domenica, gennaio 24, 2010

Reflex 135 6-la discesa




Nel 1987 Canon aveva un problema, nonostante sia stata in grado di arrivare fino a qui come eterna inseguitrice di qualcuno si trova nella posizione di dover svecchiare e lo fa alla grande. Decide, contrariamente a tutti gli altri costruttori che la prima idea dell'auto focus, quella di Pentax, era la strada giusta ma acerba e la visione di Minolta assolutamente corretta ma comunque conservativa. Con un colpo di spugna cambia marcia rendendo incompatibili i vecchi prodotti con quelli nuovi e nasce la serie EOS. In questa visione commerciale in cui l'obiettivo non ha nessun comando ed il software la fa da padrona rende facile posizionare lo stesso prodotto, aggiungendo o togliendo semplicemente dei cursori, in fasce di prezzo completamente diverse. Il design gioca un ruolo importante e si inizia il gioco del marketing con l'auto focus più veloce ed il numero piu' alto. Questa strategia si è rivelata vincente. Ovviamente non e' importante che non siano caratteristiche fotografiche quelle mese in risalto, ma le eterne seconde, nikon e canon, hanno ben capito che e' inutile primeggiare sulla tecnica ma lo e' sulle vendite. Se le nikon sono disegnate da Giugiaro le Canon lo sono da Colani, importa lo stile, non la tecnica.
Nasce ora il duopolio delle due giapponesi che hanno capito tutto del mercato e forniscono cio' che il mercato chiede: novita' apparenti.



Nel 1988 arriva sul mercato un altro affare che si vende abbastanza: La Canon ION. Avrebbe dovuto essere l'inizio di una serie e l'alta qualita' fotografica (700x288 pixel circa) di questa still video ne decretarono un certo successo. Il prezzo era superiore ad un corpo di una reflex e il costoso dischetto conteneva la bellezza di 50 "foto". Le immagini venivano registrate in single frame di un formato TV, il PAL, mantenendo la risoluzione di un semiquadro: 350 linee per 288. Durante la riproduzione il disco doveva ruotare a folle velocita' per mantenersi sincrono con il sistema televisivo. Inutile forse dire che la qualita' reale era identica ad un fermo immagine di un buon vtr VHS: un insulto alla polaroid.


Nel 1989 arriva macchina fotografica alquanto particolare la CONTAX RTS III. La contax è una marca che punta il tutto per tutto sulla qualità di viene spesso presa a modello da altri costruttori. Era la regina delle macchine a telemetro, gli unici a potersi permettere di guardare le Leica dall'alto al basso. Le nikon per esempio nascono come brutta copia di Contax. Da sempre le ottiche migliori sono nel loro catalogo. Per questo motivo inventano un sistema per tenere piatta la pellicola: durante l'esposizione un aspiratore bloccherà il nastro sensibile. Ovviamente la macchina è costruita sull'eccellenza dovendo dimostrare che una splendida ottica a tutta apertura poteva non esprimere tutta la sua soluzione semplicemente perché qualche millesimo di millimetro della pellicola non era suo posto. Vedessero oggi quanto ballano i barilotti di alcune ottiche di fascia pseudoalta....


Nel 1990 CONTAX decide di entrare nel mercato della reflex di grande formato divenendo di fatto l'unica, oltre a Pentax, ad essere presente con delle macchine fotografiche reflex in entrambi formati ed entrare così nel novero delle macchine di alta qualità e prestazioni.


E questo il decennio in cui si stabilizzano certe cose, chi è indietro si porta alla pari e il marketing aggredisce mercato causando spesso la fuga dei fotoamatori. Già, sono spariti i clienti, gli estimatori e i fotoamatori e sono arrivati al loro posto i consumatori.
La produzione di reflex scende del 70%, un mercato maturo che non conoscera' piu' grandi novita', la penetrazione e' totale e il mercato del ricambio non permette piu' grossi numeri. Dopotutto le macchine che si possiedono 25 anni fanno le stesse foto con la stessa qualita di oggi: perche' cambiarle?
Per le aziende diventa importante non innovare ma introdurre novità pseudo tecnologiche che possano aggredire il mercato fatto da nuovi destinatari: i consumatori imbesuiti. Due aziende lo hanno capito perfettamente e stanno sbaragliando il mercato. È questo il periodo in cui il numero di programmi sulle macchine fotografiche era superiore ai diaframmi impostabili causando dubbi persino ai più esperti professionisti. Si arriva ad avere programmi da caricare in macchina con schede, circa una trentina.
Le pubblicita' parlano della velocita' di messa a fuoco, ogni anno qualche centesimo piu' veloce, di zoom sempre piu' ampi come escursione e sempre peggiori come risultati. Ma al consumatore piace il numero grosso.
Si fa a gara per il tempo piu' basso fino al 1/8000simo di secondo, dimenticando che comunque l'esposizione verra' compiuta completamente al minimo in un 1/250 di secondo. Gia', ci si dimentica persino che abbiamo un otturatore sul piano focale.
Le lenti portavano sigle importanti sempre più lunghe ma l'elicoide della messa a fuoco ballava così tanto da vanificare qualsiasi risultato decente.
Importante, anzi issimo il design della livrea. Sono anni in cui non s'inventa niente di nuovo, con nuovo intendiamo qualcosa di rivoluzionario. Ma forse erano state troppe le rivoluzioni fino ad oggi... ed innovare e' costoso, sempre di piu'.
L'industria ha bisogno qualcosa di veramente nuovo, non migliore come e' stato fatto fino ad ora, ma nuovo nel senso di immediatamente percepibile. Le novita' reali come un otturatore al titanio delle nikon FM2 o della Pentax LX non appaiono, tanto che Nikon le sostituisce con l'alluminio senza darne nota contrariamente al polverone sollevato durante l'introduzione. Tanto non appaiono. Cosi' come non appare la profonda modularita' di alcuni sistemi, poco interessanti al consumatore che non acquista neppure il cavalletto.
La canon ha capito bene la lezione, macchine di dimensioni "accettabili" al limite vuote interiormente ma non troppo piccole, nessuna modularita' spinta, e numeri grossi.
Il pretesto al cambio di marcia lo ha dato Sony con la mavica nel 1984: ora bisogna metterlo in pratica.

la solita imperterrita K1000 e' ancora tra noi insieme alla FM, forse non serve l'autosfocus ultrasonico per fare una foto.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

OK, capito. Mi tengo la mia vecchia Canon A1 che - se e' vero che e' una mangiatrice di pile, che ora costano pero' un po' meno di una volta - le foto le fa bene.
Se - tocco ferro - devo fotografare la macchina per documentare un incidente, allora mi basta il cellulare (l'unico motivo per cui, toccando ferro, ho preso un cellulare con macchina fotogragica).
p.s. BluFlame: si chiama Giugiaro, non Giuggiaro (cancella pure questa mia nota)
Saluti
Federico

blu-flame ha detto...

Orcapaletta

Sistemato.
Grazie.

Capita, vorra' dire che andro' al prossimo salone dell'auto con la corona di spine ad espiare.