rispetto al merdolina chiaro
lo scuro si scrostava meno
Alfa un caso esemplare di morte programmata, desiderata e perseguita da
una serie di forze con lo stesso obbiettivo: il suicidio collettivo.
Tipica favola italiana con il "solito triste final" (pueblo, elio)
Per decenni da pischiello mi sono
chiesto perché la gente osannasse l'alfa.
Carina per carita', ma da quando esisto
consapevolmente ha fatto qualche auto caruccia ma niente da
strapparsi le braccia e inneggiare come una ragazza pon pon.
La realta' e' piu' complessa e
interseca con la politica e l'italiano che hanno entrambi deciso di
uccidere questa realta'.
Infatti, se risaliamo all'epoca di
Mattei a cui piaceva parecchio il marchio ed era un manager vero
quando da noi il dirigente medio era una zappaterra, i veicoli erano
arretrati ma interessanti.
Ma alla mia epoca le vetture erano
poche, rugginose e tristi. L'hype non aveva senso.
Da piccolo fui bersagliato dalla
pubblicita' della poderosa alfasud, tipicamente color diarrea smunta,
dopo 2 estati tendente all'opaco a chiazze.
Il tipico possessore dell'alfasud era
grandemente orgoglioso poiché poteva avere il marchio (all'epoca non
capivo cosa fosse un marchio e quindi mi sembravano persino piu'
stolti di quello che erano) probabilmente osannato nella sua gioventu' a prezzo
accessibile e quindi “finalmente tua”.
L'alfasud non una macchina pessima per
l'epoca, non come sbavarono sulle riviste, ma era comunque molto
interessante... sulla carta. Soprattutto per la triste esperienza italiana.
Il motore boxer permetteva un bel
baricentro basso,
4 dischi,
masse non sospese ridotte grazie ai freni
al differenziale,
facile da guidare per la trazione anteriore,
e
alcune soluzioni furbe al retronaccio interconnesso.
Ancora oggi in curva
farebbe la sua porca figura con una VW odierna da 35KE come la cessomobile dkw Q2, sempre sulla carta.
Non solo e' stata venduta
dal 72 all'84, ma con 2 lamierati diversi, e molte cose in meno, e'
stata venduta con il nome di, alfasprint e alfa33 fino al 95. La
poderosa 33 che ci hanno stracciato i cosiddetti era infatti la
versione peggiorativa di un'auto che era vecchia.
Insomma cosa poteva andare male
vendendo una vettura che sulla carta aveva molte soluzioni
tecnologiche rare ancora oggi?
Il problema che dai primi del 900, il
21 per essere esatti, cioe' 99 anni fa, alfa era gia' statale.
E come si conviene all'azienda
statalona italiana non andava bene, ma alla chiusura prevista nel
1933 si oppose Mussolini che la riteneva probabilmente un lustro.
Ricordiamo che nel 1933 l'auto era altissimissimmissima tecnologia.
Per fortuna anziché ad un latinista
venne diretta da un ingegnere e fece un buon lavoro, forse i
latinisti lo lasciarono in pace.
Nel 1952 anche in alfa giunse
l'industrializzazione moderna con la catena di montaggio, con solo
mezzo secolo di ritardo (non battiamo i piedi quando si dice che
altrove sono avanzati, noi siamo indietro da sempre).
La vita di alfa prosegue ancora
abbastanza bene nel periodo successivo grazie al boom economico che
permette di vendere tanto agli italiani.
Questo e' il periodo d'oro della
produzione alfa, non eccezionale e solo locale.
Giusto per capire "l'oro" il duetto che tanto
ci hanno rotto gli zebedei per averlo venduto in tutto il mondo e che
tutti, ma proprio tutti, lo volevano (stando alla vulgata e ai giornalisti) dal 66 al 95 ha venduto la miseria di 124K
auto 30K in USA, 4K all'anno nel mondo. Tutti non erano proprio tutti. Come era il recente sbarco della fiat 500 ultrarichiesta in USA? Uguale.
