mercoledì, gennaio 27, 2021

veggie

 Gia' la parola veggie mi fa girare le scatole, mi sembra quei nomignioli cool per metteri nel rame qualcosa che fa pena.

ma dover esplicitare in almeno 2 punti della confezione che un frullato spremuta di frutta/cipolle sia vegetariano indica che o il destinatario del messaggio e' un idiota o che sperano che lo sia.

Io un frullato di fragole con la sugna non mi e' mai capitato di vederlo.




17 commenti:

Tommy ha detto...

Precisando che non sono vegetariano ne tantomeno vegano,
c'è da dire che in alcuni casi utilizzano colla di pesce o albume d'uovo per rendere limpide le bevande (lo fanno anche con il vino), in questi casi il prodotto non risulta più essere vegano in quanto si sono utilizzati prodotti di origine animale nel produrlo.

sulla necessità di doverlo scrivere in grande e ben due volte, beh se la gente è disposta a pagare il succo di più perché ha la scritta grande e non deve leggere la lista degli ingredienti... è effettivamente idiota :-)

Anonimo ha detto...

Il marchio Vegan OK non implica solo che il prodotto sia vegano ma anche che l'imballaggio sia eticamente OK e più o meno tutta la filiera di produzione. Detto questo, per me che sono veg, fa comodo avere il marchio in evidenza senza dovermi andare a leggere tutta la sega di ingredienti. Come fa comodo al celiaco avere il simbolo gluten free sulla confezione. Polemiche spicciole.

blu-flame ha detto...

tommy il far flocculare le proteine per schiarire, o usare una matrice di colla di pesce per fare un filtraggio in teoria non dovrebbe poi rimanerne traccia se ben fatto.
Pero' per quanto ne so io nelle bevande non si fa.
Ovviamente il vino e' un caso atipico dove fra aggiunte di zuccheri, acidi e batteri selezionati o OGM e' un mondo che non e' certo sano e naturale come vogliono far credere le pubblicita'
Il vino e' un prodotto piu' simile alla nutella o alla girella che al pane fatto in casa. Non puoi produrre 300milioni di litri all'anno in maniera dell'anno 1900 dove gia' adulteravano per permettere durata della broda (vedi il marsala inventato dagli inglesi).

Se invece lo scopo e' "non voglio che gli animali non prendano parte a nessuna parte della produzione" anche escludendo gli umani, le materie prime da qualche parte devono arrivare e fra la gestione e produzione scordati di non averne.
Senza arrivare alla stamperia che tanti anni fa (anni 60) usava animali per i colori, la colla di pesce magari e' usata per irrigidire il cartone o e' usata per preparare il supporto alla stampa (e non e' detto che sia peggio di usare il vinile) e questo, mi dispiace, e' molto difficile da certificare.

Ammettendo la strzata che come dice l'anonimo certifichi anche il packaging un tale marchio GARANTISCE un AUMENTO dei problemi di riciclo poiche' obbliga di fatto ad un aumento del pattume non riciclabile a base petrolifera.
Oltretutto la colla di pesce non e' fatta da pesci di scarto che altrimenti sarebbero stati buttati, ma a seconda del marchio da alghe o altri animali in proporzioni molto variabili e non dichiarate.

In pratica vegano=inquinatore se fosse cosi e di fatto impattante sulla vita degli animali. Non se li magia ma li uccide?
Faccio un altro esempio: d'invero, ad oggi, non e' possibile per un signolo sostituire la lana.
Ci sono esempi di filati da petrolio che hanno ottime caratteristiche con estrusioni multiple ed estrusori dalle forme pazzesche, ma siccome costano piu' della lana non arrivano sul mass market visto che per l'utente la plastica e' sinonimo di poco prezzo e quindi un 4 fili di capra e' oggi la soluzione piu' economica ed ecologica.

Un vegano puo' usare 2 strade se decide di avere una dieta cosi' limitata:
1) accettare piccole quantita' di animali nel processo, dopotutto lo 0,x% sono accettabili se non si e' imbecilli, altrimenti ci saranno collaterali peggio del problema
2)uscire dal mondo e zappare a manina facendo la fame al primo facocero che giunge sulla vostra coltivazione.

Nel primo caso un succo di frutta di qualsivoglia marca e' ottimo senza necessita' di simboli che lucrano sulle spalle dei tonti (il 4k megacosi e' sempre ad aspettarvi) che vogliono essere POLITICAMENTE idioti come quelli che devono dire cose di sinistra che non pensano o i verdosky che vogliono che si riducano i consumi mentre girano il manetto del condi a 14C.

