lunedì, febbraio 07, 2022

MIVAR

 


Nel 2021 e' morto all'eta di 98 anni un potente personaggio assai controverso: Carlo Vichi

 Il Carlo in questione e' un personaggio nato nel 23 che ad un certo punto  incomincia nel
1945, in via Tommei a Milano,  nel monolocale dove abitava con la moglie, ad  assemblare radioline... a fianco del letto e con pezzi recuperati alla garibaldina (aka dove capitava con fatica).
Capisce che in Italia manca la componentistica, anche quella base essendo un paese povero, ignorante e rurale, ma che necessita della radio che sta solo allora diffondendosi come bene di lusso.


Fonda cosi' nel 1950 la VAR (Vichi Apparecchi Radio) poco distante per produrre quelle pochezze si rare in terra sfiga. 

 

Ovviamente vendendo anche a terzi incontra un successo enorme e l'espansione della radio con l'introduzione di piu' canali (ben DUE!) e l'FM spinge a fare un secondo stabilimento nel 55 dove produrre quelle che in italia erano il top della tecnologia: le radio!


Cosi', mentre altrove la televisione era oramai la norma e si iniziava in USA a trasmettere la TV a colori e si aveva la pay-tv, il nostro partecipa al boom economico italiano assemblando RADIO.


Il nostro eroe inondava di radioline il famelico mercato interno che si sbafava le centinaia di migliaia radio che lo stabilimento di 600 persone ormai era ormai in grado di produrre.
L'azienda oramai si chiamava MIVAR (MIlano Vichi Apparecchi Radio).

Grazie ai limiti di importazione, dazi e alla furbizia di fare piu' modelli estetici, ma alla fine era sempre la stessa sbobba (non ricorda la nostrana industria automobilistica?) riusciva ad arrivare sul mercato a meta' prezzo rispetto agli altri europei paragonabili.
Ricordiamo, stiamo parlando di apparecchi molto basici, nulla che a che fare con roba come quella che poi diverrà un un mito per 60 anni come il satellit grundig (1964) o simili.

Quando anche alla fine del mondo conosciuto arrivo' il televisore l'approccio non cambio' molto: si doveva progettare tutto da noiatri usando i nostri soldi grassi fatti col le radio.
E si mise a fare TVB/N e poi TVC.


 



Ovviamente, mutuando le modalita' che tanto funzionarono nei 50 italici, il tv era sempre lo stesso, in dimensioni diverse, ma era sempre la stessa sbobba dal 14” al 24” (poi con i flat e i 34” eccetera).
La mivar gran vanto d'itaGlia lodificata ancor oggi come perla tecnoloGGica, negli anni 80 era sul podio, con il 14% era davanti a marchi “pesanti” che spendevano in pubblicità e tecnologia.


 Per oltre 20 anni ha prodotto questo nelle versioni con il cassettino/sinto a commutatore o con telecomando, a colori o BN, poi verniciandolo ed infine rendendo sottile la plastica per risparmiare.
Ma alla fine era un dover cambiare un piccolo pezzo per volta inseguendo da lontano il mercato occidentale.


Per non parlare della spina nel fianco delle industrie italiane: il foxxuto stato!
Bisogna ricordare che anche nell'elettronica il famoso stato italiano rubava (e ruba) le tasse ai sani per donarle ai moribondi che avevano fatto errori gestionali, come lo schifo della Brionvega o come la Seleco che da sola aveva ricevuto nel 1987 128 miliardi di aiutino, praticamente lo stesso valore del fatturato della MIVAR (178GL). Questo faceva incazzare il Vichi come una mina.

Pero' nel 1989 al secondo posto (12%, e arrivò fino al picco di oltre il 30% in pezzi) dietro solo a Philips nel mercato italiano mivar comincia ad avere problemi, problemi che un personaggio come Vichi non puo' vedere perché e' impegnato a lavurà e pensa, da bravo italico, che il bel paese è al centro del mondo come ben insegnava il suo amato leader (Mussolini).
Eppure era già in rovina.

Vichi e' un one band man e costruiva quello che capiva.
Una persona ENORME, ma pur sempre UNA persona.
Pretendeva di essere al centro della fabbrica e che la fabbrica fosse il mondo, in universo che era italiano, parlava italiano e l'italia era caput mundi e l'orbe mondo popolato di inferiori. 

