foto: "co tanti picsel non vengo proprio figa?"
"nooo? allora vado a comprare piu' pucs, peccs, insomma quellili'!"
"nooo? allora vado a comprare piu' pucs, peccs, insomma quellili'!"
L'obsolescenza programmata è un'altra
di quelle cose che io non capisco.
Ne parlano in tanti e alcuni sono
addirittura dei politici, cosa determinante come vedremo fra poco,
sembrerebbe quasi che l'eliminazione di questo concetto porterebbe
con sé dei risparmi per tutti.
L'obsolescenza programmata nella testa
di queste associazioni e personalità che propugnano l'eliminazione
di questa cosa altro non è, nella loro testa, che una modalità che
nasce dalla cattivissima multinazionale per obbligarvi a cambiare il
vostro oggetto in tempi brevi anziché tenervelo una vita.
L'idea, la credenza, di questi
personaggi malsani è che l'industria decida a tavolino esattamente
il termine di vita operativo per quel determinato apparecchio.
Vediamo come.
Il termine di vita può essere deciso
dal punto di vista di guasti: dopo un determinato periodo
l'apparecchio dovra' andare incontro a una rottura prematura per
usura.
Diciamo che e' un obsolescenza programmata di tipo meccanico.
E' molto difficile da ottenersi perche' la meccanica si usura
differentemente a seconda delle condizioni ambientali.
Altre volte il termine dell'operatività
può essere assegnato ad esempio dal punto di vista software: il
nostro apparecchio non è interoperabile con qualcos'altro. L'idea e'
che il nostro coso non faccia qualcosa che noi vorremmo che facesse.
Altre volte ancora il termine di vita
e' deciso da una mancanza di qualche affare previsto in origine. Come
certi TV HD korean che non possono ricevere contenuti HD
costringendoci a ricomprare il tv quando "arrivarono" le prime
trasmissioni HD;ma sara' da cambiare ancora all'arrivo dell'HD
decoroso.
Ancora puo' essere il fatto che fuori
dal periodo di garanzia non siano piu' assicurati i ricambi.
Questa leggenda metropolitana nasce
principalmente dalla considerazione che la meccanica, grazie agli
enormi progressi fatti dal software e dalla tecnologia, possa
rispondere a delle domande ben precise.
Per esempio nella costruzione di una
portiera di un'automobile ci si può fare la domanda “a quante
aperture e chiusure questa potrà funzionare?”
In realtà questo tipo di domanda
scaturisce dalla necessità di far funzionare il prodotto per almeno
la vita prevista. E' inutile che lo faccia per 800 anni costando il
triplo, no?
In epoche passate succedeva spesso che
si andava un po' a tentoni e questo faceva sì che alcuni particolari
o addirittura funzionamento dell'oggetto potesse terminare in maniera
non prevista.
Chiunque abbia posseduto un'automobile
di tolla, tipo la Fiat 127, conosce perfettamente la moria di
particolari che avveniva in maniera improvvisa un po' dappertutto.
Oggi sulla Fiat Punto queste cose non accadono più in maniera così
massiccia. Al limite una opel morkia ti uccide (e' un suv, quindi e' un desiderata) ma non ti rimane in
mano il pomello del cambio.
Conoscere in anticipo le necessità
vuol anche dire poter risparmiare su cose che non sono desiderate. Un
accendino usa e getta è inutile che possa far funzionare la pietra
focaia per decine di anni di uso giornaliero. E' possibile ottenere
dei risparmi senza inficiare la qualita' percepita, una cerniera Fiat
non deve costare come quella della Rolls che dura 200anni.
La notevole curiosità e interesse che
sono arrivati di recente sulla questione dell'obsolescenza
programmata è data semplicemente dal fatto che molti degli oggetti
di uso comune prodotti recentemente si cambiano più spesso di un
tempo.
