minimamente incentivate a produrre prodotti a basso impatto ambientale, ma solo piu' economici per quanto li riguarda"
Certamente, basta vedere qualsivoglia azienda cinokoreana.

" rifiuti li pagano i consumatori, NON la Levissima"
Ti faccio una domanda: il mandante, o in economia, il committente, ha responsabilità o meno?
Perché la aziende oggi fanno ESATTAMENTE quello che il consumatore desidera, non sono piu' gli anni 70.

"Le Aziende straniere ancora meglio"
E come vorresti normare un'azienda cilena o brasiliana?

"Ah, ma allora deve pensarci...consumatore....che se prendesse 50mila euro al mese potrebbe anche porsi il problema"
Il problema è che il cosumatore prende 50.000E al mese, o almeno una grossa cifra ripsetto ad una volta se comparato ai costi del prodotto.
Il fatto che oggi il committente non gli basta piu' un telefono da tenere 50 anni, ma VUOLE cambiare ogni anno.
Io la fotocamera, come vedi dal blog, la cambio di rado, un canonista le cambia al massimo ogni 3 anni.
E non e' che una fotocamera dl 2006 faccia foto cosi' peggiori di una canon base odierna, anzi.

Parliamo di TV che si cambiavano al compimento del 20 anni?
Le auto, oggi sono DI MEDIA sui 13 anni comprese quelle di pezzenti e degli extracomunitari.
In pratica nella grandi citta' vedere una vettura con piu' di 10 anni e' una rarita'.
Adesso dimmi cosa ha in meno una merc classe E W124 (1984) rispetto al 90% del catalogo odierno che non solo e' peggiore, frena e sterza meno e, se fai bene i conti, e' pure piu' inquinante.
se ci pensi una vettura con 40 anni e' piu' nuova di una kia prona.

Tu parti da un singolo punto di vista quando gli attori sono tanti.
Facciamo un esempio semplice: tu vai da uno che martella il ferro e gli chiedi un prodotto.
Persino nel 1500 esisteva una catena del valore:
il minatore, chi separava il ferro dal cavato, chi trasportava il ferro, la bottga di spade e infine il committente.
Tutta questa catena esiste per soddisfare UNA e UNA sola richiesta: Il committente che chiede una spada per pugnare alla bisogna.

Per te il 90% degli attori sono innocenti, non hanno colpe, neppure il signorotto in vena di pugnare e quindi richiedente lo spadone.

Per te invece il colpevole di tutto e' il FABBRO.

Anche aggiungendo attori a manetta (oggi qualsiasi prodotto ha decine di salti) continua ad essere il fabbro, anche se dopo il fabbro oggi abbiamo 5 passaggi almeno.

Se ci pensi l'unico attore, se vuoi trovarne uno che possa sapere quello che fa, e' il committente, quallo che oggi e' il consumatore.
Poi che il consumatore oggi sia mediamente un ignorante e un poco stronzo non e' che cambia le cose.
Se tu punisci il fabbro il committente trovera' altro come e' sempre stato

Itwings ha detto...

Un quasi OT. SI parla sempre di "uranio impoverito", mentre il corrispondente anglosassone è "depleted uranium", cioè uranio esaurito. Ho sempre avuto l'idea che quell'impoverito volesse insinuare il dubbio che fosse "pericoloso" non in quanto metallo pesante ma perché ancora un po' (tanto) radioattivo.

Stefano ha detto...

Avevo fatto un pippone peggio dei tuoi, lasciamo perdere. Prima mi banna Paolo, non voglio che mi banni anche tu...!!!

Riassumo dicendo solo che il Consumatore(TM) e' fin troppo suggestionabile da decidere cosa vuole realmente. Macchinoni, colori, vestiti, mode, cellulari, cibo e quant'altro vengono decisi in massima parte a tavolino e grazie al marketing diventano "indispensabili", tanto da autoconvincerci sia una nostra scelta.

La catena produttiva oggi non puo' prescindere dal suo impatto ambientale (ci sono software che in fase di progettazione riescono a valutarlo e ottimizzarlo in base alle specifiche), intervenire coinvolgendo le fasi quanto piu' in alto possibile, senza delegare tutto all'ultimo anello della catena, e' imprescindibile alla nostra sopravvivenza (ambiente, risorse).

Visto che anello finale ed iniziale del processo sono i meno sensibili occorre che il Regolatore(R) attui politiche tali da favorire prodotti e aziende a basso impatto e ostacolare aziende e comportamenti opposti. Come possa o debba fare e' chiaro. Se nonlo si fa, alora e' altro.

Stefano ha detto...

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Questo commento è stato eliminato dall'autore.