La famosa ricetta italiana raccontata prima del fascio e poi della sinistra perpetuata dai licei, narrata nella cucina dei deboli (a pasta a pizza a ravioli).

Si narrano di lui diverse leggende che ho sempre sentito in versione cangiante:
Quando si preparava una postazione di lavoro doveva provarla lui lavorando come operaio diverse ore  verificando che fosse funzionale.
Quando sulla linea vi era un problema la scrivania, rotabile, del suo ufficio si spostava sul problema.
Quando un operaio aveva un problema, anche personale, Lui risolveva il problema.
Quando dovevano capire come verniciare un TV si piazzava li con i tecnici per inventarsi una soluzione.
Tutto il progetto del TV e dell'impianto giacevano nei cassetti della scrivania mobile cosi' da poter essere consultati immediatamente.
Mai ha preso prestiti
Mai ha fatto pubblicità
Mai entrati i sindacati in fabbrica, tutti lo descrivono come uno che pretende, ma da.
Come riportato da un'articolista
“L’uomo che inneggiava al fascismo, e che sbatteva le porte in faccia ai sindacati, ma che permetteva alle operaie di arrivare alle 8.45 perché prima dovevano accompagnare i figli a scuola, e di uscire alle 12.15 per andare a riprenderli.
L’imprenditore che pagava le rate del mutuo ai suoi operai in difficoltà, anche se erano del Pci.”

Controverso.
Un piccolo imperatore bonario e illuminato. Più o meno.

Poi mentre prepara molto lentamente (niente prestiti!) dal 1990 uno stabilimento piu' grosso di quello dei 900 operai, evidentemente pesava che poteva continuare a diventare sempre piu' grande nel piccolo laghetto senza fare ricerca, la realtà si e' palesata.

Vichi pensava di essere nel medesimo mercato (pensava forse di superare il 60%?), con i medesimi mezzi di sempre e vincere sempre di piu'.

La MIVAR,  sostanzialmente muore  nel 2000 al completamento del colossale stabilimento. VUOTO.
Chiuderà definitivamente nel 2013 lasciando inutilizzato il capannone nuovo da 30.000m2 per un totale di 120.000m2.
Si avete capito, un enorme capannone che rimarrà intonso per 21 anni... magari prima o poi abbattuto.
Perché da bravo italiano la fabbrica e' il capannone, come consigliato dai dirigenti bancari che non capiscono un ciuffolo.
Bisogna produrre e produrre tanto, il mattone e' il mantra.
Il resto e' fuffa.

Moltissimi giornali lo hanno portato come diamante dell'impegno italico rendendo la MIVAR un simbolo di rara qualità, del resto essendo fallite tutte le altre, di media 2 volte, non  potevano essere portate come simbolo della capacita' italiana che si oppone e vince contro i crucchi.
Gli stessi pennivendoli hanno cominciato a dire dopo il 2010 che non era stato capace di reggere l'arrivo degli LCD o del futuro continuando a non capire un caxxo di cio' che scrivevano.

Il problema, al solito, e' che i giornali debbono prendere un esempio italiano per continuare la manfrina che siam in un paese favoloso e stupendo e il sogno americano e' una pallida imitazione di quello italico che giunge dai tempi dei romani dove facevamo la pizza, gli spaghetti con la pummarola e le bianche statue classiche (7 bugie). 

Quando qualcosa e' andato male e' colpa di un futuro inaspettato, gia' visto 2 mesi fa, no?

la verità e' che siamo in un paese di medda.

La realtà era che quando alla fine degli 80 inizio 90 tutti i giornali sbavano per il Vichi, unica azienda di elettronica ancora in vita (la REL e' uno zombie), raccontando la meraviglia dei 900 operai, la meraviglia di 40 anni di “successi” il fatturato in salita, i posti fissi e le altre cose che vede e racconta un giornalista poco preparato, l'azienda era già morta.