Questo insieme a certi movimenti
populisti, stile grillinico, che dicono di poter cambiare le cose e,
sottolineano volpescamente, per farvi RISPARMIARE (aka si tocca il
portafogli) e per punire quelle baldracche delle cattivissimie
multinazionali mangiasoldi (per i sinistri e' un bonus pack mica da
ridere)
Ma vediamo nel dettaglio.
Un cellulare Nokia tipo di 2110 poteva
rimanere in mano funzionante molti anni (alcuni sono durati oltre un
decennio) mentre oggi un qualsiasi coreano comprato a caro prezzo
dopo due anni e' da buttare. Ma in questo, incrediBBile, caso non e'
colpa del koreano.
Una macchina fotografica di marca
rimaneva in catalogo anche vent'anni e durava trent'anni con
soddisfazione. Comprare oggi una marca molto ambita, ma non
considererei certo d'eccellenza, vuol dire che tra un anno è
vecchia.
Un'automobile rimaneva in circolazione
tempi enormi, un neopatentato aveva spesso l'auto di eta' simile alla
propria (la mia aveva 15 anni).
Nelle più grosse città italiane
oggi l'automobile vecchia e' quella che arriva a cinque anni.
Dal punto di vista ecologico siamo
d'accordo con il verdosky: la roba che si usa e si butta non è
ecologica.
Ma il motivo per il quale la situazione è così non è
certo iniziativa della multinazionale cattiva ma dell'utente, spesso
il verdosky che si lamenta e' il motore della cosa.
Torniamo gli esempi di prima:
il cellulare quando si comprava si
acquistava di una delle Marche che avevan fatto la storia: era
costoso, era il top delle prestazioni, nessuno ci metteva becco su
come doveva essere realizzato e tutto filava liscio, tranne il fatto
che costava una fucilata.
Il display a colori? Che cosa vi serve?
Un CCD? Dovete telefonare o che cosa?
Farlo sottile? La batteria la volete,
vero?
La forma era quasi cubica ed
ergonomica.
Molti non erano certo belli ma funzionavano, per l'epoca.
Il consumatore invece desidera una
cellulare con tanti megacosi e che sia sottile.
Già queste due richieste in
contraddizione tra loro generano un cellulare che dopo il primo anno
di lavoro ha la batteria stanca.
Uno smartphone di marca poteva arrivare alla settimana di autonomia, si vedeva al sole ma non era sottile.
Uno smartphone di marca poteva arrivare alla settimana di autonomia, si vedeva al sole ma non era sottile.
Spesso addirittura per ottenere
l'estetica accattivante oggi la batteria non è rimovibile se non a caro
prezzo.
L'obsolescenza è stata richiesta da
precise indicazioni del consumatore.
Se poi si aggiunge che il mercato dei
cellulari è tale che nessuna delle Marche che ha fatto la storia sia
presente con più del 4% del mercato la racconta lunga.
Quanti anni sono che non vedete un test
di cellulari in cui si legge la selettivita' o la sensibilita' della
ricezione?
Telefonare non e' importante.
La velocita' d'uso non e' importante.
Usarlo all'aperto non e' importante.
Sentirlo bene non e' importante.
E' importante che abbia tanti megacosi
che cosano ruzzle.
In passato le macchine fotografiche
avevano due o tre punti fermi.
Ci sono delle Marche che hanno fatto la
storia e alcuni modelli sono rimasti in catalogo vent'anni.
Il pubblico ad un certo punto si è
lanciato nell'acquisto di marchi che mai si erano visti prima, oppure
erano marchi secondari. Non erano malaccio ma erano tutt'altro che il
top di gamma o il miglior prodotto.
Per esempio ad un certo punto si sono
realizzati addirittura degli esemplari con il bocchettone porta
ottiche in plastica.
Poco durevole ma molto economico, cosa
(insieme ad altre simili ma meno evidenti) che ha permesso un
investimento pubblicitario necessario per divenire il numero uno.
Il consumatore ha così scelto il
prezzo sul cartellino, ascoltarsi più pubblicità e avere un porta
ottiche destinato a un'usura precoce anziché scegliere qualcosa di
meglio.
