Il bimbo dimostra cosa puo' essere la cul-tura
I numeri sono catastrofici e partiamo da una cosa che sembra di genere ma in realtà e' di cultura.
Il 60% dei laureati sono donne (2021 ed e' cosi' da molto), gli uomini che erano occupati nel 2019 13,5 milioni (58%), mentre le donne 9,8 milioni (42%).
Capiamo che vi e' qualcosa di strano?
In pratica il lavoro rifiuta i
laureati?
Perché abbiamo una bassissima partecipazione delle
donne al lavoro nonostante lo skill?
Ma forse esistono altri
motivi.
Giusto per iniziare con le comiche.
l’11,4% dei diplomati dei
professionali (che hanno una barriera integrativa) si iscrive all’Università,
una percentuale che cresce al 31% per i diplomati agli istituti
tecnici,
raggiunge il 66% di chi ha una maturità linguistica
e va
oltre l’80% per i liceali
Vedete un paio di problemi?
Chi ha fatto il liceo (20%, che e'
tanto, non e' un incidente, e' una scelta) e non si iscrive all'uni
che cavolo puo' andare a fare secondo voi?
Lo spazzino?
Rimane
il fatto puro e semplice che messa cosi' non ha senso fare il liceo
se non hai la certezza di fare l'uni.
Poi all'università, per via delle selezioni, ci vanno le capre delle capre.
Non ci credete?
Secondo normativa per prendere 100 e
lode (da ora 100+) e' necessario
-Avere raggiunto il massimo dei
crediti durante il triennio
-Prendere il massimo nella prima, nella seconda prova e al colloquio.
Comunque è molto difficoltoso anche il
solo 100, vuol dire aver fatto un esame stratocaster con leva e aver
ricevuto gli applausi da tutti.
Foxxute rockstar dello studio!
Per uno come me, sempre al limite della sufficienza in molte materie, se vedo quella roba faccio la ola e vi applaudo!
Dalle mie parti gli ITIS danno il 100
molto di rado, non ne ho mai visto uno, mai sentito di uno che ha mai ricevuto quella votazione.
Si dice che
esiste la possibilità, ma nel mondo reale non esiste.
Perché
la valutazione nelle scuole che conosco e' una cosa abbastanza seria (meno la qualità dell’insegnamento) e per
prendere 100 uno deve essere superman, non e' qualcosa che si molla facilmente.
Nei licei essendo il voto
legato a materie non dimostrabili e' più spesso 100, ma comunque di
rado con lode, ne ho conosciuto qualcuno, ma è una vera rarità.
Di
fatto e' un avvenimento, conosco una padovana con lode presa nei 90
(scientifico di buon livello) ed e' effettivamente un genio.
Ma non e' finita, il problema è che peggiore è la scuola piu' alti sono i voti e allora danno 100+ come se piovesse.
Pensate che io stia sbagliando?
Che vi stia dicendo solo quello che vedo o credo?
Peccato che ormai so come cercare di non farmi fregare da me stesso, almeno per la maggior parte del tempo...
Vediamo i dati.
Il liceo classico bolla con 100 e lode
poco sopra il 4% si scende a poco sotto il 3 per lo scientifico,
mentre istituti tecnici e professionali non arrivano all’1%.
Segue la logica materie indimostrabili = voto maggiore. Pensate sia pazzo? Certo sto esagerando per infilarvi la supposta, poi sono un caxxone ironico, ma neppure troppo...
Qualcuno potrebbe pensare che uno
che fa il professionale sia un cane, ma ricordiamo altresì che il piano di
studi non è oggettivamente pesante come quello di un liceo o di un
ITIS, in alcune specializzazioni veramente easy, dovrebbe essere piu' semplice avere 100+, non trovate?
E
poi come e' possibile che il classico abbia il 400% in piu' di gente
che la sa lunga tanto da sovraperformare il livello della scuola stessa?
E
comunque il classico ha il 130% di geni rispetto allo scientifico?
Anche allo scientifico sono tutti polli rispetto al classico?