Non potevano questi giornalisti della positività del sistema italiano che dovevano sostenere lo status quo (nulla cambia?)  narrare di altra elettronica, la REL precipitava con il Prodi spendendo 474GL rubati dalle tasse e schiantandosi comunque sul pavimento perché gestita da burocrati  ignoranti (non ricorda ALFA?).
Nella narrativa, mentre tutti i marchi superpompati fino a 10 minuti prima  come “gioielli” (parliamo dello schifo Brionvega?) stavano tirando le cuoia nonostante iniezioni da cavallo (circa un miliardo attualizzato, ma per una serie di ragioni comparabile con 6 attuali, insomma una storia come tante italiane, come MPS, ricordate "le banche italiane sono tutte sanissime" di Monti che contestavo?), qualcuno da idolatrare per far vedere che si puo' produrre in italia bisognava trovare. Alla fine anche se era un fascio e simpatico come un dito nel rame.

Nella realtà, per chi sapeva guardare, era il punto piu' basso della MIVAR e l'ultimo in cui si poteva fare qualcosina.
Solo che nessuno se ne accorge e nessuno ci fa caso essendo il fatturato bello pasciuto e in salita.

In quei giorni (1989) il Vichi dice Dei dirigenti faccio volentieri a meno tanto dice non mi servono. Giu' applausi dai giornalisti di sinistra che stavano usando la parola manager come fonte di tutti i mali. La lode arrivava copiosa anche se lui non era certo "in linea", ma si sa si usa qual che si ha e poi gli estremi si amano e sono uguali.

I dirigenti e il marketing avrebbero fatto anche notare che vendere a caxxo alla GDO "specialista del fresco" in lattina che svaccava il prodotto vendendolo a meta' del prezzo di acquisto per cercare di bruciare i negozi (1993 circa). Questo fatto  poi preparo' le premesse a tante cose brutte, non solo alla mivar, ma anch all'economia italiana e ai consumatori, ma non è il luogo per parlarne.

Il prodotto veniva usato come svacco solo perché era gia' di base il men costoso e veniva venduto a chiunque, faceva si di avere un incremento di fatturato di 2 cifre, ma associava definitivamente il marchio alla parola “economico” e un 14” mivar da vendersi a 370KL sopra i 200KL non era più vendibile e i negozi lo toglievano dagli scaffali perché "mio cuGGino lo ha pagato la metà mi state fregando".
Cosi' anche la di fuori delle "promozioni" che servivano a far fessi i consumatori il TV era radioattivo.

In pratica mivar aveva come singola argomentazione di vendita il fatto di costare poco, senza MA, senza PERO' raccontati come fanno oggi con la famosa pubblicità "inutile" (secondo Vichi).

Mivar ha chiuso perché occupando il gradino piu' basso offriva prodotti in cui BASICO era la parola d'ordine e l'unica parola narrata: era una preda facile.

D'altronde dovendo fare tutto in house era ovvio che il prodotto non potesse essere particolarmente complesso per via del fatturato limitato e del fatto di non prendere prestiti. Cosa evidente non producendo cinescopi e chips aveva come fornitore di TECNOLOGIA un esterno, la Philips.


Il problema italiano del 1990 (o forse di oggi?) era quello di avere maestranze incapaci e sotto scolarizzate a fronte di prodotti HiTech sempre piu' complessi che necessitano anche di un entroterra di fornitori (inesistenti) in grado di sopperire alle richieste dell'azienda in cima alla filiera.

La soluzione a tutto ciò alla Vichi era semplificare, semplificare , semplificare e non cambiare se non per estrema necessità.
Un solo telecomando per decenni (chiudendo con del nastro adesivo i tasti non necessari), un solo sintonizzatore che verrà usato per oltre un decennio, un solo telaio e solo 2 mobili (altoparlanti sotto o a lato).
Un solo fornitore di roba esterna (philips)
Un solo design fai da te (la gente in ufficio non serve!).
La realizzazione di tutto quello che non era CRT e chips internamente, evitando cosi' la mancanza cronica di una filiera che e' mancante in italietta.
Questo permetteva poca progettazione elettronica, in pratica un applicazione dei circuiti di base dei datasheet,  e la manovalanza che doveva montare sempre la stessa roba, per decenni: e dai e dai anche una scimmia ci riusciva.

