giovedì, aprile 16, 2009

Ampollarum I






le valvole, dopo un periodo di oblio (anni '70) hanno fatto il loro rientro nel mercato dell'HiFi.
Da allora i sostenitori della superiorità delle valvole e gli amanti dei transistors si picchiano dandosi l'un l'altro degli infedeli, degli ignoranti e quan'altro, usando clave verbali, pagine di giornale e nuove armi internettiane.
Il popolino va sempre a cercare lo scontro frontale tra fazioni opposte: valvole contro transistors, MacOS contro Win+NT, canon contro nikon (e se la migliore fosse minolta?), Coppi e Bartali per non parlare del calcio.
ma santa pazienza.
La religione non dovrebbe mischiarsi con le questioni tecniche, no?

La domanda se e' meglio un ampli valvolare od uno a stato solido e' lecita.
Meno lecite sono le risposte che spesso si danno.

Ma forse e' meglio chiedersi perche' l'evoluzione ha fatto si che le valvole prima siano scomparse e perche' siano ancora fra di noi. La prima risposta e' abbastanza ovvia, qualsiasi evoluzionista sa' che la risposta e' che le cose scompaiono perche la competizione finisce male per qualcuno e meglio per altri.
Ma la rinascita? La risposta e' ancora una volta nel confronti bislacchi.

Andiamo per ordine.

Premesse:
1) un buon apparecchio HiFi dovrebbe essere in grado di suonar bene un po' tutta la Musica, senza preferenze. Quando raccontano che tale apparecchio e' per un determinato tipo di musica vuol dire che funziona MALE. Spesso affari mezzi morti venivano venduti per la classica, certo che poi un bel brano con del BEI timpani o i miaglolii della serenata per gatti vedano sprofondare qualche parte del cifone malfatto.

2) un buon AMPLI HiFi dovrebbe essere in grado interfacciare bene un po' tutte le casse, poiche' se ve ne sono di rognose come le ottime canton o per bene come le JBL, molte casse hanno una variazione d'impedenza importante.

3) buon AMPLI HiFi deve figurare discretamente nelle misure. Queste sono state piu' volte colpevolizzate da protointenditori che dopo aver notato che ampli ottimi sotto alcune misure suonavano male... coglievano la palla al balzo decretando che le misure, TUTTE e senza scampo, non servivano a nulla per poter vendere bidoni che mai avrebbero ben figurato nei test.
In realta' negli anni 70 si era puntato tutto sulla misurazione di cio' che mancava: la potenza, la linearita', la distorsione. Si erano così create delle misure facili da utilizzare per poter velocemente dare una dimensione a queste cose. All'inizio degli anni 80 queste procedure di misurazione erano state portate come "verità rivelata" allo spasimo. Un ampli era buono solo se aveva certi numeri molto grossi ed altri molto piccoli. La stessa cosa che sta capitando oggi con i pixel delle macchine fotografiche. Nulla di nuovo sotto questo sole.
Ovviamente i costruttori avevano seguito il pubblico nel presentare ampli, soprattutto nella fascia economica, che ottemperassero queste richieste. Costruito NON per ascoltare musica ma per essere ottimo sotto LA misura in voga. Il risultato fu di trovare molti amplificatori che suonavano molto male nonostante avessero molti watt e poca distorsione nelle condizioni di test.
Le misure, come tante altre cose, vanno interpretate. Il numero in se non vuole dire nulla.... tranne forse il 42.

4) semplicità e complicazione. Un progetto complesso non è necessariamente complicato lo diviene quando la capacità progettuale del team di sviluppo viene sorpassata dalla capacità necessaria a metterlo a punto.
Non è un giro di parole. Ciò che voglio dire è che spesso si è giudicato un amplificatore sulla base della sua complicazione ovvero delle caratteristiche mostrate. Se per mettere a punto un oggetto composto di poche parti è necessaria una competenza relativamente modesta quando l'oggetto diviene molto diverso le capacità necessarie sono completamente diverse.
Per questo motivo fino agli anni 70 di amplificatori erano solitamente di un paio di stadi, avevano pochi componenti, anche meno di 10, e le formule matematiche per descriverli erano agli inizi. Negli anni 80 ci si è trovati con amplificatori dotati di molti stadi e magari un centinaio di componenti. La capacità di far funzionare un oggetto del genere è tutt'altro che banale.






Chi ha capito le frasi di cui sopra, principalmente storiche, forse ha già sospettato, addirittura compreso, dove sto andando a parare. Non sono state motivazioni tecniche ma di consuetudine ciò che ha permesso la rinascita delle valvole.


