UE' sciura!, mi ha detto 10Kg di ampli?
mi e' venuta giu' un'altra fetta: cosa faccio lascio dieci e due, va bene uguale?
Ultimamente quando parlo di potenze e Kg di ampli mi prendono per rintronato.
Pero', pero....
Tanto peso, tanta energia, tanti watts...
no?
Gli amplificatori audio generalmente non usano alimentatori pwm poiche' generano spurie poi difficili ad abbatersi. se cio' non bastasse essendo un po' lenti a rispondere non amano quei preziosi condensatori presenti vicino agli ampli, non amano passare da 0 a 30A in una frazione di secondo...
Certo gli alimentatori switching si possono progettare anche in versione tosta, ma poi non costano piu come l'alimentatore ECONOMICO ripploso e scorbutico da 50 euri per 500VA di un pc.
Cosi', anche per la facilita' di progettazione, quando un progettista audio Hi-Fi compra un alimentatore da +0-60V e' ovvio che lo faccia guardando il mercato del ferro e rame e non a quello piu economico del silicio. Sostanzialmente rimangono fuori da questo ragionamento gli ampli da auto dove hanno l'obbligo per via della CC.
Vediamo un po' per capire la proporzione Watt>Kg.
Ve la racconto come la vissi:
Quando progettavo ampli, ho iniziato intorno ai 13-14 anni, PENSANDO STUPIDAMENTE DI RISPARMIARE, oltre che ottenere risultati particolari al momento di farli funzionare spesso lasciavano a desiderare. Avevo a disposizione una sala con 20 ampli e 80 casse ma le realizzazioni commerciali anche relativamente economiche come gli ampli technics in newclassA suonavano maledettamente meglio dei miei "cosi".
Il mio orecchio funzionava assai bene ed era allenato: giocavo ad indovinare quale accoppiata ampli casse fosse in funzione al piano inferiore del negozio; gli ampli sulla commutazione erano 3 e quando il suono era buono si restrigeva ad una manciata di casse e un ampli e mezzo. Mezzo perche' alcune casse non gradivano uno dei due.
Il doppio cieco era comunque obbligatorio poiche' mi ero reso conto di essere accondiscendete verso le mie creature costruite spesso con pezzi di recupero.
In parole povere regolarmente i miei ampli venivano derisi da roba che non era certo High End.
Il perche' erano ancora tanti misteri ma uno incombeva su tutti.
Tutti noi autocostruttori pendavamo dalle labbra, dalla carta, delle varie riviste
di elettronica che consigliavano schemi piu' o meno complessi che noi cercavamo di replicare cercando, illusi, di poterli anche migliorare. Nessuno di noi aveva l'ardire, la conoscienza, di partire da zero.
Mi ricordo bene un ragazzo che aveva un conto aperto con lo spacciatore di elettronica piu' vicino, e si mise in testa di realizzare un ampli di "nuova elettronica" dotato di EXFET, mistico componente dalle capacita semi taumaturgiche.
Inutile forse dire che tutto sommato suonava cosi' cosi', ovvero, meno bene di un'ampli commerciale di prezzo simile che oltretutto non sembrava arrivare da una cantina.
Tornai a guardare dopo tutti quei mesi a disegnare gli ampli nella sala d'ascolto e mi resi conto che non preferivo gli ampli grossi perche' erano grossi (il fascino dei watts), ma preferivo gli ampli grossi perche' non erano... piccoli!
Non suonavano come i piccoli anche quando non ci davi dentro.
Il suono degli ampli "grossi" aveva delle eccezioni.
I technics suonavano anche se non erano grossissimi e altri come un Sony da 150W (sempre per canale) non mi piaceva nonostante i Watts, i grandiosi dati del catalogo e la heatpipe tanto reclamizzata ma che ci misi mesi a capire cosa cavolo era: non esisteva wikipedia & internet ed era una cosa nuova quanto inutile per quell'ampli.
Cosa distigueva i grossi pioneer dai medi mal suonanti e perche' l'anno prima anche i medi di pioneer suonavano meglio?
Cominciavo a sospettare che non era la newclassA a definire la bonta' della technics quando un mostriciattolo da 20W entro' in sala: il piccolo NAD non era grosso ma filava. Certo se si doveva fare casino il pionerone grosso era un'altra cosa e il technics enorme da 120Wx 2 era uno sbrodolo e rimaneva superiore anche a bassi volumi... ma costava... Aveva due sexy bellissimi vu meters a lancetta frenata!
il sansui da 60W stava li a guardare incartapecorito e mezzo morto anche se era il primo che anticipava la moda del nero e la manopola della radio girava da sola perche' motorizzata.
Cosa distigueva gli ampli BUONI da quelli cosi' cosi?
Oltre che grossi di numero, ma non sempre, spesso erano grossi anche fisicamente quando suonavano bene!
Anche un'altro affare a mosfet di un'altra rivista che accarezzai bene lavorandoci PER MESI sullo schema (ho sempre avuto un debole per i mosfet, soprattutto non vanno in valanga se fai una stupidata) eliminando tutto l'eliminabile per semplificare, cio' che non esiste sul percorso non puo' rovinare il suono. O almeno cosi' avevamo imparato dal famoso GATTO.