Non parliamo di scostamento statistico, 130%, parliamo di una differenza
atroce e l’unica cosa che potrei dire e' che il classico e' MOLTO piu' facile dello scientifico e come conseguenza a ciò il liceo e' una scuola facile o ha professori incapaci di valutare.
Se uno pensa che il classico lo faccia solo chi e' piu' bravo, cosa che puo' esser vera, preparatevi alla dimostrazione che quel salto spiega altro.
Vediamo che il voto e'
inversamente proporzionale alla preparazione se andate
a vedere i dati raccolti.
Sostanzialmente piu' la scuola fa
schifo migliori sono i voti.
Se in Lombardia prendono il 100 e
lode appena lo 0,4% del totale dei diplomati, i pugliesi arrivano al
2,6%.
Come dire il 650%.
Il 650% non e' uno scostamento, è
l'apocalisse!
Evidentemente i Pugliesi devono essere tutti dei
mostri, tremende rockstar della cultura e i lombardi aver timore di loro e tremare impauriti come foglie al vento.
Altre regioni del sud sono intorno al
4-500%, woah, grandi studenti potentissimi.
Ovviamente anche le valutazioni intermedie vanno di
conseguenza.
Sembrerebbero tutti geniacci al sud Italia, nevvero?
Tenuto conto che le varie analisi EU/italiane
sulla preparazione degli studenti del meridione danno una sostanziale
deficienza rispetto alla media italica, in pratica, per via delle
selezioni, hai favorito l'accesso all'università ai peggiori.
Non
solo: hai definito che i voti non contano nulla e che le peggiori
scuole danno voti piu' alti essendo il programma lo stesso per tutti.
Non ha senso.
Questi sono dati.
Dati tremendi.
Per la cronaca, per comprendere i pattern il turpiloquio poLLiitico
"grado 10"
corrisponde ad altro turpiloquio
"alla seconda secondaria di secondo grado"
che vuol dire alle SECONDA SUPERIORE, come puo' essere il secondo anno di liceo o di un professionale.
E' evidente un problema di chi gestisce sta roba di inventarsi 3 modi diversi di chiamare la stessa cosa, tipico dei latinisti.
Quando non sai cosa fare cambiagli nome.
Queste varie cose causa gente che
quando va all'università si trova nella medda: abbiamo il secondo
piu' grande tasso di abbandono d'Europa.
Facciamo schifo.
mediamente una laurea triennale occupa
4,3 anni, non raro mettercene oltre i 5.
Insomma la triennale e' una laurea
da 5 anni, del resto quella da 5 si aggira sui 7,6, non rari gli 8, vi risparmio i grafi tristi altrimenti facciamo un report piu' preciso di quelli ufficiali.
A questo punto chiamarle 5 e 8 anni
sarebbe meglio.
Del resto arrivare da fini latinisti a cercare di progettare ponti non e' un brillante idea.
Il tasso di abbandono è folle, il 6.6% (2019) durante il primo anno, sta a significare proprio che l'impatto è feroce.
Non e' che uno, che oramai e'
maggiorenne (non e' un bimbo delle medie),
Decide il tipo di programma,
sceglie l'università,
passa la selezione (che sbatti!),
si sbatte
con la burocrazia,
si iscrive,
paga,
compra i libri,
Paga di nuovo...
e poi, dopo 6/8 mesi, si alza una mattina e
conclude che non era vero, non gli importava di andare all'uni, lo
faceva perché era certo che si ballava tutto il giorno e invece scopre che si
studia.
Ancora si studia.
E di piu'.
Di roba mai vista!
Entro la fine del corso l'abbandono è oltre il 40% (43-45 con spurie, un dato variabile nel tempo, luogo, sesso e da come si misura, altri dati danno il 51, ma non hanno la stessa metrica/coorti delle altre misure che vi sto dando nei vari post che ho cercato di tenere coerenti/confrontabili), gente distrutta, sfinita da una ripida salita.
Viene da chiedersi, facendo un rapido
conto a spanne, perché dati più precisi mancano, cosa facciano nella
vita i liceali.