Per capire che i sonagli di felicita' italiani sono in realta' una debacle visto che alfa aveva accesso a mercati
vietati ai giaps, la nissan fairlady Z (detta anche datsun Z) dal design che andava all'epoca, entrambe copiate dall'e-type, che e'
in vendita ancora oggi dal 69 (z370 e costa come la panda 595tuBBo miseria): era
decisamente superiore e a prezzo inferiore vendeva quei pezzi in un
anno non in mezzo secolo e lo faceva nei poderosi '70.
Se la Z e' un mito in mezzo mondo non
e' un caso, no?
Comunque i numeri di alfa erano piccoli, ed e' gia' un problema per un'azienda.
Come e' successo che un'azienda tanto
amata in Italia, e non era neppure cotanto in cattive acque per essere l'inizio dei 70, crollasse
definitivamente?
Il libri parlano spesso di crisi del
petrolio, ma e' una scusa come abbiamo visto, altre auto andavano via come il pane.
Il fatto che alfa passava dal farsi i
cavoli suoi, pur essendo vessata dal governo, ma nel contempo
era automaticamente fornitrice allo stesso per migliaia di auto.
Poi e' improvvisamente passata anche per assunzioni a raffica per aiutare il sud.
Perche' il piccolo stabilimento di
Pomigliano, che dopo la guerra era di fatto una piccola fabbrica
cacciavite delle renault4, sembrava alla politica un bel sistema per
dire che al sud “ce pensa roma” per l'ennesima volta e prendere i
voti di questo omaggio.
Cosi' presero un crucco che fece un
bello stabilimento in tempi record (e risparmiando quindi sul budget)
e progetto' con i milanesi tonti una piccola auto furba che avrebbe permesso ad alfa di
sfondare.
Il ragionamento era valido solo a
meta'.
La fabbrica era all'altezza
Il progetto era molto interessante.
Quello che non andava era la location e
il fatto che fosse "regalata".
Nel napoletano non esisteva abbastanza
mano d'opera in gamba o, in altre parole, skillata e istruita, cosa che
non e' cambiata molto.
Inoltre stavano per iniziare gli
scioperi duri.
I fornitori, gia' all'epoca piccoli,
brutta cosa italiana non migliorata, non erano all'altezza di una
tale operazione.
Ma la mazzata piu' grande era il
problema del metalmezzadro.
Cosi' durante tutta la vita dal modello
che fara' colare a picco in maniera insanabile il marchio ci sono gli
italiani e maggiormente i campani che si reputano furbi.
I fornitori ovviamente forniscono roba
non certo di pregio, causando una certa mortalita' dei particolari.
Ma gli operai di Pomigliano sono delle
bestie che per incapacita' o per ripicca ne combinavano piu' di
Bertoldo, dal dimenticarsi di stringere bulloni o montare parti, fino
a “dimenticarsi” di verniciare l'auto ed infine gambizzare il direttore
dello stabilimento. Alcune auto, narrano le leggende, avevano scatole di
pelati (o altro) saldati sulla scocca, giusto per ridere, per ridere come delle
scimmie.
Per esempio nei libri narrano che
nessuno capisce perche' all'epoca nello stabilimento avevano sempre problemi di
ossidazione sulle carrozzerie. Come se fosse un grande mistero la tecnologia del ferro.
Sarebbe interessante capire se in realta facessero cose come rubare gli elettrodi “giusti” (belli per i ladri perche' costosi) per
cambiarli con quelli generici (non titolati per lo specifico lamierato): si farebbe fare una figura pessima agli
opeladri e si capirebbe perché gli elettroni migrassero. Oppure semplicemente non erano in grado di costruire un'auto e non facevano
tutti i passaggi necessari.
Sta di fatto che le auto prendevano
la ruggine brutalmente nonostante il progetto non sia cosi' malmesso.
Ma la cosa piu' problematica era il
metalmezzadro.
Questi non erano operai, erano
zappaterra che pensavano (cambiano i tempi...) che il lavoro era un
diritto inalienabile e garantito dallo stato come regalo per la loro
provincia.
Come conseguenza spiccia ad ogni ciclo
stagionale dove i famigliari mezzadri erano impegnati nella semina,
raccolto, spremitura di qualunque affare facessero crescere, il
metalmezzadro era certo che il suo vero dovere era quello di andare a
lavorare la terra piantando lo stabilimento nel caos. Tanto e' un
regalo e quando si torna e' ancora li. Non possono riprendersi il regalo, ormai e' regalato.
