lunedì, giugno 16, 2014

donne in carriera



Ogni tanto rimango bloccato in un dibattito sulla condizione femminile in Italia.
La cosa divertente è che nel 90% dei casi mi ritrovo ad essere bollato come mostro o come insensibile soprattutto se la persona con cui sto parlando è molto orientata politicamente e/o non è una persona che ha dei traguardi lavorativi.
Persone simili invece si stupiscono, in altri ambiti perche' io sia cosi' PRO donne.
Ma e' solo perche' mi piace il giardino oltre la siepe, no?

Mettiamoci gli occhiali.

Una volta le le femministe, nobili suffragette che pilotavano aeroplani e facevano a gara a dimostrare di essere “piu' “ di un uomo non ci sono piu'.
Costoro dimostravano di essere superiori alla visione precedente della donna superando l'uomo in quelli che si pensavano essere i campi tipici maschili.
Come quelle che per dimostrare LEGALMENTE della cosa si laurearono in legge e dimostravano usando gli stessi mezzi che vietavano la cosa l'inconsistenza in se delle leggi dell'epoca.
Erano donne in grado di lottare, con la passione, con la forza e l'intelletto.
Anche se alcune erano solo piantagrane e ultras complessivamente era una giusta causa e spesso senza eccessi.
Ricordiamo che spesso le donne erano schiave del loro destino e sebbene spesso idolatrate erano anche, spesso, poco considerate.
L'emancipazione fu dunque un processo importante non per coloro le quali si esponevano, il fatto che lo facessero era spesso simbolo che loro avessero gia' varcato la soglia, ma per quelle che non pensavano ad una vita diversa dalla cucina.
“L'emancipazione, nel senso più esteso del termine, si riferisce a tutte quelle azioni che permettono a una persona o a un gruppo di persone di accedere ad uno stato di autonomo attraverso la cessazione della dipendenza (dell'assoggettamento) da una qualche autorità o potestà.“


Oggi ci sono solo queste sparasentenze che non fanno altro che parlare di pari opportunità mancate perche “oggi esiste il maschilismo!”.
Dicono maschilismo intendendo che qualcuno che non sia donna sta cercando di ricacciare le donne in qualche situazione dell'anno 1000 oppure semplicemente che odia le donne e quindi non le vuole vedere in ambito lavorativo.
Alcune volte si dà la colpa addirittura le aziende, come dire che le aziende interessa qualcosa del sesso di chi produce: all'azienda interessa che si produca e basta.



Pensiamoci bene ma in Italia una persona di sesso femminile che oggi ha almeno trent'anni soprattutto se è nata in sud Italia ha buone probabilità di essere stata educata in maniera che ha un solo scopo  importante: cercare di sposare qualcuno e mettere al mondo bambini.
Ovviamente questo non solo ha molteplici sfumature che causano problemi ancora piu' grossi, ma
ho qualche amica che riuscendo in età molto giovane comunque a studiare, nonostante le pressioni di alcuni familiari, e si sono trasferite altrove ed oggi, nonostante le difficoltà, possono dirsi sicuramente più che realizzate.
Possiamo quindi dire, tranquillamente, che sebbene esistano delle “pressioni”, in alcune zone la donna in italia e' pienamente emancipata e come diritti sicuramente egualitaria rispetto all'uomo.

Evidentemente le grandi lotte che ci sono state in passato hanno sortito l'effetto desiderato: oggi la donna è uguale all'uomo, salvo che desideri diversamente, ma si sa che esistono pure persone che si comprano persino un SUV.

Detto questo per introdurre le tematiche che di recente girano in itaGlietta.

Il maschilismo farebbe si, stando ai propugnatori delle nuove quote rosa, una negazione all'accesso di molti lavori da parte delle donne. In pratica la cosa funzionerebbe così: se sei una donna non ti do lavoro.

Per compensare questa cosa anziché capire le origini di questa eventuale problematica legata, così dicono loro, al maschilismo si vorrebbero introdurre delle quote rosa per obbligare l'assunzione di una percentuale fissa di donne.

In pratica però il correttore potrebbe introdurre problemi più grandi di quelli che vorrebbe risolvere. Nel decidere di assumere ci si ritroverebbe a dover scegliere magari una donna incompetente che un uomo che non lo è semplicemente perché ci si è obbligati. Vi sono settori che tradizionalmente alle donne non piacciono come lavorare su un tornio e anche viceversa.