Se il 20% non si iscrive all’università e un 32% CIRCA
non si sono laureati, in pratica il 50% dei liceali, non ha nessun
tipo di skill e finisce nel mondo del lavoro as is.
Perché
molti sostenitori del latino e greco come
“sQuola di pensiero
profondo che permette di elevarsi negli studi piu' celebrali”
non
guardano la realtà che dice il contrario.
Anzi i numeri dicono che non li hanno mica aiutati, certo corrono di gran carriera all'uni, ma poi ci sbattono il grugno e la metà si accorge di non essere tagliato e l'altra meta' nel 60% dei casi (per un totale quindi dell'80% dei liceali universitari) è fuori corso di anni.
Se fosse vero che i licei con il loro
latino e financo greco preparassero per l'uni, visto che la gran
massa degli iscritti sono loro, banalmente avremmo torme di studenti
che spaccano tutto.
Invece vengono spaccati come una noce sotto un maglio.
Risultato?
Solo il 27% degli italiani fra i 30-34
anni (dati 2019) sono laureati, mentre ci sono diverse nazioni
occidentali che non sanno cosa sia il liceo che viaggiano intorno al
50%, quasi il doppio.
Anche qui o gli italiani sono idioti o
qualcosa nelle superiori e/o università italiche non funziona.
Certamente e' una iper-semplificazione,
ma di fatto può essere lecito pensare che il liceo ostacoli il
percorso universitario, che e' stato da sempre il mio pensiero.
Se
si guardano i dati, a mio giudizio, emerge un quadro chiaro e tutti i
tasselli vanno a posto solo se si considerano tutte le scuole
superiori siano una medda per un motivo o per l'altro.
Peggio di noi in Europa solo la
Bulgaria per tasso laureati.
Poi uno può dirmi che le sQuole
croate, praticamente a nostro pari-merito, siano più facili, come
possiamo dirlo dei portoghesi, irlandesi e di qualsiasi parte del
mondo.
Ma ci credo poco.
Ma qualche dubbietto dovrebbe venire a chi è al timone con
tali numeri... io mi caxerei addosso, e' un foxxuto enorme iceberg dipinto di rosso.
La spiega semplificata in cui laurearsi
con cotanta difficoltà nasce dal motivo di dover iniziare a studiare
solo a 18 anni la materia ha un senso, in pratica il laureato
italiano della triennale studia per lo stesso tempo di un ITIS e simili la
materia scelta, eppure è considerato assai superiore: come e'
possibile?
Si danna sui libri 25 ore al giorno?
Certo il corso da 3 diventano 5, ma...
Se pensiamo ad un regista o ad un
elettronico, se fanno il liceo, la prima volta che vengono a contatto
con le tematiche del loro lavoro di una vita e' all'uni, da
maggiorenni. Ovviamente tralascio gli autodidatti, a quel punto non abbisogni della scuola.
Al contrario in molte nazioni il
contatto e' avvenuto il primo anno delle superiori (equiparando alla
carlona i cicli di studi, 5+3+X, neppure in Italia e' un dogma),
quando piano piano e' stato accompagnato in difficoltà
crescenti.
Inoltre l'italico va a lavorare in un contesto in cui
il tessuto sociale è poco istruito, di media persino meno di lui, ed
il managment e' poco preparato a comprendere anche la poca
preparazione acquisita.
In pratica, anche perché i
professionali e gli ITIS non sono scelti da molti e alla società
servono i loro servigi, i laureati sono la scelta di
sostituzione.
Non e' disponibile un cameraman?
Si opta per un
laureato in “cose visive”
Non e' disponibile un
programmatore?
Si opta per un laureato in informatica.
Non e'
disponibile un chimico generico?
Si opta per un laureato in
chimica.
Se vedete anche dai bandi pubblici per un banale
sportellista comunale si esige una laurea, segno evidente
dell'appiattimento, stanno solo dicendo "non vogliamo un liceale che non sa fare un piffero".
I risultati si vedono, lo stipendio medio mensile del laureato e' allineato ad una sciampista con la 3za media.
Vedremo i dati nelle coorti di censo, sempre cercando di renderle sovrapponibili a queste viste, che sono altrettanto ridicoli.
