Poco tempo fa feci notare una cosa molto simpatica, è ironico ovviamente, che i giornali non avendo più giornalisti e non volendo più pagare collaboratori rubavano le notizie ormai è social network. La cosa era talmente evidente che persino delle bufale venivano scambiate per verità in quanto quello che per lo scrivente era un gioco, uno scherzo, quando veniva tradotto in automatico da qualche motore di ricerca sembrava abbastanza vero al rincoglionito che doveva scrivere per la rivista.
Il fatto che non esistono più giornalisti lo si è visto piuttosto bene in questi giorni quando tutte le riviste riportavano se non le stesse cose addirittura le stesse frasi. Le stesse di altri media come le televisioni.E stiamo parlando di un grave atto terroristico avvenuto in una delle più grosse città del pianeta dove si presuppone che tutte le redazioni abbiano almeno una sede.
A questo punto è interessante notare un cortocircuito mediatico mica da ridere: come fare senza giornalisti a produrre qualcosa di diverso dagli altri usando le stesse fonti.
Ricordiamo che un giornale senza giornalisti accedendo come fonti quello che arriva dalle forze pubbliche, i comunicati stampa, la televisione, i social media come Facebook o i blog come questo, le notizie d'archivio o più banalmente un insieme di questi Non può certo produrre qualcosa di originale..
Il direttore del Corriere della Sera passando sotto una scala troppo bassa avuto una grandissima pensata: noi facciamo come un profilo Facebook in maniera definitiva.Insomma abbassandosi in maniera completa e senza vergogna allo stesso livello.
La maggior parte dei profili Facebook in questo momento riporta rubacchiate qua e la varie vignette nuove vecchie che poi alla fine sono sempre le stesse.
Spopola tantissimo quella di Allah dalla nuova pagina del redivivo giornaletto francese ma anche molte altre sono state ripubblicate infinite volte.
Allora il direttore del corriere decide, come un novello profilo del sito colorato di blu di fare una piccola pubblicazione rubacchiando le vignette a destra manca.
Costo dell'operazione è di zero euro.
La prima cosa che ha uno viene da chiedersi è se legalmente lo può fare, può rubare l'immagine presenti su Facebook o su un blog qualsiasi. La risposta è no. Non può farlo.
È piuttosto chiara la differenza che c'è fra pubblico, libero e pubblicato.
Nel momento che io metto un foto, un testo, una vignetta su di un blog è come se la mettessi sulla pagina di un giornale.
L'immagine è pubblica, perché pubblicata, ma è assolutamente di mia proprietà che ho prodotto questa creazione.
Lo stesso si può dire di Facebook: le complesse norme che mi hanno fatto firmare sostanzialmente dicono che l'immagine che ho messo su Facebook è, con alcuni piccoli limiti, non solo mia ma anche di Facebook. Ovverosia che Facebook può farne quello che vuole come ripubblicarla in un suo pubblicità, cosa che a quanto sembra non ha mai fatto fino ad oggi, ripubblicarla in tutto il mondo attraverso le decine di siti locali come Facebook.de piuttosto che .it. Quell'enorme sostanzialmente servono per poter dar agio a Facebook di rimando appare quanto vuole ma non sicuramente al primo pirla che passa.
Prendere una di queste foto o vignette e metterla sul sito del Corriere della Sera piuttosto che su una rivista stampata non è possibile se non dietro l'autorizzazione dell'autore che l'unico che può definire questo permesso e quantificare l'obolo da versare poiché non esiste una disciplina certa di questi casi.
Nonostante ciò il Corriere della Sera decide di fare un libro da vendere per tirar su dei soldi senza interpellare gli autori e prendendo le vignette a risoluzione infima del Web o addirittura in alcuni casi a vignette semplicemente riprese con quella merda del cellulare.
Come vedete è l'apoteosi di quello che non si dovrebbe fare nel campo dei diritti d'autore altrimenti vuol dire che se valido ragionamento che hanno fatto domani mattina io scandiscono le pagine del Corriere della Sera le pubblico online per le otto di mattina In maniera che qualcuno possa leggere il corriere senza dover recarsi in edicola. Dopotutto si tratta solo di una decina di immagini.