Ma la domanda reale, quella si dovrebbe porre magari dopo un approfondito studio è perché in alcuni lavori le donne non ci sono. Sebbene io non sia un ricercatore che ha fatto studi molto approfonditi particolari alcune cose, macroscopiche, le vedo benissimo.

Innanzitutto una delle cose più evidenti e' che dove le donne sfondano sono in alcuni lavori che sono tradizionalmente “roba loro”.
Perché la possiamo menare quanto vogliamo ma ci sono dei lavori che per tradizione o per differenze proprio date dal diformismo sessuale, sono tipiche di uno dei due sessi: lavoratrici tessili che sulla macchina da cucire rappresentano quasi il 100%, segretaria di accoglienza, magazziniere edile, giocatore di calcio, stilista (sono quasi tutti gay), idraulico, maestra o muratore.
Costringere un'azienda ad assumere come stilista un eterosessuale o imporre una quota rosa al Muratori o agli spurghi mi sembra alquanto un controsenso visto che probabilmente nel primo caso sarebbe comunque una forzatura e nel secondo non penso che si riesca a trovare una quantità di donne sufficienti anche se si mettessero lì a far le belle statuine.

Ma leggendo bene le statistiche portate dai propugnatori delle quote rosa il loro obiettivo non è quello di favorire l'ingresso alle donne in settori tipicamente maschili come gli spurghi o gli antennisti, ma rompono le scatole sui posti di prestigio.
Perché tutti quelli che non vogliono fare il muratore devono automaticamente diventare amministratori delegati.
Se poi guardiamo i posti dove le donne sono nella maggioranza e sono posti importanti notiamo che sono quasi tutti pubblici e che quindi probabilmente esiste già una forzatura per imporre una certa quantità di donne.

Tolte le attività specifiche dei sessi, tolte quelle con forzatura, è necessario andare a fare un bel pensare perché mai alle donne riesce così difficile a salire la scala gerarchica espresso si fermano alla segreteria o poco più.
Che poi e' quello di cui continuano a rompere le scatole questi agitatori popolari.

Prima di tutto dobbiamo notare che esistono le donne manager ed esistono le donne che sono arrivate ad occupare posti di altissimo livello. Quindi non esistono problematiche legate al fisico o alla mente: anche più rintronati non possono affermare che la donna sia diversa dall'uomo dal punto di vista intellettuale e o di capacità.

Tutte queste donne però raccontano che spesso non vengono credute oppure che le altre persone, anche donne, non credono alle loro capacità possedute.
Quando queste donne dimostrano di saperci fare con i fatti l'incredulità e' generale.
Quasi tutte le donne ad alto livello raccontano che la scalata a parer loro è più difficile di quella che può avere un uomo proprio perché si dà per scontato che una donna non abbia le capacità di un uomo.

Perché quando una donna dice “sono capace di fare questo” nessuno gli crede?
Questa è la domanda importante di tutto il blaterare.

Il motivo per cui alle donne non si crede in ambito lavorativo e' semplicemente perché mediamente raccontano un sacco di balle.
Con questo non voglio dire che tutte le donne siano baliste ma semplicemente che una grossa percentuale di loro lo e'.
Quando una percentuale che supera le due cifre dice bugie, si comporta in maniera non corretta, approfitta della situazione, il restante 90% è ormai squalificato perché comunque la nomea è quella.
E come quando vado dall'estero che nessuno crede che io sia italiano perché non distruggo la camera e non urlo al ristorante. L'italiano gode di una pessima reputazione e così le donne sul lavoro. Vediamo perché.

Le donne hanno due modi per essere molto bugiarde agli occhi del datore di lavoro soprattutto se di piccole dimensioni:

la pianificazione familiare e' il piu' grosso.
Volenti o nolenti che mette al mondo i figli e' la donna.
Per poter far questo in maniera il più possibile indolore dal punto di vista economico ci sono molte leggi che proteggono la maternità e purtroppo non proteggono in maniera adeguata il datore di lavoro.