Sui malati di celiachia e' altrettanto banale: devono prendere o prodotti "puri" come una coscia di pollo, ma se lavorati, soprattutto se vogliono tutte quelle cose ormai normali che una volta erano da ricchi come il cordon blue devono andare nell'apposito reparto, essendo in 200.000 in ita e' ovvio che l'industria li consideri una nicchia (ovviamente tralascio i celiaci per sport) con prezzi di conseguenza
Pero' un celiaco "vero" con una panettone rischia la morte.
Un vegano con una coscia di pollo rischia di stare meglio perché aumenta la dieta.
Capiamo da soli che non e' paragonabile e farlo e' da estremisti del cavolo.

Anonimo ha detto...

E' ovviamente impossibile vivere senza inquinare, la scelta è nell'inquinare di meno o di più. Lo scopo è più spesso "voglio che vengano uccisi o che soffrano meno animali possibili nella determinata produzione di una cosa, e se possibile non usarli, che lo si faccia". La dieta veg compensa ampiamente qualsiasi inquinamento aggiuntivo o comunque è la dieta che inquina meno (https://www.nature.com/articles/d41586-019-02409-7), quindi inutile menarla con i "ma magari" o con altre fantasiose affermazioni senza alcuna base scientifica.

blu-flame ha detto...

anonimo
puoi menarla come vuoi, ma se ma mettiamo sull’inquinamento non e' la dieta a fare il caos.
Se lo pensi sei un pipparolo.
Oggi viviamo in maniera industriale e ci piace farlo.
Bello andare in vacanza da Milano alla sicila, quando non in asia. Un airbus in volo si beve 1000litri ora di kerosene che fanno quantia abnormi di CO2
In auto e' peggio, quasi 10 volte tanto, per non parlare della costruzione dei veicolo.
E come dire, vivere in una metropoli e' bello, e' comodo, ma e' costoso dal puto di vista CO2
Bello scrivere sul blog, solo il costo infrastruttura..

Se lo fai per la CO2 hai cannato il colpo. Se hai UN auto in famiglia solo la costruzione e' molto piu' grande di una bistecca o due alla settimana o del latte nel cappuccino.
http://allarovescia.blogspot.com/2019/10/chi-crede-al-global-warming.html

Anonimo ha detto...

Non ho scritto che è la dieta, ma che è ANCHE la dieta. Comunque non ho l'auto (ora andrai a cercare quanto inquina la produzione di una bici? Lol), quindi il tuo discorso cade miseramente. Quante volte vai in vacanza con un aereo? Quante volte invece mangi? Comunque non lo so Jack, un articolo di Nature contro i tuoi calcoli a spanne, mmmmmmh

Tommy ha detto...

@blu_flame
la pratica di chiarificare le bevande è abbastanza diffusa, per il vino è secolare se non più antica. la mia precisazione era solo per indicare che a volte un prodotto che non dovrebbe contenere certe cose invece le contiene.

Faccio un esempio personale dato che è stata tirata in ballo la celiachia: ho una nipotina celiaca (diagnosticata, non per moda) che a volte viene da me a pranzo/cena, ed essendo di Bergamo consumiamo parecchio la polenta (mais). Sembrerà strano ma non tutta la farina per la polenta, che ripeto è di mais, è adatta al consumo da parte dei celiaci, e non solo perché a volte contiene anche altri cereali (come per la taragna) ma anche perché "contaminata" al mulino. Anche altri prodotti insospettabili come le caramelle gommose o le gelatine di frutta a volte contengono glutine semplicemente perché la farina viene utilizzata come addensante, e così via per altri prodotti.

Esistono poi casi contrari, alcuni prodotti sono consumabili da mia nipote anche se non presentano il marchio con la spiga barrata; mia cognata riceve periodicamente un prontuario, da parte dell'associazione dei celiaci, che contiene tutti i prodotti in vendita che sono privi di glutine anche se non indicano il marchio della spiga.

tralascio altre considerazioni sulla "dieta vegana" che assieme a "green", "OGM", "Bio" e tutte le questioni che hanno un fondo di verità ma sono diventate moda, avrebbero bisogno di un tomo di svariati chili per smontare (tante) o confermare (poche) le convinzioni e le idee che molta gente non "addetta ai lavori" ha preso come vangelo.


blu-flame ha detto...

la bici e' ok
il treno meno
Il problema, alla fine, e' quanti Km fai annui. Anche se l'aereo produce meno CO2 dell'auto essendo un mezzo collettivo quando ti spari 20.000Km fra andata e ritorno sono comunque cavoli perche' son 30 tonnellate di oleazzo.