Ma in realta' aveva ragione canon:
l'utente a cui piace la pubblicita monta un ottica 10-1000 f16-64 che
non cambiera' mai: il bocchettone e' solo un vezzo per sentirsi
diverso dal cuGGino che aveva una compatta (magari era una Rollei 35
con ottica zeiss che brutalizza il 90% del mercato delle reflex).
Ecco ancora un oggetto che non e' in
grado di funzionare ed e' obsolescente ma PIACE.
Per un'azienda il fallimento di un
oggetto non è cosa da desiderarsi perché comunque da una brutta
sensazione al possessore che se dovrà scegliere il riacquisto, cosa
che rifara' COMUNQUE fra un'anno o due, potrebbe non scegliere come vorremmo.
Alcune delle Marche peggiori, se
guardiamo, non hanno una casistica dei guasti così elevata come ci
si aspetterebbe.
Anzi, in alcuni casi ci sono dei marchi
cino-coreani che si rompono meno di marchi di lusso. Parliamoci chiaro: un TV koreano di M guasto e' un'evento!
Altri marchi sempre CiKo si rompono in
maniera abbastanza vicina alla norma ma sempre rimanendo in quello
che è, piu' o meno, lecito.
Poi che la qualità del prodotto sia
pessima da altri punti di vista è un altro paio di maniche.
Quindi è raro che ci sia dal punto di
vista dell'industria un ricercare un'obsolescenza programmata
“meccanica” a tavolino perché è sempre un gioco spannometrico e
si rischia di entrare in veri e propri disastri di durata.
Costruire una bronzina che si usura in
quel determinato numero di ore e montarla in una stampante può
essere un boomerang perché è chiaro che basta poco perché la
durata prevista diventi molto meno cambiando temperature o modi d'uso
dell'apparecchio stesso. Certo, esistono stampanti di una nota marca
koreana che durano mediamente come 3 toner, ma e' semplicemente un
discorso di costi di produzione e capacita' piuttosto che una cosa
studiata a tavolino. e' stato un fail non un desiderio.
Alla stessa maniera e' inutile fornire
feature che la gente non cerca: quando pomparono i TV HD la gente non
voleva vedere meglio o usarlo in HD.
Erano due cose impossibilili all'epoca
visto che non esistono trasmissioni HD terrestri (quelle sat, ovvero maggiori di 40Mbps, sono una rarita' ancora oggi).
Il consumatore voleva solo l'etichetta
HD.
I tv con sinto HD (es loewe o
panasonic) erano scartati perche' costavano di piu' e le marche serie
spingevano su risoluzioni migliori per l'utente (576) ma non
desiderate dai consumatori.
I TV peggiori erano tutti FullHD ma
senza sinto HD.
All'etichetta non serve il sinto.
Fare oggi dell'obsolescenza programmata
vera NON vuol dire intervenire sul prodotto, che deve essere ottimo
di durata, ma chiedere ai politici.
Per esempio il sindaco di Milano ha
causato più rottamazione di autovetture, con costi elevatissimi, che
sono superiori a qualunque idea di obsolescenza programmata che può
avere un verdosky qualsiasi durante uno dei suoi trip da fungo bio.
La stessa normativa euro ha rottamato
decine di auto diesel perche inizialmente quelle bollinate eco non lo
erano (ancora oggi ci sono differenze) neanche per sentito dire. Poi e' capitato una seconda volta. Pero' la nafta e' cosi' conveniente da chiudere gli occhi sul cancro.
Un altro esempio di obsolescenza
programmata può essere l'obbligo da parte dello Stato di software
che girano sotto QUEL Windows così da costringere chi ha un vecchio
computer a cambiarlo. Lo stato italiano lo ha fatto e lo sta facendo.
Obsolescenza programmata può essere
semplicemente una questione di status voluto dai consumatori: il
possedere l'ultimo modello di telefonino è una cosa socialmente
COOL, andare in giro con quello di quattro anni fa e' da punire: sei
uno sfigato.