15 commenti:
In effetti è vero. Più le persone sono scimmie, più tendono a dare voti alti. Il latino c'è perché in Italia esiste anche il retaggio della Chiesa Cattolica Romana. Infatti, nello Stato del Vaticano si parla ancora il latino.
@CeboCappuccino
Nello stato del Vaticano si parla italiano.
E' come credere di andare in Grecia e pretendere di parlare in Greco antico (come fece Vittorio Gassman in un aneddoto... pretendendo, ovviamente con i suoi modi istrionici, di essere capito).
Solo nei documenti ufficiali si usa ancora.
Non sopravvaluterei l'influenza del Vaticano sulle scelte didattiche, molto di piu' su quelle morali.
Il "latinorum" e' retaggio delle varie nobilta' decadute (o di chi si atteggia a tale) che ancora stentano a morire (e che oggi si incarnano nella magistratura) e che lo hanno sempre visto come "vanto" per distinguersi dal "volgo".
Del resto, gli stessi nobili e patrizi romani (come lo stesso Giulio Cesare) usavano come lingua il greco, per distinguersi dai "buzzurri plebei" che parlavano latino. Da cui, la frase "Alea iacta est" non puo' essere stata pronunciata da Giulio Cesare, in quanto con i suoi generali parlava greco e non latino.
C'e' anche da dire, a discolpa dei programmi, che l'immenso patrimonio culturale italiano (troppo sottovalutato e trattato alla stregua di attrazioni di luna park) giustifica l'attenzione al nostro retaggio e alla formazione di figure storico/ricerca/docenza su questi argomenti. OK, allora, a corsi di studio classici (anche se a 14 anni col cazzo che sai cosa vuoi fare da grande...) o licei come lo scientifico tradizionale, chiamata "scuola degli indecisi", perche' spazia dalle discipline umanistiche alle scientifiche, lasciandoti in fondo con basi forti per un ventaglio di scelte praticamente "totale" (dal latinista al fisico nucleare).
Poi, se hai fatto il classico e ti sei accorto troppo tardi che latino e italiano ti fanno cagare, volendo andare a fare economia o ingegneria, ovvio che sputi il sangue. Cosi' come hai fatto un professionale o un tecnico.
E' molto dura pretendere da un quattordicenne che indirizzi DA SUBITO il proprio futuro, sfido chiunque qui dentro (a parte gli ipocriti e i corti di memoria) a dire che fa ESATTAMENTE, dal primo giorno ad ora, il lavoro che voleva fare da dodicenne.
Poi, che la scuola viva di mediocrita' degli insegnanti (quelli che sanno veramente, vanno a lavorare...) e' purtroppo un fatto.
materie indimostrabili... Scrivere in modo meno prolisso è un risultato tangibile
Assolutamente d’accordo su tutti gli argomenti.
Non è detto che i laureati siano di alto livello perché provenienti da una scrematura...
Bisognerebbe dedicare un articolo specifico ai laureati senza preparazione alcuna per il mondo del lavoro (e non sto parlando solo di materie umanistiche)
Ciao
anonimo
Scrivere in modo meno prolisso è un risultato evidente, ma non misurabile e come tale non dimostrabile.
Siamo tutti d'accordo che io lo sia.
Nessuno e' in grado di dire quanto.
Se tu dovessi darmi un voto sulla mia sintesi non potrebbe essere univoco.
Mentre se tu mi dessi da risolvere un calcolo non solo e' chiaro se sono in grado di farlo (ho la sufficienza), ma vedendo lo svolgimento hai un'idea PRECISA del mio livello della disciplina.
Stefano: anche per quello che va riformata, oggi le materie sono tantissime e con branche enormi
Non concordo. La valutazione prescinde (può prescindere) dai numeri.
Es. Tolstoi in Guerra e pace è prolisso, ma il giudizio dei critici è (quasi) unanimemente positivo.
Risultato tangibile
https://www.ilcentro.it/teramo/esami-di-stato-ecco-i-primi-100-massimo-dei-voti-a-45-studenti-1.2937827
Sono in parte d'accordo con l'analisi generale, in parte no.
anonimoprivacy
Questo e' un errore statistico.