26/10/22 9:12 AM

Io quel messaggio a cui rispondi dopo l'avevo cancellato proprio perche' era un flammone...
Non che quello successivo non lo sia...
Spiacente se ho fatto confuisone.

blu-flame ha detto...

Stefano non e' questione di bannare o meno, e' capire che non puoi pensare ad UN PROIETTILE D'ARGENTO(TM)

Inoltre le imposizioni dirigiste, se contrarie al sentiment del popolo, non funzionano.

Quando 60 milioni di scimmie partecipano ad un gioco capisci che non esiste, come pensava Marx, 3 soli tipi di giocatore molto astratti, ma migliaia.

Se guardi nella sequenza della sQuola faccio notare che se facessimo la scuola perfetta (TM) (e sa solo l'unicorno quanto ne abbiamo bisogno) non funzionerebbe, perche l'unica cosa che si otterrebbe e' far emigrare tutti i maggiorenni.
La societa' e fatta da TANTI attori, la scuola e' importante, ma non e' l'unica cosa e l'unica base.

Inoltre attenzione a sollecitare il regolatore, esso e' fallibile e i sono state molte volte che il regolatore ha toppato imponendo regole che con il tempo si sono rivelate persino infami.

Il regolatore puo' essere il grillino con i pattini, l'auto elettrica, l'auto a gasolio peggio di una euro 0 al posto di un benzina euro 2 (ricordi, vero?) o persino il regolatore che ha accoppato la popolazione perché "il cloro potrebbe far male" e fece una strage.

Quindi lascerei al regolatore poche chiare e semplici, ben documentate, regole.

Cullà ha detto...

Aggiungo solo uno spunto, sul discorso dei materiali riciclabili nell'industria del confezionamento.

L'esempio citato dell'acqua minerale calza, ma possiamo a maggior ragione estenderlo alle bibite gassate: l'alternativa classica e storica al PET è il vetro. Bene.

Io ho un'idiosincrasia per alcuni odori e gusti, pur non comprando acqua minerale in bottiglia non mi dispiace di tanto in tanto la Coca-Cola.

Purtroppo, mi dà abbastanza fastidio l'odore che si sviluppa dentro le bottiglie di PET non mi piace il sapore dell'alluminio sulle labbra. Compro solo Coca-Cola in bottiglie di vetro (che esistono già ora, sia piccole che grandi, e lo stesso vale per la minerale).

Perché, se le aziende le utilizzano già adesso, non sono così diffuse (al punto che al super le trovi raramente)? Eppure, soprattutto per l'acqua, la differenza è apprezzabile.

La risposta è molto, molto prosaica e non contempla complotti e marketing aggressivo: una bottiglia di Coca-Cola in vetro da 1L costa 1,9€, contro agli 1,25€ di quella equivalente in PET.
Per l'acqua, la differenza aumenta: una Lauretana da 1L costa 0,50€, contro gli 0,15€ di una qualunque minerale da 1,5L.

Quel che succede è che il povero consumatore senza colpe preferisce quella che costa meno.

Cosa otterresti vietando le bottiglie di PET? Che il consumatore sclera perché "l'acqua è aumentata del 125%!1!!11".

Se l'idea è che si possa in qualche modo obbligare le aziende a vendere le bottiglie di vetro al prezzo di quelle in PET... Sarebbe meglio prepararsi allo shopping stile URSS anni '80.

baron litron ha detto...

il vetro pesa, costa abbastanza rispetto al suo peso specifico, si rompe facile, richiede parecchia energia e denaro per il riciclo, e si può riciclare solo come vetro marrone

il pet pesa poco, costa poco, non si rompe, può essere riciclato in diversi modi o semplicemente venir bruciato (ha un discreto potere termico)

scaricare sul consumatore finale i costi e i fastidi di smaltimento/riciclo è mossa abietta, ma trasferirli invece al produttore comporterebbe difficoltà notevoli nell'applicazione e una decisa crescita dei costi, per cui alla fine il consumatore finale non dovrebbe preoccuparsi del destino delle bottiglie in PET, ma le pagherebbe molto molto di più.

correttamente, è lo stato a dover illustrare ai contribuenti i modi migliori per tenere pulito l'ambiente (magari cominciando col far pulire le aule dagli alunni dalla prima elementare alla laurea magistrale?), e allo stesso tempo finanziare tutte le ricerche volte al miglior riutilizzo dei rifiuti..... che non è necessariamente il riciclo, ma appunto il loro sfruttamento in chiave energetica o fertilizzante o di materiale inerte, per dire.

produttori e consumatori ne trarrebbero indubbi vantaggi, lo "stato" indubbi risparmi e le varie mafie notevoli dolori de panza, indeed

Stefano ha detto...