Intendiamoci, non e' che i TV mivar andassero male, e' solo che con poco di più compravi roba migliore e la differenza del cartellino del prezzo era data soprattutto dai dazi...

infatti il Vichi diceva allegro:
Nel 1988 l' azienda ha prodotto 300 mila tv color e 60 mila in bianco e nero. L' anno prossimo le vendite rimarranno più o meno le stesse ma verranno concentrate sul colore che consente margini maggiori
Parliamo di un azienda che ancora nel 1988 aveva venduto una stravaccata di TV BN, un mercato di pezzenti, in molti mercati occidentali il BN, se lo riuscivi a trovare, era il tv incastrato nel radiolone portatile o nell'autoradio, non certo il tv da casa da 20”.

Nel terzo mondo chiamato italGlia si stava ancora vendendo il primo televisore o quello che sostituiva quello BN.
Il riferimento della Mivar era quello del mercato dei mentecatti italiano, non potendo certo sperare di vendere quella roba ad un tedesco.
Non e che al Vichi, come diceva sempre, non interessasse esportare, probabilmente una posa, la realtà è che se un tv del genere in Germania con i costi dei dazi e trasporti faceva ampiamente ridere, figuriamoci in Francia o Inghilterra ove erano necessarie pure specifiche diverse.
Stiamo parlando dello stesso anno in cui Panasonic vende da 2 anni la registrazione digitale a 173Mbps, in cui si presenta l'alta definizione europea, quella jap ha gia' fatto trasmissioni sperimentali, e in Italia l'unica azienda di TV ancora apparentemente viva si parla di vendere meno TV BN e quasi solo colore.

Forse un sospettino che la Mivar non era esattamente una Telefunken, una NOKIA, una Matsushita o una Sony e non poteva competere ad armi pari non veniva a nessuno.

Inoltre con Shengen, firmato nel 90 e progressivamente aperto fino  al completamento nel 97 si andava verso la libera circolazione dei prodotti.
Un telefunken o un Grundig costavano un 10% in piu' ma erano molto più rifiniti e con immagini decisamente migliori, per non parlare della Philips che non usava solo la versione basica di quei cinescopi forniti alla MIVAR, ma comunque sempre montati con un elettronica di altro livello che non doveva stare attenta a non usare un chip nuovo o un transistor in piu'.

Io mi chiedevo come facesse a vendersi la Mivar.
Capivo la questione del prezzo basso, ma non del "un pochino piu' basso".

Pero' per "repubblica", la nota rivista satirica, scriveva nel 1991
"Altrettanto infallibile la strategia di vendita: prezzi di listino inferiori del 10-15 per cento a quelli dei concorrenti."
Evidentemente comprare una panda30 al 15% meno di una mercedes era cool.

Io continuavo a non capire come si facesse a comprare quella roba, che, ripeto, non era male, ma non era neppure paragonabile da lontano con i concorrenti esteri.

Perché il prodotto europeo non solo arrivava da aziende che non avevano un reparto di progettazione di 5 persone, ma vere proprie cittadelle di ricerca, erano appoggiate da una filiera specializzata nel costruire una parte specifica, l'operaio era preparato (e spesso ben pagato), da aziende che facevano economie di scala perché vendevano su decine di mercati e lo stato locale e i sindacati non rompevano i coxioni.

MIVAR non aveva una vera organizzazione di vendita fatta di analisi del mercato (cosa vuole l'utente? mistero) e rete vendita che va ad impattare (l'alba della GDO), ma gli ordini erano spesso fatti direttamente in fabbrica.
In pratica il TV era quello che era “bello” per il padrone, non per il cliente.

Era un po la vittoria apparente, le quote di mercato esistevano solo per una differenza di prezzo minima e il delta era in diminuzione, in pratica il prodotto comprato solo per il prezzo e null'altro. 

Era stato per anni venduto ed esaltato da piccoli negozietti e riparatori che vedevano in un acquisto semplificato (anche di pochi pezzi e senza contratti complessi) e nella vendita la possibilità futura di una semplice riparazione per via dell'elettronica semplice e disponibile sul mercato (essendo vecchio e semplice), un modo per mantenere uno status.
Riparare un crucco che cominciava ad avere 10 volte la complessità occorreva avere altre competenze e intorno a quegli anni  si stava decretando la fine dei maneggioni senza competenza, il mivar dava la speranza nel mantenere il mondo semplice.

