lunedì, agosto 11, 2025

a-style

 


 

 a-style e' il tipico esempio del fatto che il mercato e' fattualmente una massa di scimmie.

Lo ha detto stellantis con la stelvio: 
se stai comprando quasi 100K di furgone tamarro  da gelato in fronte sei stolto, quindi sceglierai il nostro in quanto ti regaliamo 300E di monopatittino!

Lo ha detto VW:
Se compri un veicolo prenderai in nostro perche' se lo sbatti in giardino lo noteranno tutti perche' chiassoso, evidentemente brutto ed enorme. 
Perche', per il compratore VW/audi di furgoncini, l'importante e' mostrare il nuovo acquisto di medda e non passare inosservati.



 


Tutto nasce da un logo, come tante cose 
Un logo di medda come quelli che inventi con i tuoi amici, come le invenzioni strane come preparare il te alla temperatura perfetta o alla cannuccia raffrescante per la cola.


il logo e' ben pensato,  usando la prima lettera dell'alfabeto in un'immagine riconoscibile per il significato fintamente nascosto che allude a un atto sessuale
Piu' sembra nascosto, ovvero piu' uno è tardo di immaginazione, piu sembra una rivelazione.

l logo A-style guadagnò visibilità quando il fondatore lordo'  con migliaia di adesivi i pali dei semafori e le palina in genere di Milano e provincia suscitando curiosità  nel maranza tipo che alla centesima immagine mentre sgasava con il 50tino elaborato arrivava all'epifania ormonale.
Mentre lordava altri capoluoghi, la popolarità ottenuta dalla pubblicita' lordativa ottenuta, a costo bassissimo per non aver pagato le tasse ed aumentato i costi allo stato,  Marco Bruns inizio' la produzione delle prime T-shirt nel 2000/2001
Anche questa, oltre che essere irrispettosa, e' evasione.

inutile dire che  Bruns preferisce parlare di "movimento artistico" o "street art", altrimenti il comune di milano, se si fosse svegliato, potreva richiedere qualche milioncino di euretti di danni. Ma l'arte, qualunque cosa voglia dire, per il latinista e' sacra. Anche quando e' un semplice arraffare, basta la parola, Falqui.

Inutile dire che il maranza ad alta tamarritudine ne fu estasiato.

Il boom era consistente e ovviamente le richieste furono immediatamente ai vertici.

Il problema di questa situazione e' che se sei impreparato possono essere problemi.

Cosi' da subito in licenza il logo a Simone Sidoti della finesse e comincia un boom che ha il culmine sfolgorante intorno al 2004-2005

Dopo le t-shirt e la linea di abbigliamento, caschi, gioiellini, e altre maranzate come delle borse e orologi.”

Il fatturato esplode, si narra di essere arrivati a 200 milioni di euro con ricarichi spaventosi, visto che poi il grosso e' fatto da misere T-shirt vendute a 30 volte il prezzo per il solo logo (dovrebbero spiegarlo ad AGOM che il logo e' il prezzo)

E' anche ipotizzabile, per una serie di ragioni fra cui la pesante sponsorizzazione rapportata al fatturato, di un botto di nero


 

Mentre tutto sembra andare benone e il fatturato pompa sempre piu' tutto si pianta di colpo.

 Del resto  Il brand A-Style e' un marchio vuoto, non ha uno stile proprio, vende jeans, t-shirt assolutamente identici a quelli delle bancarelle, senza nessuna aggiunta significativa che non il logo.
Puoi farlo se sei un brand TOP che ha un suo stile, vedi i tamarri che vanno in giro con le mutande a vista o le magliette della salute usate come t-shirt, ma non puoi farlo un no-logo.


Certamente il tarro che vuole sganciarsi dai vestiti di mamma lo vede come anticonformismo e se particolarmente immaturo gli sembra di infrangere dei tabù.

Poi succedono 2 cose. 
Dopo 5 anni il tarro va a portare i secchi in cantiere 
La generazione dopo vede quella roba come vecchia.

Il perche' e' banale, ti sembra di essere trasgressivo se sei l'unico a mettere la pecorina sulla maglietta, esattamente come la generazione di tuo nonno andava in giro con il catenone d'oro e quella dopo del moncler.
Ma se lo fanno in tanti non e' piu' trasgressione, e' uniformazione, che ci sta bene quando e' "accettabile" come un SUV, il catenone al collo odierno, ma quando e' "aoh te prendo a la percorì" non e' piu' tanto "accettabile" e i colleghi di badile ti prendono in giro.

Cosi' passata la generazione di tamarri 15enni che hanno fatto il successo del brand, il brand ha cominciato a discendere. 

 Quando tutto si pianta iniziano i problemi e le criticita' che erano chiodi mal messi nel momento duro partono come se fossero proiettili e fanno male.