Provate ad immaginare che alla partenza
del turno si volatilizzano fino al 50% dei lavoratori. Basterebbe un
10% per fermare l'intero stabilimento, lascio immaginare quanto tempo
funzionasse quell'affare e come erano assemblati quei prodotti
fermati e ripresi all'infinito sulla linea di montaggio.
Non si poteva neppure pensare di
licenziare gli stronzi che andavano a zappare, il clima era già teso
e il lavoro al sud e' un regalo, non un dovere.
Tutto questo insieme creava dei costi
di produzione elevati, un pessimo prodotto, una nomea pessima
eccetera.
Ecco che l'auto dotata di tante cose carine, strombazzata come favolosa, diveniva nelle mani dei metalmezzadri
quel rottame dal rumore cigolante, dalle plastiche incerte, con i
tasti che collassavano e la verniciatura opacizzata a chiazze dal
sole estivo che io conoscevo bene da bimbo: l'alfasud.
Mentre al sud, in uno stabilimento
fantastico ed avanzato distruggono auto e raccolgono patate, al nord
i macchinari sono ormai obsoleti da tempo e necessitano di
avanzamento per poter competere.
alfetta
Sono anni che l'alfetta e' montata da
un impianto tanto obsoleto che ogni auto venduta costa il doppio del
prezzo di vendita. Non troppo furbo, no?
Dopotutto il Know How alfa, arriva da
Arese e un pochino dalla Germania. Sarebbe folle castrare la testa, no?
Eppure nel 1974 lo stato, che
ricordiamo e' proprietario dell'alfa, non solo si rifiuta di
aggiornare i vetusti macchinari al nord, ma chiede come soluzione alla richiesta di migliorare gli impianti di Arese di aumentare la
produzione al sud prendendola dal nord.
Per la politica gli operai di Arese
sono un nessuno perche' al nord, in un tessuto sociale funzionale che
e' impegnato a crescere non basta dare la mancetta per farti votare,
al sud invece si ricordano. I soldi spesi per la campagna elettorale, presi dalle tasche italiane, rendono molto di piu' al sud.
Cosi' danno altri soldi al sud e li
tolgono al nord. I manager provano a protestare, si licenziano pure per contestare la follia, ma
se si devono spendere soldi si spendono al sud, e' deciso!
Se l'alfasud e' stata la bara
dell'alfa, questo e stato il coperchio inchiodato di quella maledetta
bara.
Alfa da ora in poi ALFA produrra' solo
alfasud o derivati, l'alfetta appena uscita e derivati. Con poche
eccezioni. Il motore del marchio e' stato piegato di fronte
all'ennesima necessita' di fornire aiuti al sud che vota per regali.
Infatti appena hanno bisogno, 1977, di un
modello nuovo prendono l'alfetta e la producono al sud con un design
“alfasud” con un prezzo piu' basso e la chiamano giulietta.
Ecco la versione ridotta dell'alfetta->giulietta
Nel tipico colore smerdolino autopacizzante
ovviamente la versione apparentemente piu' grossa, 1979, e' sempre una alfetta a cui hanno cambiato i fanali e alzato il bagagliaio (cosa che si ripetera' piu' volte fino al bagagliaio altissimo della 75) spacciandola per una nuova auto: l'alfa 6
Alfetta 6, potete notare le porte, e tutto l'impianto centrale dall'auto,
aeratori sul montante compresi, identici
Ettore Massacesi, all'epoca messo li a
capo dell'alfa dal governo, era piu' interessato a diventar politico
che a capirci di auto e vedeva un escamotage nel di fare soldi a palate
avendo promesso di riportare dal profondo rosso operativo al
guadagnare a palate in 4 anni.
Capiamo che fa un po ridere passare da
perdere sodi da pazzi a guadagnarli a tuono in 4 anni su una
struttura cosi' grande con gia' i suoi problemi di know how avendo
praticamente zappato tutta la conoscenza e senza investire in ricerca: e' sperare che gli alieni ci facciano credito.