Se sei "stinc of saint" con i trasporti visto che fai, senza i tuoi muscoli, 10km annui hai compiuto solo il 20% del percorso e poi, per dirne una, vivi in lombardia come il sottoscritto anziche' al sud solo di riscaldamento hai bruciato una bordata.

Il fatto che nel grande complesso del cibo lo switch animale/vegetale cambia poco. Se compri una fragola fuori stagione non varra' certo come un salame, ma non penso che sia molto diverso da un uovo
Lo ricordi cosa vuol dire riscaldare le serre che spesso sono fatte con una parete in polietilene?
sono aggeggi che possono rombare per ore a 20 litri di gasolio ora per riscaldare pochi m^2 di serra
https://indors.it/8199-thickbox_default/riscaldatori-per-serre-agricole-biemmedue-farm.jpg

Capiamo che se e' un discorso di CO2 come e' stato impostato non ha molto senso.

e non abbiamo neppure parlato del lavoro.
Non e' che uno che ha deciso si usare solo la bici, non andare in vacanza, mangiare solo roba di stagione (in lombardia vuol dire rape e cavoli per mesi se non sono farine)poi va a lavorare in un'azienda metalmeccanica, magari nel ciclo dell'alluminio "perche' la paga e' buona".

Il problema della CO2 si piu' riassumere in energia e l'energia e' la vita odierna.
non si vuole la CO2?
si guardino gli amish, non e' certo rinunciando a mangiare 2 uova che si cambia.

Solo che bisogna fare rinunce PESANTI e rinunciare al pollo settimanale e' solo una sega mentale nel grande consumo di energia.

blu-flame ha detto...

tommy dipende anche dal livello della malattia.
Ci sono celiaci (diagnosticati) che hanno dei problemi con piccole contaminazioni e altri che hanno problematiche solo se si mangiano un intero boccone di pane.
Il problema e' ovviamente complesso e non mi sento neppure di andare nello specifico perche' ho conosciuto un paio di celiaci (e altri 30 finti).

Certo che un mulino non lo usano solo per il mais e probabilmente le pime tonnellate stagionali della farina saranno contaminate da "altro" che va dal riso alla pericolosa farina per panettoni e focacce W370.

Mi dispiace per i malati gravi ma capisco che pulire un mulino ha costi spaventosi che sono percorribili solo se il celiaco e' disposto a spendere di piu'.

La storia degli OGM/bio non e' mai stata affrontata qui per un banale motivo: esiste un blog (e dei libri) del bressanini che oltre a non scrivere di medda come me fornisce delle ricerche e una bibliografia immensa.
Se interessa l'argomento li e' il posto giusto.

Questo blog e' nato per far notare che molte cose sono errate o mal spiegate dal mainstream, o addirittura in evidente malafede (vedi audio e video). Se esistee un autorevole ed elegante fonte e' abbastanza inutile se non qualche accenno.

Anonimo ha detto...

Io per il riscaldamento uso la corrente, che dal mio fornitore è 100% proveniente da fonti rinnovabili (fonte: bolletta), quindi di cosa stai parlando? Inquino di più con la dieta veg e viaggiando X oppure inquino di più con la dieta non-veg viaggiando X? Sicuramente la prima, a parità di viaggi in aereo, e questo è un dato di fatto. Non è che chi ha una dieta più inquinante compensa non viaggiando eh, ti rivelo questo segreto. Diciamo che è viceversa, probabilmente viaggiamo tutti e qualcuno ha scelto semplicemente una dieta meno inquinante. Cosa centra dove lavoro? Non è che se non lavoro in un'azienda metalmeccanica allora l'inquinamento di quell'azienda smette di esistere, ma che ragionamenti da 14enne sono? Qui si sta parlando delle riduzioni che si possono avere da milioni di persone che cambiano sistema di alimentarsi. Onestamente non capisco come fai a fare i calcoli di emissione di CO2 in tasca a gente che neanche conosci e che senso abbia tutta questa matematica a spanne. Vuoi calcolare anche quanto devo mangiare in più per pedalare e quindi calcolare quanto consuma il cibo in più che mangio? Vuoi calcolare anche quanto CO2 emetto respirando di più mentre pedalo? Siamo al limite del ridicolo.

blu-flame ha detto...

