martedì, settembre 19, 2006

Etichette, sempre piu' verso lo sclero!


La pazzia non e' un cortocircuito celebrale, ma e' il trend degli avvocati del nuovo millennio!


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NEW YORK (Reuters) - Universal Music, la più grande etichetta musicale del mondo, sta aumentando la pressione nei confronti dei popolari siti internet MySpace e YouTube, accusando entrambi di violare le regole sui diritti d'autore dei video musicali.

L'amministratore delegato di Universal Doug Morris ha descritto YouTube e My Space, che è di proprietà di News Corp., come "trasgressori di copyright" durante un'incontro riservato agli di investitori di Merrill Lynch tenuta martedì, a cui la stampa non è stata ammessa.

"Riteniamo che questi (siti) siano dei trasgressori delle leggi sui diritti d'autore e che ci debbano decine di milioni di dollari", ha detto Morris, secondo una trascrizione del suo discorso ottenuta da Reuters. "Come abbiamo intenzione di reagire, lo riveleremo a breve".



"(MTV) ha costruito una società multimilionaria sulla nostra (musica) ... praticamente gratis", ha detto Morris all'incontro. "Abbiamo imparato la lezione".


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Vediamo un po':

Gli spot pubblicitari delle canzoni, che spesso rimanevano confinati in quelli che oggi chiamiamo “eventi” (alias presentazioni), ovvero rimanevano in un cassetto, trovano uno sbocco su MTV. La sinergia fra MTV ed i videoclip e' un booster che mette le ali ad entrambi. Ora i videoclip, alias la pubblicita', va pagata!


Scusate ma non mi torna.


Come se per vari video pubblicitari (es toyota) i fautori dovessero richiedere danari perche' vengono diffusi.....


Dunque, capiamo.

Un pistola decide di incidere un disco, non mettiamo in dubbio la sua bravura, il suo percorso introspettivo eccetera.

Con qualche mille euro crea il master

Con qualcosina di piu' paga i turnisti, carne da macello spesso + dotata di lui.

Se canta il rap spende un milione di dollari di videoclip per riuscire a differenziarsi dal rumore di fondo.

L' etichetta spende qualche migliaio di euri per fare la prima tiratura e distribuirla, il “grande” costo di tutta la storia.


Fine: escludendo videoclips particolari e bustarelle ai DJ il costo e' quello di un autovettura.... e sarebbe accessibile a tutti se non ci fossero delle bariere invisibili create dalle etichette stesse.


Le pretese sono ben diverse:


Il disco e' ormai divenuto un prodotto di lusso, impossibile l'acquisto continuato da parte della maggior parte della popolazione.


La vendita senza supporto (alias nessun costo di REALIZZAZIONE, distribuzione e resa) ad una qualita' decisamente piu' bassa (mp3) e spesso inutilizzabile fra 10 anni (drm vari) e' addirittura piu' cara del disco quando al massimo dovrebbe costare un terzo.


Nei concerti sono vietate macchine fotografiche e registratori... si viene perquisiti come spacciatori.


Sono state promulgate leggi, anche in italia grazie a poderose bustarelle, che pongono la copia di un CD sulla stessa gravita' di un omicidio.


Sono stati trascinati in tribunale ragazzini che trascrivevano i testi delle canzoni su internet. Non sia giammai che dopo aver letto bene un testo di Tizio fuggano l' acquisto!


Forse un pochetto di umilta' non guasterebbe per un accessorio destinato a far vendere qualche grammofono in piu'.

Forse non sara' un caso che la l'incremento delle vendite non sia cosi' rampante come dovrebbe essere (lo chiamano diminuzione delle vendite anche se il segno e' +), ma non e' per l' aumento del p2p cosi additato da fantamanager ma perche' i costi son ormai fuori mercato.



Il mercato non e' un opinione.


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