Obsolescenza programmata e' il volere
apparecchi con caratteristiche impossibili come cose piccole con
consumi alti (smartwatch retroilluminati?) o che costano troppo poco.
Il fatto che sia un problema dei
consumatori e non delle aziende lo vediamo bene nell'unico mercato
con l'obsolescenza programmata esistente da sempre: Quello della
moda. Ma anche li ci sono delle eccezioni.
Se prendiamo un vestito di Zegna di 10
anni fa è un vestito dell'accidenti ancora oggi e se voi vi
presentate a una riunione importante un vestito del genere, anche se
ha 10 anni, ma anche 20, fate una bella figura.
Se invece arrivate con una marchetta di
quelle mai sentite prima, tipo una felpa PU o PL della guess (nata per
entrare in questo mercato), non solo non è meglio, anche se è
odierna meglio non andiate all'assemblea degli azionisti della FCA.
L'anno prossimo è probabile che qualcuno vi dicano che è vecchia
anche al bar della gescal.
Se prendete un maglione di cachemire
quattro fili potete utilizzarlo, tarme permettendo, per quarant'anni.
Se comprate un accessorio molto alla moda molto prendi e scappa (con
i soldi del consumatorepirla), domani e' già vecchio.
Ma cosa si intende con vecchio?
Una felpa low cost è fatta in
plastica e la plastica e' praticamente eterna.
Come fa a diventare vecchia?
Come fa a diventare vecchia?
Ancora una volta esiste un discorso di
percezione: la felpa in plastica è un oggetto che già alla nascita
e' una schifezza.
Il problema è che, prima o poi,
qualcuno se ne accorge.
A quel punto esiste già il modello
nuovo che sembra più cool distraendo l'attenzione con l'hype.
In realtà è uguale a quello di prima:
e' in plastica, è brutto e spesso non tiene neanche caldo.
Per poterlo vendere bene il prezzo non
deve essere basso indipendentemente dal fatto che in produzione quel
tessuto costa più o meno come un sacchetto della spazzatura.
Se fosse venduto al prezzo giusto
perderebbe parte della sua aura.
Ecco quindi che il prezzo giusto è
quello che è giusto nella testa del consumatore che reputa migliore
un sacchetto della spazzatura piuttosto che un cachemire di alto
livello.
Per le aziende il sacchetto della
spazza non costa molto meno del cashmire perche la pubblicita' COSTA.
Pero' il consumatore preferisce il sacchetto della spazza e vedere la
stessa indossata dalla patata BBona..
Se prendete un vestito da donna anche
di molti anni fa di fascia alta, fatto dei materiali giusti e non
è un colore particolare, nessuno si accorgerà che è vecchio se non e' del settore o un impallinato.
Prendete una felpa di uno dei marchi
che vanno per la maggiore e se non seguite il trend delle persone
dell'età giusta e della trazione giusta su cui vanno a colpire
potreste già adesso definire è una schifezza.
Detto questo è abbastanza ovvio
arrivare a una conseguenza: l'obsolescenza programmata non esiste
nell'industria ma esiste in maniera chiara e inequivocabile nei
desideri del consumatore che vuole sempre oggetti che siano diversi
da quelli precedenti per poter dire all'amico di avere qualcosa in
più, siano essi megapixecosi o maglioncini.
A completare questa situazione il
quadro legislativo accetta questa voglia e siccome i politici sono
diventati anche loro succubi dei consumatori spingono nella stessa
identica direzione.
Anziché chiamarsi obsolescenza
programmata sarebbe più corretto definirla “obsolescenza
desiderata”.
Perche uno che compra un oggetto di un
marchio serio e di fascia media sa che non avra certo problemi mentre
uno che compra marchi “strani” nella fascia economica o in quella
“alla moda” sa che sta infilandosi il un cul de sac.