Ma questo non bastava alla realtà per prendersi una rivincita: il mondo stava per cambiare TANTO.

Nella seconda meta' degli anni 90 sono arrivati altri player che hanno inventato un gradino ancora piu' basso in cui la qualità del prodotto e' SCHIFO E RIBREZZO.

Inizialmente questi nuovi player, che chiameremo per le origini cinokorea, saranno da prima importati in quantita' modeste (per via della legislazione), ma cominceranno ad incidere sul consumatore alla ricerca del prezzo anche se erano assai peggio dei MIVAR.
Ma la cosa del recinto non duro' a lungo.
Questi cinokorea non erano un one man band che sotto il letto cercava di fare la radioline, ma erano aziende enormi che vendevano in Asia già milioni di pezzi, erano appoggiati dal governo di origine, con tasse di 1/4 e avevano scuole che preparavano le maestranze.
Erano aziende strutturate con una divisione dei compiti e un marketing straordinario (quello inutile).

e certo i cinokorea vendevano a meno del mivar un prodotto piu' scadente, ma se hai basato tutto sul fatto che sei il tv piu' economico sei foxxuto.
Inoltre quando occupi la parte infima del mercato e non produci top di gamma che permettono di incassare bei soldini hai il problema di non aver agio per acquisire tecnologia, sei sempre indietro.
E i cinokorea giocavano anche con il fatto di vender lo stesso prodotto con prezzi diversi, anche 10 volte tanto e li i margini sono MOLTO diversi.

Ed infine la mazzata del WTO, in cui arrivo' anche la Cina e la relativa roba.

Verso il 2000 il prodotto cinokorea  era stato venduto a caro prezzo, ma comunque anche al livello del prezzo del MIVAR,  perché il grande guadagno dato dalla manodopera asiatica ed economie di scala enormi  permettevano ENORMI investimenti di pubblicità “inutile”.
Come conseguenza del marketing il consumatore ovviamente sapeva che erano grosse aziende caxxute e che cosa offrivano (tante etichette glitter ambite), al contrario del MIVAR che offriva... il prezzo e il design datato.
Mivar era morta, con le vendite in stallo e non si era ancora arrivati al boom degli LCD.

Arrivò  cosi' l'epoca del dominio dei TV  di bassissima qualità ma con inutili, ma apprezzate etichette.
I koreani, approfittando della stupidita dei compratori, conquistavano il 75% del mercato in pochi anni con i loro pessimi TV, molti peggio dei mivar, ma con un marketing che raccontava bene il contrario a chi ama sentirsi adulati.

Un mondo  fatto di TV con contenitori che si erano dimenticati di verniciare, ma costruiti con la malizia di un reparto di design perché non si notasse, di immagini non buone, ma con tante cose glitter, con componenti non di qualita', ma sicuramente recenti con feature moderne e una costruzione fatta da fabbriche molto evolute che assemblavano con poco personale molto economico.
Mivar fu una delle prime a cadere, semplicemente non aveva nulla da offrire oltre al prezzo che oramai non era neppure il piu' basso.

Mivar nel 2007 e poi successivamente tento' di rimettesi a produrre TV, in quel caso LCD, ma si scontrava con il fatto che nessuno produceva LCD in Italia, nessuno in Italia produceva l'elettronica necessaria a pilotarli, nessuno produceva i sintonizzatori digitali...
Insomma non era piu' il mondo di prima che si prendeva un chippone e si faceva un sinto, un chip "veneziano" di Thomson che da solo era mezzo TV, con qualche componente, un cinescopio di buona fattura da philips e il resto era il mobiletto e il telecomando di fattura di incerto design stampato in fabbrichetta.