Il perché non si siano pagate queste vignette o meglio perché non si sia neanche chiesto agli autori di essere ubicati in un libro che potrebbe non essere condiviso, ricordiamoci che esiste anche non solo il diritto d'essere retribuiti per il lavoro di creazione di queste vignette ma anche il fatto che un artista possa non voler essere associato a un determinato marchio o logo. Immaginiamo il ritratto di Beppe grillo in una pubblicità pro Berlusconi.
Dopo questo scempio il corriere risponde tramite un'affermazione del suo deus ex macchina
“L’operazione è nata con le migliori intenzioni. È possibile che ci sia stata un po’ di confusione, siano stati commessi errori, qualcuno non sia stato consultato. Abbiamo raccolto i disegni in rete e poi abbiamo lavorato al volume. Se avessimo dovuto attendere oltre, l’iniziativa non avrebbe più avuto significato. Mi scuso comunque con quanti si siano sentiti a disagio, e tengo a dire che siamo a disposizione di tutti per riconoscere i diritti di autore”
Per prima cosa mi piacerebbe sapere come si fa a riconoscere, ad esempio, il diritto d'autore inteso come la non volontà di essere pubblicato insieme ad altri nel libretto una volta che libretto stesso sia stato già venduto. Capite che non è proprio possibile.
Per esempio io mi sarei arrabbiato tantissimo, come hanno fatto alcuni vignettisti, il fatto che mio una mia opera sia stata stampata a risoluzione indecorosa perché presa con un cellulare. Ragazzi e telefoni cellulari, le scarpe, le penne biro, alcune bambole e orsacchiotti, ippici portatili, i libri digitali una milione di altre cose sono in grado di produrre un'immagine ma sicuramente a un livello non certo eccelso. Diciamo pure spesso una merdaccia.
Anche in questo caso non è possibile anche se si fosse deciso di fornire la vignetta gratuitamente avere la possibilità di avere una stampa decorosa.
Il corriere inoltre dice che siccome dovevano fare in fretta per assalire il mercato prima che chi pensasse qualcun altro con una bieca operazione di marketing non hanno avuto tempo di interpellare i vignettisti. Visto che la maggior parte di vignette su state prese da Facebook ed blog dei proprietari scrivere due righe e mandarle via con copia incolla ci si mette proprio due minuti e una squadra di poche persone lo fa in un'oretta circa. Il non avere tempo vorrebbe dire semplicemente non avere personale sufficiente.
Non avere personale sufficiente?
Prima di capire con chi stiamo parlando, quella che non è certo una sparuta redazione di quattro fessacci in una cantina, guardiamo cosa pubblica la proprietà del corriere:
|
RCS Libri
- Rizzoli Editore
- Bompiani
- Fabbri Editori
- BUR
- Sansoni
- La Nuova Italia
- Marsilio Editori
- Sonzogno
- Archinto
- Etas
- Adelphi
- Skira
- Lizard
Perdindirindina stiamo proprio parlando di gente senza soldi e che non ha neppure una segretaria in grado di fare due righe.
Mi sembra ovvio questo punto che il gigante che ha rubato le vignette da Internet senza neanche provare a connettersi è creatore delle stesse e lucrando sulle loro fatiche sia semplicemente un bastardo.
Il corriere cerca di farla passare come una cosa nella quale i proventi verranno dati alle vittime ma non ha senso comunque.
Non è che se io rubo qualcosa per le regalarla ad un altro non ho rubato.
Adesso io prendo dei blockbuster di Adelphi e il pubblico su queste pagine: tanto non c'è scopo di lucro no? oppure peggio metto della pubblicità ma poi dichiaro di versare l'intero obolo ai bambini orfani.
Secondo me mi aprono in due.
Io spero, e lo spero tanto, che la legge italiana questa volta non si dimostri piccola con i grossi e grossa con i piccoli ma si inalberi vada dal Corriere della Sera e chieda due euro a vignetta per ogni copia venduta da darsi ai vignettisti.
