giovedì, novembre 05, 2020

Glee

 


 

Glee (2009)
glee è un altro esempio del perché essere professionali e aver cultura paga e crea soldoni.
La trama fa abbastanza schifo: il solito teen del cavolo senza né arte né parte che va a sQuola……

 In apparenza...

Quello che e' particolare e che ad ogni puntata ci sono uno o due momenti in cui cantano.

E quando dico “cantano” non dico semplicemente aprono la bocca e danno fiato all'italiana, ma quello che si vede e si sente è gente che sa cantare e sa stare sul palco.

In Italia tutta la nostra musica italiana degli ultimi 20 anni non riesce a mettere insieme uno  che azzecca più di due note contemporaneamente e riesce a stare sul palco senza barcollare oppure sembrare un imbecille, uno com le convulsioni o uno con un problema ligneo anale.
I video delle canzoni italiane sono ad un livello pessimo e si salvano di rado.
Quando trovate un italiano che evita di sembrare uno a cui hanno appena morso qualcosa di sacro e che riesce a spiaccicare due note senza azzopparle in genere si comporta da grande star venuta dal cielo.

In questo telefilm il più scarso degli interpreti brucerebbe l'intero Sanremo con una scorengia.

In ogni sessione si vede chiaramente un lavoro sottostante di registrazione in studio, di prove, gli strumentisti pro, di arrangiamento eccetera che è possibile solo avendo delle professionalità di alto livello.

In Italia spesso l'uomo che sta dietro al mixer è senz'arte e basta andare a un qualsiasi festival della canzone regionale dove il clipping degli amplificatori e' costante e coni vanno a fondo corsa da bravo zappaterra.

Invece vediamo che in un banale telefilm, perché alla fine è banale, fanno interpretare questi ragazzini in maniera professionale una canzone.

Qualche detrattore dice che ascoltare le nuove direzioni, il nome dato al gruppo di pischielli, può portare al suicidio.

Non dico che non sia vero ma e lo fosse ma allora uno che si aggrappa al microfono e non riesce neanche a stare alla stessa distanza perché barcolla come Vasco Rossi oppure un Eros Ramazzotti che manco sa salire o scendere per più di due note consecutive dovrebbero portare alla strage di intere popolazioni. Per non parlare delle nuove leve...

Senza né arte né parte come trama e con inviluppi non certo degli di un maestro della scrittura, ma sicuramente lucido con una carrozzeria appena uscita dal concessionario per chi vuole osservare che differenza c'è tra pressappochismo italiano e professionalità.
E  cantano, cantano davvero... Cantano come non ci credi.
E' uno spettacolo, bellezza. 

da costringere franceschini a vederlo dopo pose.

PS
Si vede che sono stufo di sentirmi dire che siamo acculturati sono perché studiamo male un po di storia antica?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Può portare al suicidio perché è un genere palloso. Ma il confronto lo si fa con professionisti dei propri generi preferiti, che son comunque spesso USA/UK/Canada.

Cioè, 'gli "new direction" mi fan venire voglia di spararmi, altro che i "black pease" ', è un'affermazione che ha senso. Magari tu la pensi all'opposto, ma son gusti.
Se già ci metti 'altro che Fedez', beh, meglio che vai a zappare con le orecchie.

Comunque sono almeno 100 anni che nell'ambito del pop (in senso molto lato: tutto quello che non è "colta" e neanche "jazz") gli anglosassoni ci sverniciano in retromarcia. Anche se meno noti in Italì, pure tedeschi, francesi, scandinavi e baltici hanno espresso professionisti della musica che noi ce li sognamo.

Abbiamo tenuto meglio botta sui generi """alti""", ma non molto più a lungo. Anche il settore della musica colta (la "classica") è in forte crisi. Muti era già un espressione del nuovo corso italiano: "ce l'ho solo io, faccio quello che voglio io, siete tutti dei buzzurri, sono offeso". All'estero, le orchestre lo odiavano. E pure qui. Da noi magnificato come uno dei più grandi italiani viventi, mentre l'NYT lo triturava come primadonna isterica, legnoso, contabile delle note.

Adesso nella vulgata la musica "alta" è Allevi...

blu-flame ha detto...

e' quello che succede quando formi generazioni al culto del passato e allo snobbismo verso l'estero.
In pratica crei le premesse per i vari fedez, che loro stessi ti dicono che importano modi dall'estero e questi vengono visti come innovazione.

Al che diventa tutto "l'estero e' tutto BBello" che e' errato, ma anche rischia di diventare una bugia autoavverante sin troppo spesso.

Celso ha detto...

No, momento... Muti è sicuramente "particolare" come carattere, ma non discuto la capacità.
Non mi metto a fare una disquisizione tecnica che non è questo il luogo, comunque in effetti è vero che si sia espresso un po' poco di recente come paese, almeno lato direttori d'orchestra.
Gatti comincia ad avere i suoi anni... tra le nuove leve Rustioni è uno con grandi numeri, buona tecnica e una musicalità fuori dal comune - e umanamente è una bravissima persona.

Solisti anche lì qualcosa di buono c'è... da Beatrice Rana ad Augustin Hadelich, a Francesco Meli, giusto per coprire un po' di mestieri diversi.

Certo prima c'erano Del Monaco, Di Stefano, la Tebaldi, Abbado, Pavarotti, e prima ancora Giulini, Toscanini, Schipa e chi più ne ha più ne metta... ma un po' è anche questione di prospettiva.