Un sinto digitale non era piu' un processore che giusto memorizza il canale e gestisce il volume, voleva dire un reparto di programmazione SW, avere un secondo reparto che faceva manutenzione e invio OTA dello stesso, e che il TV non era fatto solo da 4 o 5 "zone", ma un incubo con 2 sinto, ingressi multipli di tipo diverso, e logiche di funzionamento contorte.
Le varie europee non ti fornivano piu' il chip "veneziano" di fascia economica, ma quando non prendevano prodotti di marche specializzate (es nei DSP, RAM, GPU o negli alimentatori), non erano piu' tanto economici. Oltretutto se non volevi farti SW&c ti conveniva comprare moduli gia' pronti che ovviamente non seguono certo le tue specifiche dimensionali ma quelle altrui

Comprare medda cinese  da molteplici fonti metteva direttamente in competizione con i peggiori bar di caracas (Cit.). In pratica costruire un TV cinese comprato a blocchi e rimontato in un pezzo di plastica stampato localmente con i costi della mano d'opera e tasse italiani vuol dire assemblare un TV cinese al triplo del prezzo.
Follia.
Mettersi poi a produrre un prodotto di fascia media vorrebbe dire parlare di software, di bus digitali e altre cose che non solo solo difficili come competenze disponibili, ma anche non giustificate dalla quantità di produzione di un azienda destinata solo all'Italia e considerata “bassa”
Cosi' la MIVAR perse 100 milioni di euro presi dalle tasche del fondatore producendo poche migliaia di pezzi, non piu' i milioni di una volta.

Nel 2017 Vichi infatti dice:
Ho dovuto smettere. Per noi è impossibile produrre questi nuovi televisori, noi italiani siamo arretratissimi riguardo queste nuove tecnologie.....
Oggi per fare un televisore occorre assolutamente produrre i componenti …
 lo sanno fare solo alcune aziende coreane, cinesi, giapponesi.
L’Italia dopo la guerra non ha fatto più niente...
Per quasi 10 anni abbiamo comprato componenti cinesi, ma poi i televisori cinesi hanno iniziato a costare meno dei componenti che noi compravamo
”.

L'italia sulle nuove tecnologia non ha mai fatto nulla, anche prima della guerra, e come spesso accade comprare i pezzi dai peggiori, non certo da un grande come philips, vuol dire andare a competere con i peggiori che costano MOLTO meno di MIVAR.

Mivar, oltre ad essere in un luogo poco idoneo a far impresa, l'italietta, non aveva i mezzi per competere, non aveva i manager, non aveva gli analisti, i progettisti e la catena del valore.

E' esistita in grande solo perché era in un mercato protetto dai dazi, POVERO di soldi, POVERO di CULTURA che si trovava in ritardo sulla prima adozione, ovvero famelico, in cui qualsiasi prodotto si sarebbe venduto purché di prezzo piu' basso dei big player.... e guidata da un uomo molto particolare a cui non interessava il mero soldo.

Appena le frontiere si sono aperte sono entrati i predatori e le pecore che tanto avevano potuto credere di essere in cima alla catena alimentare sono divenute spuntini.

Un problema per cui si confonde TECNOLOGIA con FABBRICAZIONE e' che una volta, nei primi del 900, una fabbrica ERA tecnologia e quello che fabbricava spesso era frutto del suo sacco.
Con la specializzazione appare uno split di competenze e un discorso dell'ousourcing e la fabbrica non e' piu' il luogo tecnologico: una xiaomi (5to mondiale nei TV), pur simpatica, e' un mero assemblatore, non ha tecnologia propria se non la bravura del montare.
La tecnologia e' altrove, da TSMC, da Qualcomm, da Panasonic, da....

Una mivar era sostanzialmente un assemblatore, non certo una Panasonic o una Philips, non era possibile resistere, figuriamoci competere.

Il problema degli assemblatori e' che arriva sempre qualcuno più economico e i koreani hanno fatto tabula rasa.

Poi, ancora dopo, il marketing sempre piu' grosso ha fatto credere che dei mivar koreani fossero tecnologia, fa un po ridere, ma alla fine il fatto che negli ultimi 20 anni non ci siano state innovazioni qualificanti sui TV la dice lunga ed e' il motivo per i cui gli assemblatori piu' grandi stanno mangiando le aziende "vere" per mettere le mani sui vecchi brevetti da spacciarsi per novità.

Nonostante i suoi limiti,
non era il TV migliore,
non era poi cosi' interessante,
non era questa gran tecnologia,
aveva un estetica orribile,
il suono era veramente pessimo perché il mobile risuonava malamente,
aveva un telecomando esteticamente brutto che se dovevi smontare poteva esplodere in una cascata di caramelle,
non era neppure cosi' conveniente,
alla fine mi stava simpatico per un solo motivo: era onesto.
Un vocabolo in Italia spesso abusato.

