lunedì, giugno 11, 2012

extra





Spesso la società moderna si interroga con voli pindarici sull'origine del razzismo.
questa cosa poi sfocia spesso nella questione dell'essere buoni o cattivi, come se qualcosa potesse essere solo bianco o nero ma solo alcuni pensano che possa essere grigio.
Peccato che sia rosso.
Oltre alla paura del diverso, nelle solite cose di battute sul mercato del lavoro o sull'aspetto della pelle, che rientra sempre nella paura, o altre minchiate alcune cose sono, almeno qui in Italia dove vivo, nascoste in quanto se dobbiamo fingerci buoni non possiamo dirle.

In realtà le popolazioni che vengono da lontano hanno usi e costumi molto diversi, molti anni fa da lombardo quando parlavo con i miei genitori o peggio i nonni se parlavano degli immigrati facevano ciondolare la testa come se non se ne potesse ricavare nella maggior parte dei casi un bel niente.
Io stesso ho fatto in tempo a vedere accamparsi dei meridionali la domenica mezzogiorno fra le aiuole del re calpestandole.
Sicuramente piazzare una seggiola pieghevole e relativo tavolo mentre si scalda la pasta su di un fornello portatile dove passeggiavano i nobili dell'epoca dev'essere assai soddisfacente mentre con tutta la famiglia si parla a voce alta.

Ma questo accadeva più di quarant'anni fa: in questo lasso di tempo gli immigrati, complici anche i loro figli, si sono evoluti.
Figuriamoci ora cosa succede con una popolazione molto più lontana, non solo geograficamente, che giunge qui. Molti dei prati che quarant'anni fa erano presi d'assedio dai pentoloni alti 40 cm pieni di pasta ora sono occupati dagli africani con kebap.

La cosa divertente è che alcuni terroni, parola che nella mia generazione è tutt'altro che un'offensiva di per sé ma cambia a seconda del tono, adesso se la prendono nella stessa maniera dei miei avi contro questi nuovi arrivati che sono molto più diversi di quanto lo erano loro.

La stampa, coloro che vogliono forzare per ragioni proprie la presenza di persone che giungono da molto lontano continuano a dirci che è colpa nostra se non li comprendiamo e o accettiamo.

Tutte balle:
quando due africani frenano in mezzo alla strada con una macchina, il passeggero scende e piscia a lato della vetrina mentre dietro la vettura si forma della coda tu rimani talmente stupito da non poter neanche obiettare.
Quando il negro, aspetta qualcosa di più offensivo, il colorato risale sulla vettura e se ne va come se nulla avesse fatto capisci che sono due mondi molto lontani e l'unica cosa che puoi fare è la foto ricordo del fatto che in mezzo alla sabbia fare così è normale.

Quando troppe persone troppo diverse giungono in un luogo lo trasformano. Ed ad un posto civile, civilta che e' giuta con sforzi, scontri e tanto sangue non piace tornare indietro.
Ora ci attende un ulteriore abbassamento verso l'africa.

Auguri.

2 commenti:

_Jack_ ha detto...

Di massima hai ragione, ma per fare l'avvocato del diavolo, ti devo dire che un italiano all'estero è quanto di più becero si possa incontrare: quando vedi qualcuno che salta una fila, o scavalca un cordone per andare in un posto in cui non si può entrare, oppure fa urla e schiamazzi (aho! e vie qua che fammo la foto sul trono de napoleone!), vai tranquillo che ci sono sempre di mezzo nostri connazionali.

Anonimo ha detto...

Col randello e l'olio di ricino gli faremo cambiare pelle...Potrebbe essere una frase che i nostri avi intorno agli anni '40 avrebbero sicuramente detto, anche se ai giorni nostri può capitare ancora di sentire da qualche signore in camicia verde (cambia il colore ma la musica....)
Sono convinto che orinare su di un muro in pieno centro a Milano o in altra città italiana non sia il massimo del decoro o dell'igene ma tolti questi episodi che col tempo trenderanno a sparire non vedo di cosa noi italiani dovremmo avere paura, sono immigrati uguali a noi in Svizzera, Germania, Belgio, America, Argentina, Australia, ecc..ecc.. Anche noi non eravamo ben visti dai popoli ospitanti e forse non lo siamo ancora oggi dopo generazioni..
Paperolibero