coppe GP F1 commissionate ad un artista italiano.
Secondo me faceva bene a dire "non mi e' venuto in mente nulla mi sono ispirato al portabottiglie della leroi merdin"
i giornali commentano invece gaudiosi, come fanno per i SUV (davvero piacciono a qualcuno?) che e' bellissimo
VROOOM rappresenta, attraverso forme astratte, la lunga storia dello pneumatico Pirelli e l’idea di velocità e accelerazione.
ora mi si spieghi, visto il dettaglio del racconto, quale parte mi rappresenta l’idea di velocità e accelerazione.
la parte che somiglia alla ciotola per la frutta made in cina su amazonia?
Osceno e imbarazzante, ma e' pure senza senso
Qundo chi non ha avuto idee spiega tanti concetti per un'opera che di fatto e' bidimensionale e informe, sembra il sindacalista che racconta all'operaio terza media concettoni astratti, inarrivabili per il povero ignorante, per nascondere la vacuità e inconsistenza del parlante.
La favoletta aulica senza senso, ma con bei paroloni.
L’ideazione e il concepimento del trofeo sono frutto di una serie di sopralluoghi nel mondo Pirelli dai reparti di R&D a quelli di produzione per scoprire cosa succede dentro il mondo dei pneumatici, dalla gomma naturale ai materiali impiegati nella loro costruzione, nonché dell’esplorazione dell’archivio della Fondazione Pirelli.
Dove sono i pneumatici e il R&D di pirelli lo sa solo lui.
Inoltre l'Archivio Storico conserva 4 km di documentazione sulla storia e l’attività del gruppo Pirelli dalla sua fondazione comprensivo di fotografie, disegni, manifesti, audiovisivi, riviste, bozzetti, dall'arte alla banale documentazione di processo.
Forse ha preso il reticolo di rinforzo di qualche macchinario descritto?
Il nome VROOOM esprime ciò che volevo rappresentare, l’immagine della Formula 1 che ho sempre avuto sin da bambino: il momento della partenza, le monoposto schierate sulla griglia, le luci che si spengono e c’è lo scatto verso la prima staccata. Il trofeo trasforma questo istante – l’inizio di tutto, lo scatto, la velocità – in un oggetto scultoreo.
L'unica cosa di rappresentante la velocita' e' il nome.
Forse segando la parte alte e lasciando basamento ed etichetta sarebbe stato piu' bello e ispirato.
Quella pressa per waffle artistici malcotti sta proprio male.
Pirelli non esclude che un giorno questi trofei possano trovare spazio nell’Hangar di Milano Greco, riferimento dell’arte contemporanea in Lombardia.
ma anche no.
un po' fermacarte, ma complessivamente migliorato e si capisce cosa sia.
Rimpiango le coppette.
8 commenti:
L'idea di movimento e velocità in una scultura l'avevano già resa perfetta quei maledetti fascisti dei futuristi all'inizio del 900, Forme uniche della continuità nello spazio è un'opera che ogni artista dovrebbe per lo meno conoscere e confrontarcisi prima di sputtanare la sua credibilità con un lavoro di così basso livello. Ma erano fascisti quindi chissenefrega, cancelliamo uno dei pochi movimenti di rilevanza europea che abbiamo avuto in questo paesello :D
sembra più l'impronta a terra sul fango di un 127 coi copertoni mai cambiati dal 72.
quella del nonno che fa 15km a settimana a 13km/h
Erreunista, secondo me ci hai azzeccato.
Hanno infatti scritto: "L’ideazione e il concepimento del trofeo sono frutto di una serie di sopralluoghi nel mondo Pirelli.... nonché dell’esplorazione dell’archivio della Fondazione Pirelli. "
Ecco, evidentemente nell'archivio c'era una foto dell'impronta a terra del 127 del nonno...!
la 127 nel fango avrebbe fatto un pattern piu' gradevole e meno confuso di quello schifo.
Salvo che il tizio soffra di qualche pesante aberrazione visiva
Beh, bisogna compatirli. Sono artisti. Le aberrazioni le hanno coloro che li pagano...
Ma sto dicendo una cosa trita e ritrita: quel mondo (quello degli "artisti") e' ormai del tutto autoreferenziale. Si viene cooptati, non so in base a quali criteri, e poi e' fatta.
cazzo pure critico d'arte. scrivi dimmerda come un analfabeta funzionale,ma nello stesso tempo getti merda ovunque.
aspettiamo con ansia di conoscere i tuoi straordinari traguardi!!
anonimo, ora fammi una disanima della coppa e quello che motiva la forma.
(PS lavorato nell'alta moda... una vita' stramba)
Ricordo bene l'unica volta in cui sono entrato in un "museo" di "arte contemporanea": gita di scuola, obbligatoria.
Un salone da cerimonie vuoto, con dei ciuffi di fil di ferro appesi ai muri. Guarda caso, in quel periodo stavamo tirando l'impianto elettrico a casa nuova, e l'unica differenza coi miei cavi della 220 è che questi almeno erano colorati.
L'unica cosa che ha in qualche modo risvegliato il mio interesse era una fusione di bronzo da forse 10 ton, per la quale mi chiedevo come avessero realizzato lo stampo. Fosse stata una ruota dentata, una campana, una statua avrebbe anche appagato l'occhio, ma essendo informe non si capiva neanche se non fosse appoggiata al contrario.
Sarò all'antica, ma i Musei Capitolini mi sono piaciuti di più, e non serve neanche leggere le targhette per capire cosa c'è esposto sul piedistallo.
Paolo
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