Solo così si può definire civile questo paese.
Perché altrimenti come già dimostrato su questo blog sebbene dal punto di vista legislativo e umano tutto questo gran copiare gli ha audiovideo e prossimamente di libri sarà anche illegale ma diventa comprensibile e quindi normale. Dopotutto se Corriere della Sera può permettersi di rubare delle vignette o come ha fatto delle notizie senza essere punito perché devo essere punito io se dovessi scaricarmi un libro qualsiasi ds un e-reader?
Altra cosa divertente di questi giorni sui giornali e che per alcuni i terroristi sono tornati ad essere terroristi.
per una serie di ragioni ho avuto in azienda e extracomunitari che arrivavano da molti paesi tra i quali il Marocco, le Filippine, il Madagascar e perfino Israele.
Ma la cosa divertente è che quando una giovane ragazza si racconta di come vanno in discoteca in preda alla paura perché ci sono degli stupidi che fanno saltare l'intero locale capisci molte cose.
Capisci per esempio che sono dei conigli perché non hanno preso di mira le caserme, la polizia o la sede del governo. Prendono di mira gente disarmata che non sta neppure facendo niente di male. Vanno sul morbido.
Costoro, queste persone senza spina dorsale, gli arabo palestinesi sono spesso stati giustificati dalla stampa italiana quali poveri che non sapevano e non potevano fare altro che far saltare in aria delle discoteche o dei bar.
Come se far saltare per aria un bar sia una cosa che non puoi rifiutarti di fare quando sei oppresso. Diciamo che è facile. Diciamo che se sia la popolazione transumante e hai deciso di rompere le scatole è una via facile perché usi arme contro gente inerme.
Diciamo che non invita al dialogo.
Molta stampa italiana giustificava molto queste azioni Abbiette perché…… Gli arabo palestinesi sono meglio dei palestinesi di diversa etnia.
La stessa stampa adesso non giustifica la stazione che, a mio parere, è molto simile: gente armata fino ai denti contro gente disarmata.
Seguendo il loro ragionamento costoro si sentono oppressi e quindi è giusta la loro reazione di questo tipo e sparare con i mitragliatori contro dei disegnatori è assolutamente all'interno dello schema che fino ad oggi è stato accettato.
Aggiungendo il fatto che anziché far saltare per aria 40 o 50 adolescenti e morti qui sono molti meno.
Ci sono svariate ragioni per le quali questa svolta ha un senso:
innanzitutto si è svolta non lontano lontano dove, tanto chi se ne frega, moriranno degli israeliani ma sono morti degli europei in una città europea.
Dire che è giusto ammazzare degli europei anziché "quelli" vuol dire mettersi dentro nel cerchio da soli.
Poi la stampa pensava di essere intoccabile, soprattutto se di sinistra terzomondista, e qui c'è un errore di percezione.
Non è che non toccavano la stampa amica e semplicemente che non fanno di tutta l'erba un fascio basta una virgola fuori posto e voi non siete più amici.
Quindi anche gli amiconi che inneggiavano all'arabo palestinese con addosso la sciarpetta tanto di moda negli ambienti di sinistra negli anni 80 scoprono che non possono assolutamente fiatare su Maometto altrimenti sciarpetta o meno il mitragliatore è uguale per tutti.
Poi c'è il fatto di non essere ebrei che la maggior parte dei commentatori, soprattutto di sinistra, confondono con gli israeliani che non è proprio la stessa cosa visto che c'è stato addirittura un momento che all'interno dello Stato di Israele gli arabi non erano poi pochissimi (adesso non lo so).
Adesso scoprono che non è più necessario essere ebrei, abitare in Israele è portare il barbone.
Alla fine magari si svegliano
è interessante notare che un singolo atto di cronaca sveli molto su quello che sono i giornali e come vengano date le notizie.
1 commento:
http://www.wired.it/play/fumetti/2015/01/15/corriere-vignetta-charlie-hebdo/
Eggià!
Posta un commento