venerdì, novembre 13, 2020

Emily in paris

 


 Emily in paris e' un esempio concreto della tecnica e potenza senza controllo.

Emilia la zozza e' un prodotto americano di grande professionalita' tecnica:
Le luci sono perfette,
il trucco buono,
i cameramen fighi.

Insomma non la roba da italiani dove manco sappiamo come tenere in mano una lampadina.
Pero' ecco che arriva il disastro: manca la trama, la storia.
Sembra che una persona che non sia mai uscita da Dickville nel Nulland a 12 anni si sia messa a scrivere una storia.
Essendo lo scrittore un minorenne non sa come sia il mondo del lavoro, non conosce altro che il suo paesino e immagina che basti essere del proprio paese per essere nel giusto e fare le cose meglio.

Quando si parla di cultura si parla a 360, in questo caso esiste la cultura del saper fare, ma manca quella del narrare e il sapere cosa sia la Francia, il lavoro e la moda. Jackpot.

La storia:
Immaginate una giovanissima cretina  che non conosce il francese e pur essendo praticamente una stagista, viene mandata come dirigente supervisore (evidentemente si puo' passare da stagista a megadirigente in singolo step) in Francia.
Questa  appare improvvisamente come controllore in un distributore di ALTA moda, mondo che non conosce, comincia  a sparare caxxate che non funzionerebbero nel mondo reale, ma nel telefilm funzionano perche i francesi sono tutti stupidi e si comportano come se fossero venditori di cipolle non avendo inventato mai nulla e lei, essendo un genio del marketing, vuole portare l'alta moda e i vestiti da 15.000E a tutti perche' bisogna democratizzare: tutti gli operai vorranno vestiti da 15KE.

Mentre succedono queste cose e la fa annusare qui e la,  lei incontra un manzo kobe che e' gestisce un bistrot, ma anche esso e' un genio e, quando serve, si trasforma in cuoco stellato.

In questo mondo fatato dell'alta moda dipinta come una succursale di venditori di cacciaviti in laminato plastico (cit) i personaggi improbabili si muovono e fanno cose senza senso che vengono descritte come meravigliose.

Questo sottolinea che anche nel 2020 e anche se vieni prorotto in USA da cast americano e trovi una protagonista gnocca e si vede perfettamente sul tuo TV, il prodotto puo' fare schifo pena e pieta'.


Potremmo chiamarlo il SUV dei telefilm: ha bei sedili, i fari led e HID, l'autoradio e' bellissima con un 14” e 15 casse, il volante e' un pelle di scimmia estinta e il cruscotto e' di radica di rosa delle serre reali.
Pero' non andate in strada perché e' ancora una bianchina del 1960 rialzata e non frena neppure se sfondate il pedale.

del resto che e' una merda lo vediamo da una delle immagini pubblicitarie (e' quando prende possesso della casa pagata dall'azienda


 La cretina, emily altro non e', SPERA da seflista di avere una leica, ma ha un foxxuto telefono con cui si selfa, come una cretina appunto, continuamente. E questa dovrebbe essere un pezzo grosso? SPERA di essere un pezzo grosso, ma e' un personaggio di una lavapavimenti e le sue fantasie selfiste

Ricordo a una che al massimo spazzerebbe gli uffici i perché del selfismo e come si sviluppa nelle menti colpite da questa pesante malattia


http://allarovescia.blogspot.com/2018/09/il-selfista-110.html
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