Se andiamo a vedere gli schemi delle amplificazione valvole vedremo che tipicamente consistono, per ogni canale, di una sola coppia di componenti attivi: il pilota ed il finale. Questa configurazione è tipica anche della prima generazione di amplificatori a transistor. La motivazione di questa scelta è molto semplice: da un lato è una scelta di carattere economico, ricordiamo che all'inizio i componenti attivi erano assai costosi, dall'altro questo tipo di schema non permette molte variazioni sul tema e salvo stranezze si può tentarne la costruzione partendo da valori base già sperimentati e andando a tentoni provare di farlo funzionare in maniera ottimale. Per questo motivo molti autocostruttori hanno scelto di cimentarsi con le valvole.
L'effetto negativo del utilizzare una componentistica così ridotta all'osso consiste, com'è ovvio, di non poter avere delle prestazioni particolarmente elevate.

Così sostanzialmente è successo questo:
mentre le amplificazioni a transistor andavano verso una complicazione sempre più fine a se stessa e necessaria per il nascente consumatore (alias idiota) lettore di numerini, qualche cantinaro, utilizzando vecchi schemi, mise insieme dei piccoli amplificatori dal suono assolutamente interessante... se visto in quell'ambito.
Il confronto fra attrezzi dal costo non alto e ottimi numeri ma suono cosi' cosi' contro oggetti decisamente snob e demodè, dalla potenza ridotta ma da un suono discreto fece scalpore.
Da questo scontro sono nate molte scuole in antitesi fra loro:

I costruttori di amplificatori a stato solido hanno imparato parte della lezione, in molti casi sono divenuti molto più semplici ma con un suono migliore. Questa e' la vera eredita' delle valvole. basti vedere lo schema di un ampli di fascia alta oggi.

Ancora, altri costruttottori di roba a transistor hanno abbandonato la questione della potenza a tutti i costi, ormai se non aveva almeno 100W non era buono, e hanno prodotto oggetti dal costo molto basso ma assolutamente squisiti come rotel e NAD, per citare un paio di semplici 20W dotati dei piu' banali finali che la storia ricordi i 2n3055.

Alcuni grandi case cavalcando l'onda delle ampolle hanno presentato amplificatori complessi come i migliori a transistor riuscendo a cavare un suono decisamente buono ma ottenuto ad un prezzo decisamente da nababbi. Per esempio l'acoustic research. Questa cosa ha spinto le quotazioni della valvole in se verso l'alto, e' la storia dei lemming. Se costa deve essere buono, per estensione le valvole sono tutte buone.

Altre strade hanno portato a una complessità eccezionale, come la tecnologia ACE BASS, dai risultati straordinariamente buoni. Ma questo è stato possibile solo grazie a capacità progettuale decisamente fuori del comune e i componenti a stato solido. Un obbiettivo impossibile da ottenere con le valvole.

Nel frattempo la qualità media dell' oggetto amplificatore è andata sempre più calando poiché la gran parte della popolazione si è disinteressata dell'epopea del buon ascolto di in favore del tanto al chilo. Nuova situazione idonea per il riaffermarsi del ben costruito.


Come esempio del fatto che il suono va paragonato a qualcosa di di buono per definirlo ottimo: alla fine degli anni 80 costruii un amplificatore su chip (tda2008) in classe B (bleah!) da 6W pontato (16Watt) che stupi' parecchia gente. Il tda 2008, poca spesa tanta resa, alimentato generosamente e montato in confezione bizzarra ma curata suonava discretamente SE PARAGONATO a molti altri ampli da auto dichiarati da 100 o 200W ma dotati di survoltori decisamente MAL progettati ed installati peggio da sedicenti elettrauto. In soldoni non e' che il mio ampli andasse bene, anzi, ma rispetto ad un cinesone dai grossi numeri era una favola.

Lo stesso successe agli ampli valvolari: stupirono non perche' eccezionali ma perche', tutto sommato, non suonavano male e comunque meglio di realizzazioni poco curate sul fronte del suono.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Scusa la domanda indiscreta...come me lo posizioni l' Onkyo tx-sr706 giusto che un amico me lo stà proponendo?
Le vale un paio di cento euro?
A me è piaciuto, ma dato che non ho grande esperienza in merito e termini di paragone per emettere un giudizio mi piacerebbe avere un consiglio e magari qualche informazione in più sulla Onkyo di cui tutti parlano been ma che non conosco.

Un Grazie anticipato per la tua cortese risposta.

ciao

Alessio

blu-flame ha detto...

Se non ricordo male l'onkio sr 706 e' un ampli da una quindicina di Kg, ovvero circa mezzo KW di potenza.

200 euro?
se funziona lo compro io!
Al prezzo di un radiolone!

Sicuramente ci sono cose migliori, ma per avere un ampli decente oggi si spendono sempre oltre i 6-700 euri...

Ricordati poi metterci almeno un 600/800 euri per una COPPIA di casse decenti.
JBL, Canton, audiopro, dynaudio...

Non brutalizzarlo.
:-)

Anonimo ha detto...

Grazie, il costo sono 200 euro più il fatto che deve un sacco di favori...facciamo che forse sono 500 gli euro... mi sembra di capire che forse sarà oltre la mia capacità di apprezzamento ma tanto da una parte per farsi una cultura bisogna iniziare...
Le casse forse saranno delle Silverette500 viste ad un Marco Polo...

ciao

Alessio