Se parliamo della Fiat potrebbe non essere così grosso problema per via della distribuzione della cosa in ambito temporale, ma una piccola azienda ha delle scadenze da rispettare e le piccole aziende sono il tessuto italiano.
Generalmente una piccola azienda ha un organico di una decina di persone e se lavora nel tessile o in altri campi tradizionalmente vicini alla donna il rischio che il 90% o addirittura la totalità dei salariati sia di sesso femminile è una possibilità tutt'altro che remota.
In questa situazione il datore di lavoro ha una paura folle della maternità non tanto per i costosi oneri che si ritroverà ad affrontare, ma per l'incertezza della pianificazione della produzione.
Si arrivava in passato addirittura a far firmare una lettera di dimissioni alle donne contemporaneamente a quella di assunzione per arginare il problema.
Due donne in maternita' improvvisa vuol dire ridurre la produzione del 50% e rischiare di fallire. Se in un settore chiave azzerare l'azienda.

Vediamolo dal punto di vista dell'imprenditore, generalmente cattivo bastardo ma purtroppo a sua volta soggetto a entità più grossi di lui e ancora più cattive bastarde
A loro volta succubi del più cattivissimo dei cattivi: il consumatore.

Ma alla fine la questione e' non il COSA ma il COME


La furbetta:
rimane incinta non lo comunica fino all'ultimo per paura che al ritorno trovi un rimpiazzo e  gli pregiudichi la carriera.
Il datore di lavoro si ritrova nella situazione di fare un passaggio di consegne in completa corsa ad ostacoli che causerà costi elevati e perdita di tempo dirigenziale. 
Inutile dire che comunque la furbetta verrà mobbizzata chiedendosi poi per qualche strano motivo il capo la odia.

La stronza:
sono tre anni che fa la casalinga decide di farsi assumere perché così qualcuno gli paghi la gestazione. Si fa assumere  regolarmente ed entro 13 mesi dall'assunzione scodella il figlio evidenziando che dal giorno dell'assunzione definitiva ha buttato via preservativi.

Esiste anche la versione quadratica: durante l'assunzione vi dirà che i bambini non gli interessano e non ha neppure il fidanzato, ma quest'ultimo appare diviene marito e feconda in un istante lungo soli 2 mesi dall'assunzione definitiva.
A me è capitato due volte di incontrare la versione cubica in aziende sull'orlo della crisi e questo ovviamente ha sicuramente aiutato a chiudere.
In pratica ho chiesto a queste persone non di rinunciare ai figli, ma se per cortesia evitavano di scodellarli nei prossimi due anni. Mi sono ritrovato col 30% delle persone maternità in un caso e il 50% in un altro. Perche  li sincronizzano le stronze.

La versione Tesseract finito il periodo di congedo pagato si licenzia: in pratica è rimasta in azienda a pieno ritmo sei mesi ma e' stata maternità due volte o piu' rimanendo a casa anni e anni.



La chi se ne frega dell'azienda:
vedono nella maternità l'occasione della vacanza così come il datore di lavoro vede nel dipendente l'occasione di un aumento di produttività.
In pratica appena rimane incinta la iena vola dal medico, chiedendo in tutte le maniere possibili di avere il bollino della gravidanza a rischio quando non c'è problema alcuno.
Ecco spiegato perché anche quando esiste oggettivamente un problema fetale nessuno crede.
Ci sono aziende che hanno il 90% delle lavoratrici con gravidanze a rischio.
A quel punto svanisce all'improvviso dall'azienda, che annaspa per riuscire a tappare il buco, in una maniera o nell'altra per quasi 2 anni.

Nella versione quadrata al ritorno lavora per circa sei mesi dopo di che svanisce per una seconda complicatissima gravidanza.

Quando torna la “La chi se ne frega dell'azienda” vorrebbe esattamente le stesse mansioni di prima che per due anni (o piu') sono state occupate da qualcun altro.
Siccome intanto l'azienda è andata avanti e le procedure sono cambiate, in realtà non è più neppure in grado di fare quello che faceva prima e quindi si sente declassata e sente che “la nuova” e' stata presa al suo posto.  La chi se ne frega dell'azienda anche se sulla carta ha le stesse mansioni di 3 anni fa (e ne ha lo stipendio) in realta' e' l'aiuto di quella nuova che prende meno soldi e sulla carta e' una sciacquetta.
Cosi' lavora svogliatamente, non puo' certo essere l'aiuto sciacquetta!, il datore di lavoro non può neppure licenziarla e assumere definitivamente chi in realtà il lavoro lo fa evitando di pagare 2 stipendi mentre spera che prima o poi quella ritornata si svegli.
Spesso accade che la donna in prova quando fa per andarsene diviene definitiva, il datore di lavoro non ha scelta, e il capo continua maledire la presenza di donne in ufficio mentre gli rode il tarlo di cosa potrebbe succedere se anche quella nuova per sbaglio rimanesse incinta diventando un ulteriore inutile stipendio a bassa produttivita'.