MIVAR non pretendeva di essere nulla, non vi erano scritte glitter, non aveva funzioni del caxxo, non usava paroloni pseudotecnici per definire funzioni bizzarre: era un semplice TV.
Non mi piaci, ma mi stai simpatico.

Quando le aspettative sono basse, e lo erano assai, alla fine non andava male, in pratica andava sorprendentemente bene per le premesse.
Forse era questa sorpresa alla fine il fascino che non comprendevo.

Io lo usavo come pietra di paragone: se un TV andava peggio di un MIVAR per me era merda e sorprendentemente non erano pochi i peggiori e molti di questi non economici.
Bizzarramente quasi tutti i migliori sono morti e alcuni dei peggiori sono ancora in giro.
Ma e' un altra storia.


PS

Per chi non ricorda bene come sono andate le cose  nel mondo della TV nel piccolo stagno ricordo la storia del settore pubblicata nel 2016.

8 commenti:

Tiziano.L ha detto...

Personalmente ho sempre trovato che i televisori MIVAR fossero come tutte le cose prodotte in Italia in quegli anni, design anacronistico e componenti vetusti.
Mio zio non faceva che parlare di Mivar come fosse innovazione e futuro, tessera sindacale e ovviamente la sua bellissima alfa romeo.

Stefano ha detto...

Eh, in famiglia ne avevamo tre... tutti uguali...
Quante volte ho ristagnato il trasformatore EAT perche' con le vibrazioni si dissaldava.

Il parametro di scelta e' stato "quello che costa meno". E come hai detto, era un TV onesto. Niente di piu' e niente di meno. Tando si vedevano solo rai, mediaset e qualche tv regionale con il lisssssssio....

E i micropulsantini colorati sparpagliati per casa li ho avuti anch'io...

Una volta "morti" (a pochi mesi di distanza uno dall'altro, probabilmente fulminati i deflettori) abbiamo "visto la luce"... Panasonic. Purtroppo non plasma (che rimpianto...), ma ottimi pannelli IPS. L'unica loro pecca e' che erano (o sono? e' passato qualche anno) molto indietro con la smart tv (si sono appoggiati a Firefox, che poi e' morto) e troppe poche app da poter scaricare.

Celso ha detto...

Ma adesso hanno deciso di fare "il polo dei chip" in Italia, produrre "i chip" autarchicamente (probabilmente cob tecnologia a 4 mm /s) e andare allegramente in tasca allo shortage mondiale... sono curioso di vedere come va a finire...

Anonimo ha detto...

@Celso
Beh in Italia abbiamo già STMicroelectronics; che non sarà TSMC, ma neppure l'ultima degli stronzi

Co.Bra.

Ilaria Rosiello ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

queste aziende sono vissute così a lungo solo grazie ad una politica di protezionismo che avrebbe messo in imbarazzo le nazioni socialiste. per dire, la principale causa del comico ritardo nella diffusione dei televisori a colori (ricordo distintamente che, nei primi anni ottanta, in italia i televisori a colori erano ancora un lusso, mentre in olanda non c'erano più televisori in bianco e nero nemmeno nelle prigioni) è stata che il governo aveva finanziato lo sviluppo di uno standard televisivo a colori che fosse quanto tecnicamente incompatibile con quello esistente, per osteggiare la concorrenza degli stranieri.

blu-flame ha detto...

anonimo, la TVColor e' arrivata in ritardo per ragioni politiche
Si voleva essere amici dei comunisti col secam
Si osteggiava il fatto che i cittadini spendessero i propri soldi per queste futilita' (la malfa)... avessero visto oggi gli iphone....
Si reputava inutile decidere una cosi' poco importate (hahaha)
Il tutto in un circolo di incompetenza massima

Il sistema a colori italico e' solo l'ennesimo spreco di soldi, inoltre venne studiato quando oramai si era giunti a decidere che sarebbe stata una scelta duale.
Vedi la storia dei tv pubblicata

Anonimo ha detto...

Ho letto nei commenti un paragone tra ST ed TSMC.
Non esiste proprio. Non a caso ST è cliente di TSMC.