Ma ha un piano e non e' quello dei tostapane, il suo e' un piano geniale, appoggiato dalla politica affamata di bustarelle e ridicolo come un gelato in fronte.
L'alfasud e' ormai un modello vecchio e
quando occorre cambiarlo, visto che la capacita' era diventata molto bassa al
nord messo in ginocchio e dove licenziavano a manetta, si pensa alla
nissan, quella nissan che sta facendo la Z , quellavettura che sul mercato americano
li sta facendo neri a colpi di 50.000 auto annue solo per quel
modello e con affidabilita' notevoli.
L'idea degli stolti per evitare di
investire e' prendere una Cherry, una piccola nissan da 2 soldi,
calarci dentro l'intero avantreno adeguatamente semplificato dell'alfasud, e BUM ecco una
vettura nuova senza bisogno degli stronzi del nord, senza dver fare progetti e da vendersi al
prezzo di un alfasud senza bisogno di aggiornare Arese.
Tanto, che conta, e' l'alfitudine.
Arna e sei subito alfista. Che caxxo
volesse dire non ho mai capito.
Bonus pack fare a meno di un po degli
degli scioperai del sud che una volta alla settimana (700 in 13 anni)
facevano sciopero, soprattutto in concomitanza di qualche necessita'
campagnola. I jap erano precisi come un orologio.
Il problema che a forza di fare le cose
in fretta e senza tecnica quando arrivano le scocche dal giappone si
scopre che l'avantreno dell'alfasud, pur semplificato e spogliato delle primizie, quell'affare che finalmente
i campani hanno piu' o meno imparato a fare non ci sta.
Non hanno preso bene le misure, non ci
hanno pensato, hanno barato per delle bustarelle.... non si sa come possa essere successa una tale cosa.
Ma il
blocco preparato per finire nel cofano non si puo' infilare.
Ci si mette un anno a capire come fare
a modificare quella povera nissan cherry senza rifarla mezza e alla fine
e' un bagno di sangue perche' le scocche van pagate e l'auto, beh, si
vede che e' un'auto che non era certo un'auto costosa.
Inoltre queste modifiche da fare ad
ogni scocca costano.
Nel frattempo del taglia e salda,
grazie alla liretta di medda che gli stolti rimpiangono, le scocche
aumentano di prezzo in lire da urlo e il bagno di sangue e' un bagno fatto in
una piscina.
I Jap son mica stolti, li avevan gia' fregati con la
liraccia, i contratti con l'italia sono tutti in YEN. E lo yen non perde il 15% del valore ad ogni starnuto.
Cosi' dopo il bagno di sangue, il tuffo
carpiato nel sangue e il sangue a schizzi si vende poco e spesso si
svende.
Evidentemente fare i furbi per guadagnare in fretta nonostante gli stabilimenti che girano male e senza fare la fatica di gestirli non e' stato un buon piano.
Mentre tutto questo accade ad Arese i 4 gatti snobbati
hanno una pensata: prendere le semplificazioni applicate all'avantreno della
povera alfasud per infilarle nella piccola cherry e rimontarle
sull'alfasud stessa, semplificando anche altre cose, cambiandone un poco l'estetica, e, voila', nasce l'alfa
33 che rispetto all'alfasud sulla carta e' un bel passo indietro
tecnicamente parlando.
Ovviamente cambiando 2 lamierati non si vede tanto che e' ancora l'alfasud.
alfasud 33
Anche la 33, nonostante forti
investimenti nello stabilimento del sud, soffre molti dei malanni
della sorella, roba che non funziona, montaggio ridicolo eccetera.
Evidentemente l'introduzione dei robot
sulla verniciatura che dovrebbero risolvere la ruggine e i parabrezza
a tappo di spumantino, nulla possono se ci sono scimmie sulla linea di
produzione.
I giornali incensano la versione sfixa
dell'alfasud in continuo, cosi' si vende nonostante i problemi
Nel frattempo l'alfa ha bisogno di
nuovi modelli e cosa fa non avendo piu' i milanesi che fanno nuovi
modelli?