Concordo perfettamente che chi fa le regole puo' e spesso e' corruttibile, corrotto, incapace, interessato, inerte (sono caratteristiche essenziali per appartenere alle categorie dirigenti).

Questo non significa che non esistano metodi e regole che, se applicate, potrebbero non dico annullare ma mitigare i problemi.

Queste regole non e' che NON SI POSSONO, ma NON SI VOGLIONO applicare. Per non scontentare Tizio, perche' Caio ne trae interesse, perche' Sempronio non capirebbe. Questa e' POLITICA, non scienza.

blu-flame ha detto...

Stefano, il politico oggi e' in balia della massa.
Se non arrivi a quaeto non hai capito la politica degli ultimi 30 anni: i grillini (massimo del antiscienza e massimo dell’inquinamento) e tutto il discorso energetico.

Il politico oggi deve dare solo notizie pro, non puo' dare nessun limite.

E comunque hai delle idee errate sulla categoria dirigente, il dirigente non e' cosi', magari appare e te così.
Dimaio non e' un dirigente, è una macchietta, un interprete, Salvini e' un buffone che segue un copione scritto dalle masse, Draghi è un dirigente.
Il problema e' che alle masse non piacciono i dirigenti che vengono a dire quello che devono fare.

La thacher era un dirigente e fece cose impopolari, ma alla fine, pur facendo quello che a posteriore possono essere errori, raddrizzo' una barca che nessuno era riuscito a raddrizzare.
Poi poi gli inglesi hanno preferito votare gente sempre meno scomoda e il risultato e' che di tutto il regno unito il 22% del PIL lo fa una citta' perdendo grip e capacita'.
L'italianizzazione del UK e' culminata nella brexit (io valgo, l'oreal-grillo)
Adesso non sanno dove mettere i debiti.
Se non corrono ai ripari farà un bel tuffo

Cullà ha detto...

@baron litron

Il vetro si ricicla anche come a rendere. Lavi, sciacqui e reimbottigli.

baron litron ha detto...

@Cullà: verissimo, più che un riciclo è un riutilizzo però..... e rimane comunque fragile e pesante e caro da produrre, motivi principali per fare in modo che si possa riutilizzare il maggior numero di volte possibile

il vetro a rendere lo rimetterei volentieri, anche perché nell'ambiente rimane per millenni......

ancora meglio sarebbe ricompensare chi porta bottiglie di vetro intere, o di pet da riciclare, o lattine metalliche, come fanno ormai diversi supermercati (danno buoni sconto per ogni tot di bottiglie ficcate nella macchinetta per la raccolta)

non cambia nulla sul piano della questione di fondo: dev'essere per forza il produttore responsabile della fine dei prodotti? e se sì, come si può fare perché la sua responsabilità non sia limitata a una tassa ogni tonnellata di bottigliette prodotte, tassa che NON serve espressamente al loro smaltimento per evidenti motivi pratici e logistici?

Anonimello ha detto...

@Cullà

"Il vetro si ricicla anche come a rendere. Lavi, sciacqui e reimbottigli"

Forse non hai idea dei processi necessari per riutilizzare le bottiglie di vetro. Vengono usati solventi per rimuovere le etichette, detergenti e acidi per pulire e sanificare, il tutto ad elevate temperature usando vapore a diversi bar, che per produrlo occorre tanta energia. Probabilmente alla fine il bilancio energetico-inquinante è ancora a favore del riutilizzo, ma non così tanto come potrebbe sembrare. Inoltre gli impianti per eseguire queste lavorazioni costano un botto ed occupano centinaia di metri quadrati oltre a prevedere personale aggiuntivo, ed economicamente hanno senso per prodotti con numeri di vendita importanti o dove i margini sono elevati

Anonimo ha detto...

è solo questione di logistica: basta che ogni azienda automobilistica del mondo schedi i propri prodotti, obblighi i clienti a registrare le compravendite presso la casa madre e organizzi dei centri di rottammazione in ogni stato del mondo (magari in ogni provincia).
Non penso sia un lavoro impossibile, solo un pochetto costoso e complesso :)

A proposito, devo rottamare la mia Caterham Seven del 76, comprata usata in Galles: sapete dove posso portarla (abito a Vicenza, ma sono di Lucca). Ho perso il libretto originale.
:)

baron litron ha detto...

purtroppo per la proiezione in termini energetici, gli pneumatici sono talmente pieni di additivi perlopiù tossici (indispensabili per garantirne durata, elasticità, resistenza, aderenza ecc. ecc.) che per bruciarli per produrre energia si dovrebbero utilizzare dei filtri o dei procedimenti estremamente costosi

l'utilizzo migliore è il riuso continuo fino all'esaurimento (suole, bitume, inerti da edilizia), oppure trovare altre sostanze additive che inquinino meno bruciandole