Parliamoci chiaro, sembra normale
spendere 700E per un cellulare di marca ignota?
Pero' se guardiamo bene i marchi seri o
si sono convertiti, pochi, o sono spariti.
Si, hanno chiuso quelli che facevano
oggetti migliori.
Anche il mercato non esiste piu':
esiste solo il prezzo infimo o quello alto. Spesso nel prezzo alto ci
sono marchi strani.
Se esistono dei pazzi che spendono 40.000E per una panda500 a ruote interconnesse e un telefono di marca
non esiste piu'... forse cominciamo a capire che il mercato e'
diventato un pochetto stranino.
Se andiamo ad analizzare, l'auto si
cambia per le prestazioni dell'autoradio e notiamo che le autovetture
si sono alzate in verticale cominciamo a pensare che non e'
l'industria il problema.
Le industrie ci hanno messo 60 anni ad abbassarle ste auto.
Le industrie ci hanno messo 60 anni ad abbassarle ste auto.
Provate a chiedere ad un concessionario
“quanto tiene la strada?” o
“quanto frena?”
e vedrete che si trovera' impreparato perche NON LO CHIEDE NESSUNO ma sapra' raccontarvi dell'autoradio (50E su 20.000) per mezzora buona.
“quanto tiene la strada?” o
“quanto frena?”
e vedrete che si trovera' impreparato perche NON LO CHIEDE NESSUNO ma sapra' raccontarvi dell'autoradio (50E su 20.000) per mezzora buona.
Se aggiungiamo il peso da 90:
“che probabilita' ho di essere coinvolto in un incidente con questo modello?”
il buio assoluto vi ghermira'.
“che probabilita' ho di essere coinvolto in un incidente con questo modello?”
il buio assoluto vi ghermira'.
Non si puoi certo dire che la parte
piu' profittevole del mercato, i suv, son pericolosi...
Alla fine torniamo sempre all'origine:
il committente.
Se il committente DESIDERA un oggetto:
da poter buttare
esteticamente appagante anche se lede
la durata
con tante funzionalita' ma ridotte
ridotte perche' altrimenti le deve capire
che lo uccide perche e' “figo”
chi e' quell'azienda FOLLE che si
OPPONE al detentore del potere danaroso?
Anzi, diamogli corda a sti animali
cosi' si impiccano da soli:
diamogli i megapizel,
il turbo,
i watticavalli,
i 2,4,8k,
auto alte come un campanile e
telefoni sottili come una carta di credito.
diamogli i megapizel,
il turbo,
i watticavalli,
i 2,4,8k,
auto alte come un campanile e
telefoni sottili come una carta di credito.
Il successo e' garantito anche se poi
cambieranno l'oggetto fra 24 mesi quando uscira' l'auto con piu'
centimetri, il telefono con meno mm, il coso con piu' X, il coso con
piu' k, il coso con piu' watti, il coso con piu'....
L'obsolescenza desiderata essendo tale
può essere fermata in una sola maniera:
chiedendo al consumatore di sparare meno cazzate.
chiedendo al consumatore di sparare meno cazzate.
Ma io nel fatto che consumatore abbia
un cervello... ci credo poco
sbaglio?
6 commenti:
Assolutamente d'accordo, nel gioco se è venuto prima l'uovo o la gallina, le associazioni (ma anche molte testate online) che sproloquiano di "obsolescenza programmata" non capiscono che tutto alla fine viene dal "mercato", che è l'utente, o meglio il "consumatore" a decidere che VUOLE cambiare una cosa.
Aneddoto: è uscito il nuovo macbook pro, al teardown ho letto lezi e facezie sul fatto che la batteria fosse "comicamente" piccola rispetto allo spazio disponibile all'interno del computer. Ci si lamentava dello spazio sprecato attorno alla batteria. Ovviamente si è gridato all'obsolescenza programmata per la scelta di una batteria così piccola. La realtà è che non è la batteria ad essere piccola, ma lo spazio interno. E lo spazio è piccolo perché il consumatore vuole un computer sottile. E l'alternativa è fare come Samsung col note 7, quella per i recensori non era una batteria "comicamente piccola" rispetto allo spazio interno, e infatti pigliava fuoco!