Semplice, si prende l'alfetta e si
paciuga un po sulla vecchia linea di produzione e la spaccia per roba
di lusso grosso chiamandola alfa 90. Il sedere posticcio e il muso che sembra che arrivi da altrove sottolineano che avevano una certa fretta di mascherare la solita alfetta che, se guardate bene e' ancora la stessa auto, mancano solo gli aeratori.
Per capire l'enormita' della cosa, per i giornali
avrebbe dovuto competere con la mercedes classe E W124, un pianeta
stellare di comfort, design e finiture. Oltretutto una delle migliori merc di sempre.
Capiamo che comprare a caro prezzo nel
1985 una vettura del 1972 taroccata non era una cosa furbissima. Oggi lo fanno
in tanti, al 90% compratori di SUV che, si sa, non sono molto svegli
come genere, ma all'epoca non ci cascarono in molti.
Ci cascarono di piu' quando presero
l'alfetta del 72 e gli cambiarono solo l'estetica senza paciugare troppo e
fu un discreto successo con il nome di alfa75.
L'alfetta non era male, certo, ma
oltre al fatto che non tutti ci cascavano, l'alfetta era una macchina
costosa che era costruita per gli impianti scrausi del nord e
all'epoca del 1972 erano arretrati, con i tempi di costruzione del 1965,
non del 1984 con gli impianti del 1984.
Si puo' notare nell'alfett-alfa-75
il cartonato "sono qui per sbaglio" nastrato al posteriore che crea
un look moderno alla vecchia cariatide.
Notate la parte centrale della vettura immutata dal 72
In pratica ogni alfetta-alfa75 che si
vendeva era un altro bagno di sangue proveniente dalle tasche degli italiani.
Nel 1986, quando Prodi regalo' l'alfa
alla fiat e si pose fine al massacro nato per aiutare il sud, ma,
ovviamente, non e' certo conteggiato nella finanza italiana come tale.
Nel volgere di pochi anni tutte queste
auto ormai antiche, ma ancora in vendita, cessarono finalmente di
esistere.
Costruire la solita alfasud o la alfetta provenienti, soprattuto l'alfetta, dagli anni 60 negli anni 90 era certamente vintage e cool, ma era fuori luogo.
Molti le rimpiangono perche', si
diceva, che le alfa avevano una guida alfa.
Ci credo, erano solo 2
modelli: alfasud e alfetta per la bellezza di un quarto di secolo con un
cartonato diverso. Piu' che una guida tipica del marchio oserei dire del
modello.
Anonima Lombarda Fabbrica Automobili,
che di lombardo ormai non aveva piu' nulla da anni, cessa di avere roba
inventata dai lombardi e diventa fiat.
Solo gli accordi con lo stato permisero
allo stabilimento di Pomigliano di non chiudere il giorno dopo, ma scontera' una
drammatica riduzione del personale. Dai picchi di 30.000 persone
circa (i dati non sono chiari. fra i 20 e i 30K) in 5 anni passarono a 5000 spine nel
fianco.
Gli operai napoletani non cambiano la
solfa, certo ora non ci sono piu' gli zappaterra con regalo, la
raccolta dei pomodori e delle patate non viene piu' fatta a mano o
da italiani, ma l'alto tasso di assenteismo e' elevatissimo per
divenire ridicolo quando ci sono le partite dell'Italia e durante le
elezioni: un terzo circa dei dipendenti prende il permesso per stare
ai seggi elettorali, come scrutatori, rappresentanti di lista o calciatori in erba.
Fiat
come incubatore di politici e calciatori! MA non facevano auto?
Nel 2007 Pomigliano era pronto alla dismissione:
Tra gennaio e novembre 2007 ci furono 150 micro-scioperi,
interruzioni senza preavviso che bloccano la produzione.
Da anni al venerdì i tassi di
assenteismo gia' elevati si triplicavano dal 5 al 17 per cento.
Pomigliano non era una fabbrica, era un
organismo che perdeva soldi tenuto in piedi attraverso regali al sud
pagati dallo stato attraverso FIAT. Ancora soldi al sud che venivano gestiti come aiuti a FIAT, ma erano aiuti al sud.