Segue...
Pero', pero....
Tanto peso, tanta energia, tanti watts...
no?
Gli amplificatori audio generalmente non usano alimentatori pwm poiche' generano spurie poi difficili ad abbatersi. se cio' non bastasse essendo un po' lenti a rispondere non amano quei preziosi condensatori presenti vicino agli ampli, non amano passare da 0 a 30A in una frazione di secondo...
Certo gli alimentatori switching si possono progettare anche in versione tosta, ma poi non costano piu come l'alimentatore ECONOMICO ripploso e scorbutico da 50 euri per 500VA di un pc.
Cosi', anche per la facilita' di progettazione, quando un progettista audio Hi-Fi compra un alimentatore da +0-60V e' ovvio che lo faccia guardando il mercato del ferro e rame e non a quello piu economico del silicio. Sostanzialmente rimangono fuori da questo ragionamento gli ampli da auto dove hanno l'obbligo per via della CC.
Vediamo un po' per capire la proporzione Watt>Kg.
Ve la racconto come la vissi:
Quando progettavo ampli, ho iniziato intorno ai 13-14 anni, PENSANDO STUPIDAMENTE DI RISPARMIARE, oltre che ottenere risultati particolari al momento di farli funzionare spesso lasciavano a desiderare. Avevo a disposizione una sala con 20 ampli e 80 casse ma le realizzazioni commerciali anche relativamente economiche come gli ampli technics in newclassA suonavano maledettamente meglio dei miei "cosi".
Il mio orecchio funzionava assai bene ed era allenato: giocavo ad indovinare quale accoppiata ampli casse fosse in funzione al piano inferiore del negozio; gli ampli sulla commutazione erano 3 e quando il suono era buono si restrigeva ad una manciata di casse e un ampli e mezzo. Mezzo perche' alcune casse non gradivano uno dei due.
Il doppio cieco era comunque obbligatorio poiche' mi ero reso conto di essere accondiscendete verso le mie creature costruite spesso con pezzi di recupero.
In parole povere regolarmente i miei ampli venivano derisi da roba che non era certo High End.
Il perche' erano ancora tanti misteri ma uno incombeva su tutti.
Tutti noi autocostruttori pendavamo dalle labbra, dalla carta, delle varie riviste
di elettronica che consigliavano schemi piu' o meno complessi che noi cercavamo di replicare cercando, illusi, di poterli anche migliorare. Nessuno di noi aveva l'ardire, la conoscienza, di partire da zero.
Mi ricordo bene un ragazzo che aveva un conto aperto con lo spacciatore di elettronica piu' vicino, e si mise in testa di realizzare un ampli di "nuova elettronica" dotato di EXFET, mistico componente dalle capacita semi taumaturgiche.
Inutile forse dire che tutto sommato suonava cosi' cosi', ovvero, meno bene di un'ampli commerciale di prezzo simile che oltretutto non sembrava arrivare da una cantina.
Tornai a guardare dopo tutti quei mesi a disegnare gli ampli nella sala d'ascolto e mi resi conto che non preferivo gli ampli grossi perche' erano grossi (il fascino dei watts), ma preferivo gli ampli grossi perche' non erano... piccoli!
Non suonavano come i piccoli anche quando non ci davi dentro.
Il suono degli ampli "grossi" aveva delle eccezioni.
I technics suonavano anche se non erano grossissimi e altri come un Sony da 150W (sempre per canale) non mi piaceva nonostante i Watts, i grandiosi dati del catalogo e la heatpipe tanto reclamizzata ma che ci misi mesi a capire cosa cavolo era: non esisteva wikipedia & internet ed era una cosa nuova quanto inutile per quell'ampli.
Cosa distigueva i grossi pioneer dai medi mal suonanti e perche' l'anno prima anche i medi di pioneer suonavano meglio?
Cominciavo a sospettare che non era la newclassA a definire la bonta' della technics quando un mostriciattolo da 20W entro' in sala: il piccolo NAD non era grosso ma filava. Certo se si doveva fare casino il pionerone grosso era un'altra cosa e il technics enorme da 120Wx 2 era uno sbrodolo e rimaneva superiore anche a bassi volumi... ma costava... Aveva due sexy bellissimi vu meters a lancetta frenata!
il sansui da 60W stava li a guardare incartapecorito e mezzo morto anche se era il primo che anticipava la moda del nero e la manopola della radio girava da sola perche' motorizzata.
Cosa distigueva gli ampli BUONI da quelli cosi' cosi?
Oltre che grossi di numero, ma non sempre, spesso erano grossi anche fisicamente quando suonavano bene!
Anche un'altro affare a mosfet di un'altra rivista che accarezzai bene lavorandoci PER MESI sullo schema (ho sempre avuto un debole per i mosfet, soprattutto non vanno in valanga se fai una stupidata) eliminando tutto l'eliminabile per semplificare, cio' che non esiste sul percorso non puo' rovinare il suono. O almeno cosi' avevamo imparato dal famoso GATTO.
Segue...
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