la versione cubica della cosa. Alla fine del permesso del secondo figlio la sventurata scopre che nonostante tutti i suoi bei proclami sul fatto che volesse occupare un posto importante nell'azienda (e diventare presidente del WTO) di quest'ultima non gliene frega niente e decide di fare la mamma. Ovviamente comunicandolo solamente al termine di un congedo di maternità è stato più lungo della barba di Matusalemme.
Potete immaginare il datore di lavoro che per quasi quattro anni ha dovuto inventarsi soluzioni perché non poteva assumere nessun altro avendo posto bloccato e non ha potuto contare su persone valenti (donne che non possono ambire a quel posto bloccato!), poiché non avrebbero accettato di andarsene alla fine della maternità, come sta fumando dalla rabbia. Saperlo prima, no?
La tizia invece non capisce torna a casa raccontando alle amiche che il datore di lavoro e' uno stronzo perché quando è andata a ritirare la liquidazione il capo ci mancava poco che se la sbranasse.
Il capo sempre un stronzo. No?



La io ce l'ho.
La tizia in questione è cosciente che il fatto di possedere qualcosa fra le gambe è motivo di vantaggio. In realtà non ha tutti i torti tutti gli uomini sono un po' tontolotti e tendono a favorire le donne.
In pratica se una donna chiede un favore a un uomo anche se quest'ultimo non ha secondi fini ha tendenza a concedere una cortesia più facilmente una donna che a uno dello stesso sesso.
Ovviamente la questione si ferma brutalmente quando questa donna anziché dover fare cose semplici si ritroverà a dover operare in maniera complessa.
Per quanto tonto nessun uomo si metterà a fare un complesso progetto con lei semplicemente a titolo di cortesia.
La presenza di questo tipo di personaggi l'azienda diminuisce l'efficienza poiché il lavoro di questa donna causerà semplicemente una distribuzione dei compiti, per quanto parziale, e nessun progresso. Dal punto di vista della donna questa non potrà mai ambire a salire di carica salvo di concedere più di qualche sorriso e contribuirà all'immagine della donna leggera e stolta.
Perché se arriverà ad un posto importante SOLO per le sue grazie ribadirà che una donna carina e' stupida. la leggenda che si fa cariera scopando non e' tanto campata per aria e si scopre solo quando arrivano a posti che non dovevano occupare.


In realtà l'esistono anche altre donne bugiarde e furbette, spesso queste cose passano sotto silenzio e non rappresentano casi eclatanti come questi che arrivano a torturare giornalmente gli imprenditori. Quelle di cui sopra sono evidenti poiché ricadono in statistiche aziendali in casi multipli e costanti che sono ben scolpiti nella testa dei dirigenti o degli imprenditori.

Non parliamo poi di casi che sono una combinazione di quelli che abbiamo visto come la tizia che rimane assunta semplicemente durante il periodo di maternità: si fa assumere prima delle gravidanze e si licenzia dopo rimanendo in congedo i secoli.
In alcuni luoghi e in alcune aziende, imprenditori che conosco benissimo, sono Percentualmente tante.
In pratica l'imprenditore sa perfettamente che assumendo una donna come commessa anziché un uomo andra' incontro ad almeno uno dei casi di cui sopra.

In pratica trovare una “ chi se ne frega dell'azienda” con “furbetta”  e accessori non è una rarità ma è normale amministrazione.

Quando dico queste cose solitamente vengo tacciato come mostro se si sta e che odia il fatto di dover in qualche maniera sostenere le donne incinte.
Nulla di più sbagliato. 
A me sembra la solita cosa all'italiana: dai un potere qualcuno per risolvere un problema è questo utilizza questo potere per i propri fini.
Non dico che sia sbagliato avere il concedo di maternità.
Non dico che sia sbagliato avere tutta una serie di sicurezza intorno a una donna che sta per avere un figlio.
Dico però che dal momento che oggi la maggior parte dei figli non capitano così per sbaglio sarebbe il caso di gestire meglio la cosa.