Ma nel 2007 soldi alla fiat in regalo
non potevano piu' esserci, ormai le norme europee non consentivano
piu' certi giochini e tutti i manager, che ne avevano i cosiddetti pieni, ne chiesero la morte purificatrice. Dopotutto in giro per il mondo nessuno aveva questi problemi, neppure in Brasile (ok, li tutte le fabbriche hanno i picchiatori-autisti per prendere gli operai dal letto la mattina, ma e' un'altra storia)
Si salvo' di nuovo dalla chiusura
chiesta da tutti manager nel 2007 per la benevolenza di Marchionne
che, guardacaso, spese piu' per la formazione delle scimmie che per
l'impianto stesso.
La Fiom, che evidentemente era rimasta
al “dacce li sordi e nun rompe li cojoni” come negli anni 50, protesta per non essere
stata consultata in via preventiva per la contrattazione concertata
programmatica sulla gestione integrata del gradino discendente in salita dell'anzianita'
della giovinezza dell'operaio... e fece molto show non capendo cosa stava accadendo. La fiom odia i lavoratori.
Ovviamente Marchionne fu odiato anche
per questo anziché baciargli il rame.
Il piano di Marchionne ha un certo
successo, in pochi mesi l'impianto passo' da “feccia” a medaglia
d'oro World Class Manufacturing (WCM) mantenendola per anni, per
quanto e' doppiamente tardivo.
Tardivo per la location, ormai in Italia si fanno poche auto e fare qualche migliaio di vecchie panda
in competizione con dei polacchi non e' certo il modo di rendere
grande uno stato. Salvo voler essere polacchi con stipendi polacchi e tasse italiane (in pratica 400E netti mensili).
Tardivo perché FIAT ha subito
comunque la poca cultura italiana e il pesante stato carnivoro
(mediato da alcuni regali e bonus molto opinabili) ha bevuto tutto.
Ormai in italia oltre a panda e punto non si produce nulla da anni.
Fiat come predetto su questo
blog prima dell'accordo con PSA e ripetuto ancora, cessera' di fatto di fare
auto italiane e le piccole e medie saranno Peugeot. Non ho la palla di cristallo e' semplice banalita'. Solo i nostri giornalisti, governanti e sindacati non lo hanno capito nella loro idea di "la tecnica e' poco importante W catullo e gli italiani belli e scrocchi".
Di fatto FIAT stava esattamente facendo
come alfa precedentemente: cambiando il design a prodotti vetusti vendendoli a caro
prezzo. Gli va un po meglio perché un suvvista compra persino una
punto come la renegade a caro prezzo con gaudio, anche perché non
gli rimane in mane il pomello del cambio come su una alfasud.
Il problema e' stato che al sud si
pensa vada aiutato con regali a caxxo.
Regali enormi e continui che in un
secolo avrebbero dovuto, in una situazione normale, trasformare
l'intero meridione in una svizzera o al piu' in una silicon valley.
Quello che dimenticano i poLLitici
nostrani e' che se tu dai mele alle scimmie l'unica cosa che fanno e'
mangiarle e cercartene ancora, non certo costruire un frutteto.
Se metti un bellissimo impianto in una
zona con pochi skill al massimo riuscirai a produrre con poca
efficienza quello per cui e' stato fatto lo stabilimento.
Poi ti fermi li.
Prima di fare uno stabilimento in
meridione, che non e' di per se errato, prima bisogna formare gli
operai, i caporeparto e gli ingegneri. E siccome sei in una zona ostile, avere ampio margine sugli operai.
Ancora oggi esiste l'errata
convinzione, i grillini ci hanno fatto un partito fondato su questo,
che uno vale uno.
Non e' vero, spostare un posto di
lavoro o creare un posto di lavoro non serve a nulla.
Il compito dello stato deve essere di
creare la terra in cui sorge il lavoro.
il compito del contadino non e'
costruire mele, ma coltivare alberi in salute.
Perche', come ancora oggi pensano i
sindacati,
non e' il lavoro o il posto di lavoro l'obbiettivo, ma il
lavoratore.
Il lavoratore alfa del nord perdeva
soldi a raffica perché statalone, ma realizzava nuove auto, quello del sud ha fatto
fallire l'azienda perche' le perdite erano su di un'altro livello.
Uno vale uno.
E' stato furbo?
No.