Tolstòj, che ho abbandonato a pag 10, oggi potrebbe non essere piu' considerato "buono" (e se si quanto?)
Idem Eco: il nome della rosa e' eccezionale, PER ME, ma non certo ha un grip per tutti, in genere chi dice di apprezzarlo e si spaccia per intellettuale non lo ha letto. E spesso ho il sospetto che succeda anche per il famigerato russo.
Un analisi L’analisi quantitativa è di natura più oggettiva.
L’analisi quantitativa si occupa generalmente di quantità misurabili come peso, lunghezza, temperatura...
I dati quantitativi possono essere classificati e sono ottenuti scientificamente
l’analisi qualitativa riguarda l’ analisi dei dati che non possono essere quantificati.
Questo tipo di dati riguarda la comprensione degli oggetti (in questo caso lo scrittore, ma anche lo studente).
L’analisi qualitativa può ottenere una comprensione che non è limitata da regole o numeri, l’analisi dei dati qualitativi puo' scoprire cose formando ipotesi e nuovi paradigmi.
Quando nasce un problema?
Quando un latinista pensa che l'analisi qualitativa, non essendo vincolata da regole o numeri sia pura fantasia, ovvero parto del cervello senza basi.
Io credo.
La differenza fra la FEDE, la FANTASIA e la scienza e' che anche l'analisi qualitativa ha regole. La regola e' non ipotizzare cazzate ma cose che hanno un senso
Con quello regole puoi usarla
Cosi' generazioni di latinisti si sono lanciati in ipotesi o persino hanno pensato di modificare il mondo con analisi qualitative (vedi il discorso del 100% dell'energia green) perché "noi possiamo"
Idem nei discorsi di valutazione.
Una valutazione oggettiva alla volte e' impossibile e si tollera quella qualitativa "a cazzo" come se lo fosse, ma non lo e'.
Faccio un esempio banale: nei miei percorsi scolastici nessuno ha mai letto piu' libri di me.
Eppure se si parla di letteratura ero sempre in fondo classifica.
Escludendo per un attimo che io sia completamente imbecille, cosa che e' possibile, avevo generalmente una visione piu' ampia del professore di turno assiso sui pochi libri letti e con ipotesi e affermazioni distanti dal "sentire comune" sugli scrittori e sulle opere che si commentavano.
Quindi si, alcune materie sono indimostrabili, specie se hai un professore orientato poLLiticamente.
il linguaggio, scritto e parlato, serve per comunicare. Risultato tangibile è comunicare in modo efficace. Lo studio del latino (del greco, dell'inglese ecc...) aiuta
@blu-flame
L'analisi qualitativa, seppur più approssimativa non è sbagliata. Sono le premesse utilizzate che rendono l'analisi sbagliata. Il sentimento dell'energia green fa uso di misure spannometriche fatte da esseri umani e non sempre le misure "a mano" sono sempre efficaci, soprattutto su problemi difficili come l'inquinamento. Una persona può, quindi, inventare sciocchezze anche con analisi quantitative, che fanno uso di formule numeriche: basta effettuare cherry picking.
@AndreaG
Pure la lingua vichinga aiuta! :-o
Uhm, manca un dato: quanti dei diplomati tecnici abbandonano nei corsi di laurea per i quali dovrebbero già avere una preparazione specifica? (periti a ingegneria, geometri ad architettura, etc)
Perché la mia esperienza è che a ingegneria meccanica l'intero programma del triennio di (per es.) metallurgia dell'ITIS si fa in 2 (DUE) MESI.
anonimoprivacy
i dati che hai dato confermano un pieno i dati, soprattutto se tieni conto del numero limitato coinvolto
a teramo dici che i liceali su 560 studenti dell'istituto, immagino intorno ai 100 alla matura, 9 hanno 100+ con una percentuale vicino al 9%.
Ricordo come nazione 4%
i tecnici hanno 2 lode su un istituto di 350, immagino alla matura 70, ovvero 3%.