Io non sono del tutto d'accordo, sull'obsolescenza programmata. Spesso, ormai, quando compro degli oggetti (non necessariamente economici) sono in grado di identificare chiaramente il punto di rottura degli eventuali cavi.
Il tale auricolare con riduzione del rumore, di marca non scadente (che acquistai) si sarebbe rotto proprio li'... e - nonostante tutte le mie attenzioni - li' si e' rotto, nel punto fra la parte attiva e il cavo verso il minijack. E, se uno non vuole ascoltare musica, ma soltanto ridursi il rumore, funziona ancora perfettamente, pur con uno dei cavi dell'auricolare ormai tutto spelacchiato.
Molti acquisti li ho evitati gia' solo guardando bene le foto dell'oggetto.
Ma sono invece d'accordissimo sulle colpe del consumatore. La differenza fra una lavatrice economica e una costosa, una volta, era soprattutto nella robustezza e durata nel tempo. Ora e' nel numero di gadget digitali (la parte piu' delicata, in un oggetto che si riempie d'acqua). E il consumatore ora vuole le app sulla lavatrice... e l'industria gliele da' (ma a che SDAGWQTAS@%FDW serve il wi-fi su una lavatrice?)
Fred
p.s. il Nokia 5800 di mia moglie funziona ancora (16 anni? ricordo bene?). Il mio l'ho dovuto cambiare (con immenso dispiacere) solo perche' si e' rotto cadendo.
a che SDAGWQTAS@%FDW serve il wi-fi su una lavatrice?
A vendere una lavatrice cinokoreana da 300E piu' cara di una casso di miele!
Il cossumatore vuole far vedere all'amico l'app lavacoyotes che lui non ha!
Sono trisemente d'accordo. Per quanto mi senta un verdoscki non mi sento di attribuire la responsabilita del degrado della qualita e della durevolezza dei beni alla cattiveria delle multinazionali.
Ne scrissi tempo fa.. http://ravennapensa.blogspot.it/2014/04/obsolescenza-malprogrammata.html
Ps
ho un'auto di 16 anni e un nokia di 10 che carico ogni venerdì.
A me la mora cicciotta nel selfie allo specchio piace un casino.
Si può avere il suo numero?
Per certe "innovazioni" però il consumatore non è che se le sia proprio cercate.
Fino a una quindicina di anni fa tutte le lavatrici avevano i cuscinetti del cestello che potevano, con un po' di fatica, essere sostituiti.
Poi arrivo whirlpool che cominciò a termosaldare la vasca, cosicché non si poteva tirar più fuori il cestello.
Sfido io anche il più addentro a pensare di dover guardare da sotto la lavatrice (oltretutto gli stampi di resina restarono gli stessi di prima per lungo tempo).
Fu così che il ricambio da qualche € cominciò a costarne 200 di vasca completa, per far girare l'economia.
Automagicamente i cuscinetti stessi cominciarono a restringersi, mentre con le stesse vasche passava da 5 kg a 6-7-8-9 kg di carico nominale.
Siccome era una gran bella idea venne subito copiata dagli altri produttori.
Curiosamente lorsignori del meidinitali (perché noi siamo la qualità eh...) ci arrivarono ben prima dei turchi della Beko, e molti ebbero il fallimento che si erano cercati.
Ad oggi è rimasta solo Miele a non fare il giochino...
Ma l'importante è rispondere allo standard a++++++ (ovviamente il programma che lava 27 kg in 9 ore e mezzo litro d'acqua serve solo per il test, poi c'è il programma volkswagen che lava normalmente in 2 ore). Dei consumi per costruire quello che dopo 4 anni diventa un rifiuto speciale da 40 kg le varie direttive ecodesaign se ne fregano.
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