Prima si parla di lavoratori.
Dopo possiamo parlare di impianto.
Inoltre va benissimo parlare di lotte
sindacali e contrapposizioni fra le aziende e i lavoratori... ma
quando fai 700 scioperi in 13 anni e' evidente che qualcosa non va.
O e' un problema dell'azienda e allora,
sopratutto se e' statale, chiudiamola subito visto che produce
questi enormi problemi ai poveri lavoratori, altrimenti licenziamo definitivamente questi
operai che si lamentano di cose inventate o assurde.
Se poi questi operai sono a fare un
altro lavoro mentre sono in sciopero vediamo di punirli, perché
stanno mettendo in ginocchio i loro pari. E questo i furbissimi sindacati italiani tanto politicizzati si guardavano bene dal proporre.
Al sud, ancora oggi, continuano a riversarsi
grossomodo 500 milioni di euro al giorno che non provengono dal
cielo, ma da chi lavora, eppure non migliora.
La domanda e', visto che questo modo di
fare non solo non e' servito al sud, ma ha pure azzerato molte
aziende, alfa e' solo una di queste, non viene il sospettino
piccolino che il modo non sia corretto?
aiutare non e' regalare.
Ci arriveranno prima o poi?
PS
Vorrei che alcuni di quelli che oggi piangono perche hanno uno stipendio di medda o, peggio, se sono disoccupati se hanno un parente che lavorava a Pomigliano o uno che era dentro nelle decisioni di non licenziare o negli aiuti a caxxo, in pratica politici a vario titolo (si parla di circa 150.000 persone a vario titolo ovvero parliamo di milioni di italiani "parenti") vadano dal padre, dallo zio, dal nonno eccetera e lo percuotano urlandogli chiedendo perche e' stato cosi' stronzo.
Perche in italietta la colpa, come ha capito bene Grillo, e' sempre degli ALTRI, ma pensiamoci bene:
L'alfasud per l'epoca era molto avanzata, non un'astronave come le citroen, ma si posizionava bene.
L'alfasud era esteticamente gradevole di carrozeria.
VW era ancora al maggiolone anteguerra.
Anche quando arrivarono, dopo 2 luuunghi anni, le golf e le audi 50, oltretutto scarse di design, anche se dentro meglio rifinite (e un mobiletto di plastica e' un'attimo), confrontate con l'alfasud erano nettamente inferiori di soluzioni tecniche.
Cosa sarebbe successo se anziche' subire la golf che ancora oggi si vende per affidabilita', fossimo stati noi a vendere ai crucchi e agli europei in genere?
L'alfasud era molto meglio delle crucche dell'epoca, non era al livello delle inglesi, o di alcune francesi ma era piu' carina. Alfa avrebbe potuto, azzeccando almeno un secondo modello, essere la VW odierna. Dopotutto la VW ha venduto golf come unica auto da numeri per molto tempo, l'alfasud era superiore.
Se a napoli uno e' disoccupato deve andare dallo zio (padre, nonno, cuGGino) e chiedergli "che caxxo hai fatto, stronxo!".
Perche se l'alfasud avesse prodotto 1000 auto mensili previste dal progetto iniziale entro qualche mese (dopo 5 anni non erano neppure la meta') e senza scimmiate, oggi a Pomigliano non sarebbero in 5000 pronti al licenziamento, sarebbero 50.000 piu' altri 150.000 indotti e con il bonus di avere una bilancia commerciale mooolto diversa.
La politica inizia da casa propria.
Nel paese dei ladri dove ti bombano la bici all'edicola in 2 minuti e' inutile parlare di colpe ai politici eletti.
L'onesta' e il lavoro non calano dall'alto.
Se fai pipi' su un TV in produzione per sfregio e poi tuo figlio dopo 20 anni non trova lavoro e' alla canna del gas e' colpa della tua pipi', non dello stato, non della merkel, di berlusconi, della germania, dell'euro, della divinita', degli ammerikkani, ma della tua pipi'.
L'alfa e' stata certamente uccisa dallo stato (ovvero dagli italiani), ma, soprattutto, dai napoletani che hanno tanto, ma tanto desiderato essere disoccupati e rovinare gli altri italiani.