Dovete sapere una cosa: nel tessile le cose piu' turpi si fanno in toscana (ci sono interi libri che lo raccontano, alcuni divertenti), ma alle volte le cose partono dalla parte sud dell’Emilia Romagna (siam sulla carta comunisti, ma amiamo tanto evadere) e finiscono fattivamente come produzione nel sud piu' a nord. Al massimo in puglia, ma solitamente si ferma nelle marche, l'evasione di Montappone (1500 anime che evadono come una metropoli) e' zona mitologica nei racconti degli imprenditori, suscitando ilarita' per quantita' e persistenza.
Poi mi vendono a dire che non si sa chi evade. Suvvia, non diciamo castronerie, son cose tanto note da esser barzellette.

Quando vuoi fare nero e' ovvio che ti devi appoggiare a questi tizi che producono con niente e  conoscono modi per farti avere il necessario.
Il problema e' duplice. 

Il primo e' che la produzione lo fanno a poco prezzo perche' poi prenderanno il tuo modello e sulla commessa di 1000 pezzi ne produrranno 2000 vendendoli per i fatti loro in nero
Se sei stato abbastanza furbo di usare un tessuto esclusivo si vedra' una differenza, ma se fai come molti stilisti avrai il mercato inondato di fake identici.
Puoi avvisare quanto vuoi, decine di volte Intai di Armani che non e' furbo dare la produzione a chi costa troppo poco, salvo poi, venendo giu' dal pero,  vederli arrabbiarsi con chi aveva avvisato (coglio...)  e "non capire" perche' addirittura riescono ad uscire i fake prima di quelli ufficiali che, oltretutto, sono fatti malissimo; i ladri non sono bravi imprenditori. 
Del resto l'italiano e' ladro.

Il secondo e' che se chiedi di fare nero al fornitore ti sei messo gia' da solo nelle mani di un ladro, sperando che rubi con te e non contro di te
Uno che fa nero ha gia' mano d'opera nera e venditori neri che permettono di fare quello che fa (ricordate come si fa il nero, vero?)
Sperare che sulla produzione di 1000 pezzi ufficiali, 2000 concordati, non divengano 4000 reali e' solo una pia illusione, soprattutto se il prodotto non ha particolarita' alcuna.

Al calo di vendite feroci probabilmente hanno notato che le felpine da 5E che vedevano indossate erano un pochino troppe e rescinde il contratto ma, ovviamente, continuano a produrne (come spesso accade, in toscana possono andare avanti 50 anni scordandosi persino come era fatto in origine).
Del resto ha piu' appeal di una maglietta completamente bianca. 

Cosi' gli ex collaboratori vanno in tribunale, Bruns sostiene che la Fin.esse, nonostante fosse stato rescisso il contratto, continuava a produrre merce e a venderla sui mercati. 
Accusa che la difesa dell'azienda locale rigetta completamente sostenendo, tra l'altro, che la merce sequestrata era in magazzino ed era stata prodotta quando il contratto di licenza era ancora in vigore tra le parti, del resto se hanno  venduto in nero non ci sono prove che la produzione sia recente.

non si sa come va a finire, quello che si sa e' che Simone Sidoti è agli arresti domiciliari per associazione a delinquere in altra roba.

Oggi il fatturato di A.style e'  € 2.000 (2019) 

Rimane una potente dimostrazione che non conta il prodotto, alla fine erano prodotti primo prezzo assolutamente banali, ma il consumatore puo' essere disposto a spendere cifre consistenti essendo di fatto ignorante.
Sottolinea che se hai successo perche' pensi di essere furbo puo' anche andarti bene, ma, una volta finito l'Hype, e' facile schiantarti a terra se il prodotto non ha motivazioni di vendita che siano trasversali.

 

3 commenti:

Gate-All-Around ha detto...

Ciao,

citerei la vicenda di Guru fondata da Andrea Cambi, le magliette con il logo di una margherita, sponsor di calciatori e della Renault F1. In pochi anni dal premio come miglior imprenditore tessile alla galera per bancarotta fraudolenta, impiegando per giustificazione la cocaina.
Almeno dietro A-Style stava un marketing aggressivo e tamarro, ma Guru era un marchio assolutamente anonimo.

Anonimo ha detto...

Se ricordo bene il tizio di Guru aveva iniziato a frequentare persone ricche ed aveva iniziato una specie di gara di " riccanza" con loro, rolex come se piovesse, auto di lusso ecc. Invece di consolidare il marchio e farlo crescere si era dato alla bella vita senza però potersi permettere il lusso esagerato dei super ricchi. Un idiota insomma.

Gate-All-Around ha detto...

Aveva affermato di ispirarsi a Flavio Briatore, infatti la sponsorizzazione della Renault F1.