Ricordo come nazione 1%
giusto per vedere le prime righe.
Da cui: entrambe le statistiche sui 100+ non sono solo rispettate, ma persino piu' gravi della media sia fra N - S che fra liceo e ITIS.
Puoi essere in disaccordo sull'analisi dei motivi, ma non sui dati che sono stati raccolti, ti assicuro, con molta cura, decine di ore di ricerca e sbattimento.
La mia spiega puo' essere errata, ma il modello da una spiegazione coerentea tutti i problemi.
Ovviamente non pretendo sia l'unica spiega possibile di un sistema complesso, ma e' la spiega relativamente senza scorciatoie che mi pare possa giustificare questi dati e altri che sto per dare i prox lunedi'
Ovviamente se hai una spiega che non collide con i dati mostruosi e incredibili, spiegando perché queste mostruosita' esistono siamo tutti qua
anonimo 3:05
"manca un dato: quanti dei diplomati tecnici (COERENTI NdR)abbandonano nei corsi di laurea"
pare che non interessi nessuno.
Nessuno ha mai fatto una simile, interessante, ricerca in Italia.
Ti assicuro che per questi post avrò letto non meno di 3000 paginoni spesso barbosi e orientati a voler cercare un risultato cherripiccando a nastro.
Che poi sono anche tonti: fai una ricerca, produci un report e alle prime righe specifici cosa vuoi trovare e OPS, MAGIA trovi i dati e tutti i dati sono COERENTI e GRANITICI.
Se hai fatto un pochino di ricerche sai che dati "perfetti" sono impossibili e ci saranno localita' o zone in netta controtendenza su un territorio cosi' grande.
Infatti poi prendi il report lo confronti con altri dati, che oramai sai grossomodo quelli che doverebbero essere, e scopri che quello non bello non e' nomenclato.
Si potrebbe, se mi pagate :-) prendere e rompere le scatole ad almeno ad una decina di uni e chiedere i dati, probabilmente bisognerebbe recarsi sul posto e cosi' via.
Io sarei di farlo, ma purtroppo ha dei costi e ti assicuro che persino il MIUR ha un casino di stat che non tornano collidendo persino con quelle dell'anagrafe. Il fatto che non diano le modalita' di raccolta la dice lunga.
Il discorso è così complesso che capisco benissimo le 3000 pagine sottostanti.
Ho inserito quei dati perché confermano quello che hai interpolato stocasticamente da solo.
Il mio parziale disaccordo/accordo è invece sulla fenomenologia complessiva: da A discende B, da B discende C. Non sempre è così proprio perché il fenomeno è molto complesso. Ma questo comporterebbe un confronto pianificato che al momento non posso impostare.
Per adesso sappi solo che l'unica cosa buona per la quale ricordo la mia prof di italiano e latino del triennio è imporci di leggere Il nome della rosa. Che nel tempo ho letto 8/9 volte.
Liceo scientifico senza infamia e senza lode - laurea idem - altro diploma dopo la laurea - altra laurea da adulto - due master - tre praticantati professionali - due iscrizioni ad albi sinora... Ho iniziato a studiare dopo la prima laurea, e da allora non ho più smesso.
Come attività collaterale, ho avuto nel tempo esperienze quindicennale come docente in scuole superiori, CFP post qualifica/post diploma, regionali, etc... Va sempre peggio.
Sono parecchi anni che leggo tutto quello che scrivi: io apprezzo il tuo approccio, ma la più grossa difficoltà che incontro è quella di "tradurre" ad altri quello che vuoi dire quando lo reputo particolarmente utile e/o fondamentale. A volte rinuncio perché la comprensione di un testo presuppone che il lettore abbia già gli strumenti.
Senza libri, come mi ha fatto capire Eco da ragazzo, non si va da nessuna parte. E se non sai cosa e come cercare, Google (Qwant/DuckDuckGo/StartPage per me) non può aiutarti più di tanto con i suoi primi 10 risultati.
Invio, e tolgo l'autorizzazione temporanamente concessa agli script blogger.com/google.com/static.com e ai cookie.
anonimoprivacy
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