L'ultima volta una ragazza, quando ho portato questa tesi, oltre avermi detto delle cose non tanto belle, era molto arrabbiata perché, a suo giudizio, il datore di lavoro dopo un rientro di maternità deve assolutamente dare lo stesso posto di lavoro, con le stesse identiche mansioni, alla persona che è stata assente.
La tesi di questa persona e che non si può far fermare una carriera semplicemente perché una donna rimane incinta un paio di volte.

Secondo me è un caso di priorità.
Se la donna ha una priorità verso la carriera ovviamente farà di tutto per mantenerla e cercherà per quanto gli è possibile non scollarsi da quest'ultima.
Un'assenza breve, strumenti di comunicazione che ci sono da decenni come il telefono o il computer in VPN, indicano un focus portato a voler far parte del mondo del lavoro.
Una donna che svanisce per secoli e non fornisce indicazioni al telefono perché sostanzialmente è in vacanza e guai a disturbare (“sono in maternita' non e' compito mio sapere certe cose chiedi a raffella!”) identifica chiaramente che questa persona non ha interesse nella vita lavorativa, ma è semplicemente una fonte di reddito gratis.
Se a questo aggiungiamo il fatto di una o più furberie abbiamo perfettamente identificato una persona che non vuole fare carriera.
Non gli interessa.
Non vedo perché dare l'opportunità di fare qualcosa che non vuole fare.


Dopo la maternità esistono le questioni legate alla competenza.
Spesso le donne sono più incompetenti degli uomini. 
Non è una mera questione di cattiveria, ma di volontà personali. 
Vogliono eccellere in altri ambiti.
Nell'ambito dell'esempio della programmazione spesso volentieri le capacità sono tutt'altro che di genere eppure le donne sono piuttosto rare.
Nella vendita di automobili una donna potrebbe vendere molto di più di un uomo eppure è un settore praticamente esente dalle lavoratrici femminili, tutto il mondo auto che e' ENORME.

Così come nei negozi sportivi se si esclude la parte dei vestiti che ormai è importante, un punto vendita del genere trovare una donna che ti parla di sci piuttosto che di basket è una vera mosca bianca.
Si potrebbe andare avanti ad oltranza ma quando una persona sceglie di non aver nulla a che fare con tre o quattro ambiti che rappresentano quasi il 40% del lavoro italiano ed entrare, a questo punto in maniera schifata, solo come segretaria di Tizio o Caio ha sostanzialmente scelto di avere il 40% di probabilità in meno di ottenere un lavoro qualificato.


Sul perché tendenzialmente le donne si comportino in maniera non corretta col datore di lavoro e colleghi non è chiaro.. ma è chiaro il fatto.
Non è chiaro il motivo per il quale uno dovrebbe volere un televisore con più pixel o un'automobile che si ribalta da ferma figuriamoci capire perché tendenzialmente un gruppo di persone non sia interessato al mondo del lavoro.
E poi essere interessati a lavorare rovinandosi la vita per, di base non è già molto furbo.
Forse questo l'errore non e' delle donne: immaginare di desiderare di ammazzarsi di lavoro, che figata!

Quale sia la motivazione per la quale quelle donne che desiderano altro come fare carriera e vogliano dare il loro contributo al mondo che li circonda dal punto di vista lavorativo si ritrovano ad essere bollate nel migliore dei casi come eccezione e vengano costrette a dimostrare continuamente di non essere “come le altre” mi sembra invece molto più ragionevole.

Così quando si dice che le donne in carriera devono dimostrare di essere meglio degli uomini in realtà non è vero: 
devono dimostrare di essere certamente NON come "quelle donne" che hanno creato la nomea.

Portare una certa quota di donne in maniera obbligatoria al governo, come hanno più volte blaterato alcuni ridicoli bambolotti, può voler dire solamente di aumentare i nostri problemi di stima verso le donne.

Oggi le donne hanno veramente pari opportunità legali e gestionali gli uomini con una piccola, ma grossa differenza:  molte donne non vogliono che le donne siano trattate come gli uomini.
fino a quando le donne non vorranno loro stesse essere considerate serie è inutile cercare di metterci una pezza


PS
Per quelli che pensano che io non ami le donne, le donne che lavorano o altre astrusità del genere sappia che probabilmente e' una medusa.

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