giovedì, maggio 19, 2011

epopea del watt 3/3



In epoca non sospetta un ampli veniva dichiarato cosi':

nad (7Kg di ampli 1985 circa) Minimum power per channel, 20Hz - 20kHz, both channels driven in to 8 ohms with no more than rated distiortion (0.03% thd) 30W/ch


Arriviamo infine all'epoca in cui nasce il consumatore, gli anni 80.
Il consumatore ovviamente vuole un numero sempre più grande a parità di soldi.

A metà-fine anni 80 di fianco ai nomi storici dell'alta fedeltà e a qualche giapponese riuscito a guadagnare i gradi sulla spalla, annaspavano tanti nomi e nel frattempo cominciò una contrazione che portò, sostanzialmente, alla morte dell'Hi-Fi.

I produttori, se volevano ottenere quote di mercato, dovevano dimostrare di avere più roba e con roba s'intende potenza.
Il bastardo consumatore stava nascendo.

Anziché misurare come ormai era consuetudine la potenza in regime continuo, efficace (RMS), Specificando lo spettro e la resistenza usata come carico cominciarono a giocare la partita preferita dal consumatore: tanta roba.

Cosa sia la roba nessun lo sa!

Qualche furbacchione cominciò a misurare gli amplificatori, solitamente stereofonici utilizzando un solo canale. Già solo questo può portare in alcuni casi ad un raddoppio della potenza erogata.

Altri si lanciarono sulla potenza musicale, come abbiamo visto non è standardizzata ed è lasciata ad unica idea più o meno interessante che giace là nella testa di qualcuno.

Riducendo il tempo di misurazione aumenta la potenza soprattutto per quegli ampli un po' debolucci di costituzione.
In alcuni casi, verso la fine degli anni 80 inizio 90, si era già arrivati a misurare la potenza con un impulso di pochi millisecondi, sostanzialmente click o un toc di un vecchio disco in vinile sarebbe durato più tempo. Era l'era dei midi ed il ritorno dei compatti che non si chiamavano piu' cosi per evitare che si capisse che erano, appunto, i vecchi compattoni degli anni 70.
Ovviamente una misurazione così fatta non trova nessun motivo di essere pubblicata se non come presa per i fondelli. Improvvisamente molti amplificatori da 10 W si ritrovarono targati 80 W.
Arriviamo a doppiare il secolo, ultimamente l'alta fedeltà viene snobbata dal grande pubblico il quale oggi ha una necessità impellente: avendo FURBESCAMENTE acquistato un televisore sostanzialmente senza audio deve comprare un qualcosa per riuscire ad ascoltarlo.
E cosa vuole il consumatore? tanta roba!

Le grandi corporation, si noti non più costruttori di hi-fi, giocano alla guerra secondo le regole ormai ben definite dettate dal consumatore: poco costo tanti cosi, come si chiamano? Catt, matt, lapp aspetta; watt.
Cosa siano non e' importante!

Abbiamo già visto su questo blog che esistono impianti Surround Dichiarati 1000 W ma che sono in grado di avere meno di 10 W per cassa. Innanzitutto la misurazione anziché con tutte le casse in funzione viene effettuata con solo un canale funzionante. Non sembra ma dichiarare quel canale sei watt oppure 36 fa la sua differenza. La cosa e' MOLTO favorita da l fatto che il consumatore per ragioni non chiare desidera avere 6 casse anziche' 2. Forse hanno tanto spazio in casa...

Basterebbe questa dichiarazione di potenza, il risultato di un singolo canale in funzione moltiplicato poi come se stessero funzionando tutti senza che l'alimentatore si sieda, perché non solo le presupposte associazioni di persone si adirino, ma dovrebbe intervenire il gran giurì della pubblicità e il tribunale in quanto si sta dichiarando il falso.

Ma sappiamo che 36 W per quel povero ampli sfortunato di bassa qualità non basta per saziare quel mostro del consumatore. Occorre ancora più roba.

Allora misuriamo la potenza musicale di un istante lungo un battito di ciglia con una distorsione che neppure i paninari degli anni 80 avrebbero sopportato nella loro discoteca.

Trasformiamo un rullante in una scorengia tanto e' distorto ma però non possiamo neanche udire poiché troppo breve. Infine colleghiamo resistenze con un'impedenza diversa dai soliti 8ohm. Ecco il miracolo, i 6 W sono divenuti 150 e possiamo vendere il coso, chiamarlo con qualsiasi altro nome è offensivo per altre categorie, per 900 watt. Il consumatore è felice e finalmente compra.

Come vedete non sono le aziende cattive ma i beoti che le vogliono cosi'.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Secondo me non è così semplice come la dipingi tu, anch'io leggevo alla fine degli anni ottanta le riviste tipo "SUONO" o "ALTA FEDELTA'" ma si era arrivati anche lì alla circuizione d'incapace e per farti capire basta solo una parola (non Falqui) "CAVI" si era arrivati ad avere dei cavi per il collegamento di un pre-finale o dei diffusori che costavano come un impianto completo di buona qualità e se non erano quelli giù anatemi e compagnia bella. Non era più, secondo me, la vera qualità dei materiali o della fattura che contava ma il "suono" di quegli oggetti mitizzati fino all'impossibile. E chi non per colpa propria ma per impossibilità economiche non si poteva permettere di comprare manco i cavi d'un impianto HIFI venne col tempo circuito dalle sirenedel marketing di quelle aziende poco serie che cominciarono a offrire la stessa "qualità" a prezzi più umani... Purtroppo l'ascoltatore inesperto ci è cascato con tutte le scarpe, complice anche la nascita dei formati digitali compressi come l'MP3 che furono la morte definitiva di quello che una volta avrebbe potuto essere l'HIFI a grande diffusione...ma lo so che anche la mia analisi sia un pò riduttiva.
Paperolibero

Anonimo ha detto...

Pero', blu-flame, una bella dissertazione sui cavi non ci starebbe male... che ne dici?
Sui forum leggo di gente, con impianti costosi, che sostiene di sentire la differenza tra un cavo e l'altro (e addirittura fra i cavi di alimentazione).
Io ritengo credibile che non sia buona cosa collegare le casse con la piattina rossonera (io uso un cavo da trifasica, connesso a X, e avevo proprio letto su una delle riviste citate da paperolibero che questo cavo suonava meglio di molti cavi blasonati).
Pero' spendere cifre stratosferiche per un cavo da CD ad ampli mi sembra esagerato.
Tu che ne dici?
Ciao
Fred

Anonimo ha detto...

Che poi, vogliamo dirla tutta?
Se uno riesce a percepire differenze tra un cavo di ALIMENTAZIONE ed un'altro, significa sostanzialmente che ha un ampli con un alimentazione che fà veramente schifo. Non posso immaginare che un cavo di 2 metri riesca a raccogliere talmente tante spurie da inficiare il lavoro di un'alimentatore costruito almeno decentemente.
Dove abiti? In una centrale elettrica?
-senza contare che che questi audiofili ben difficilmente collegheranno il loro gioiellino direttamente alla presa di corrente, ma avranno in mezzo un bel UPS filtrato...
Va da sè che il discorso cavi di alimentazione lascia il tempo che trova, cioè quello di chi si diverte a spendere e cambiare cavi.

Gabriele