caro anonimo

quello che sto dicendo e' questo:
la riduzione della CO2 non passa solo attraverso piccole cose, passa attraverso grandi cose.
Se parliamo di ridurre la CO2 con spirito "veggie" intendendo banalmente di passare alla frutta o alle verdure anziché controllando la quantità' di energia e CO2 spesa (energia, non solo CO2 e poi vedrai il perche') hai sbagliato.
E' il dito e l'elefante

per esempio acquistare energia "verde" e' na cazzata mostruosa.
In italia LA fonte green e' l'hydro.
e' inespandibile.
Cosa vuol dire che se di dessero a te la quota di 200KWh banalmente ai tuoi 2 vicini anziché dare la quota del 50% come al solito daranno l'intero asset senza rinnovabile.
Inolte ricordiamo che la maggior parte di dighe funzionano sui picchi per moderarli. Fuori dai picchi, come per dire le 22 o le 9 di mattina, stai usando le fossili e il tuo e' un certificato di pura forma come le l'energia elettrica fosse un liquido conservabile.
Se cosi' non fosse, nei momenti stagionali "sbagliati" dovresti rimanere senza energia visto che neppure quelle "finte" come il solare non funzionano per mesi. Eppure non avviene nessun distacco, segno che la tua energia e' tutto tranne che esente da CO2.
Il mix che ricevi e' esattamente il mix del sistema italiano che produce molta CO2 e ha un casino di backup a base di CO2.

Capisco la voglia di essere verde, purtroppo un mondo industrializzato con le convenzioni che ha non e' attuabile se non con un cambio di paradigma.
L'unico modo oggi per essere CO2 friendly e' fare come bernard moitessier quando viveva sull'isola.

http://allarovescia.blogspot.com/2019/10/chi-crede-al-global-warming.html

altrimenti fai la fine di questi fessi
http://allarovescia.blogspot.com/2020/03/radio-gretina.html

PS
non sto facendo i calcoli su di te, che sei anonimo, manco so come caxxo chiamarti, ma sul discorso veggie.

Cullà ha detto...

@Anonimo

Incuriosito dall'articolo su Nature, sono andato a guardarlo.

Non è un paper, è un pezzo d'opinione, una story.

Riprova con un paper. Quelli con le citazioni lunghe 6 pagine e la peer review, hai presente?

Se poi venisse da una fonte indipendente e non dall'ONU sarebbe ancora meglio.

Anonimello ha detto...

@Tommy
Per quanto ne so, il simbolo della spiga barrata, che è un marchio registrato, lo possono usare le aziende che fanno parte di un consorzio (o associazione, non ho approfondito). Pertanto ci sta che ci siano prodotti gluten free senza quel marchio

Xochi ha detto...

Puoi accennare qualcosa sul discorso fibre sintetiche?

Tommy ha detto...

@blu-flame
a quanto ne so non esistono differenti livelli della malattia, solo persone con reazioni più o meno accentuate, se una persona è celiaca l'ingerire glutine crea danno ai villi intestinali.
poi qualcuno ha reazioni come scariche intestinali, qualcuno semplice nausea altri peggio.

conosco i libri di Bressanini, il suo blog e il canale youtube; ogm e bio li ho tirati in ballo solo perché anche quelli come in tutti i campi ci sarebbe molto da sapere, mentre le persone generalmente si schierano per tifoseria. senza voler/poter/saper valutare effettivamente le cose che sostengono.

@Anonimello
a quanto so io il simbolo della spiga barrata è rilasciato dall'associazione italiana celiachia alle aziende che rispettano certi criteri e superano certi controlli sulla produzione di prodotti senza glutine. non so se debbano o meno fare parte di qualche consorzio o pagare quote per la certificazione.
ovvio che ci siano altri prodotti senza il marchio ma comunque senza glutine, facevo solo notare che non sempre puoi fidarti a causa delle contaminazioni (vedi esempio farina di mais che ho fatto prima).

Xochi ha detto...

Puoi accennare qualcosa sul discorso fibre sintetiche?

This.

ijk ha detto...

Quando vedo la scritta "veggie" su prodotti che gia per loro natura sono vegetali, io, che sono quasi vegano, mi sento preso pesantemente per i fondelli. Sui chiarificanti, avere un controllo completo su tutti gli ingredienti della filiera è quasi impossibile quindi, dato essere vegani non è una pratica religiosa o almeno non dovrebbe esserlo, bisogna mettersi il cuore in pace. In una bottiglia di vino, ammesso che sia stata chiarificata con coagulanti animali tipo albume, non c'è un'agnello spremuto dentro e comunque parliamo di percentuali risibili, forse non rilevabili dalle analisi. In altre parole trovo ridicolo preoccuparsi della certificazione veg per un succo d'uva fermentato.